Roma, 13 lug. (Adnkronos) – Il benessere degli animali ”è scientificamente accertabile e, attenendosi a precisi criteri, può essere garantito e certificato”. E’ il nuovo ‘Regolamento per l’educazione e l’esibizione di animali nei circhi’ a fare riferimento specifico alle condizioni degli esemplari impiegati negli spettacoli. Il Regolamento è stato presentato in occasione della prima ‘Giornata professionale del Circo’, svoltasi a Roma. Dopo circa un anno di approfondimento e confronto, anche con la regolamentazione vigente in Europa, il protocollo siglato dall’Ente Nazionale Circhi è approdato alla stesura definitiva che ha visto l’apporto di una equipe formata da veterinari, etologi, docenti ed esperti del benessere animale, con l’ausilio di competenze giuridiche e del patrimonio si esperienza fornito dagli ammaestratori.
Si tratta del primo strumento del genere ad essere predisposto in Italia: di tutte le specie presenti nei circhi vengono precisate le regole di gestione, alimentazione, trattamento medico, trasporto, ammaestramento. Il Regolamento contempla anche l’introduzione di un ‘patentino’ per tutto il personale che, a vari livelli, entra a contatto con gli animali, oltre a controlli eseguiti da una commissione di esperti.
”Lecito, ovviamente, che qualcuno professi visioni del mondo che prevedono il paradiso terreste in terra, un ritorno allo stato di natura (anche se – va detto – la natura non è benigna nei confronti degli animali) nel quale ogni essere debba vivere libero e senza vincoli di sorta. Ma allora – si legge nel documento – si dovrebbe avere la coerenza di vietare ogni forma di utilizzo e convivenza fra uomo e animale: non solo allevamenti, gare sportive ed esibizioni di animali (ippica e mostre di cani e gatti compresi), impiego di cani da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito, ma anche assoluto divieto a detenere cani e gatti spesso costretti, non certo per scelta, a vivere in angusti appartamenti ai piani alti di palazzi e condomini delle nostre città, e quindi totalmente dipendenti dai loro padroni anche per espletare bisogni elementari connessi alla loro natura”.
Il documento elenca una serie di disposizioni in tema di sicurezza, gestione degli animali, trattamento medico, sistemazioni e trasporto, addestramento (‘Nessuno strumento deve essere utilizzato in modo tale da infliggere dolore, danno fisico o sofferenza all’animale’), interazioni con gli animali e contatto con il pubblico. Capitoli a parte sono dedicati alle varie specie utilizzate per gli spettacoli, con prescrizioni specifiche per i vari tipi di animali.
”Se gli animali presenti oggi nei circhi italiani, non superano le 1.500 unità circa, le statistiche ci assicurano invece che tutti gli altri animali che convivono con l’uomo superano i 40 milioni. Gli animali presenti nei circhi – precisa il Regolamento – non provengono da catture in natura ma sono nati in cattività da più generazioni. Da molti decenni la pratica dell’importazione degli esemplari dai paesi d’origine non viene praticata per ragioni etiche, legislative (la Convenzione di Washington è stata recepita anche in Italia), di anti economicità ed anche perché quasi tutte le specie presenti nei circhi si riproducono in cattività”.
Gli animali nei circhi ”vengono addestrati facendo leva sulle loro tendenze naturali al gioco. Un addestratore degno di tale nome, ovvero un bravo addestratore, mai farebbe uso della prepotenza, delle punizioni e della violenza. Gli errori di pochi – e ciò vale in ogni settore dell’agire sociale – non possono condizionare l’operato dei tanti che lavorano con la massima dedizione per garantire il maggior benessere possibile ai propri animali. Purtroppo non mancano episodi di maltrattamento degli animali in ogni settore, e da questa casistica non sono esclusi nemmeno gli animali da compagnia, ma non per questo si chiede che cani e gatti vengano banditi dalla quotidiana vicinanza con l’uomo”. Nel caso degli animali presenti nei circhi, la valutazione del benessere ”deve essere riferita non a un teorico ambiente naturale, ma a quel determinato tipo di ambiente che l’addomesticamento e la cattività hanno reso loro abituale”.
La ragione per la quale in Italia continuano ad operare oltre cento circhi ”trova sostanzialmente fondamento nell’ampio gradimento del pubblico verso gli animali presentati negli spettacoli e non certamente, come sostiene qualcuno, negli irrisori contributi pubblici che, nel migliore dei casi, consentirebbero ad un circo di grandi dimensioni meno di un mese di sopravvivenza”. Gli spettacoli con animali, sottolinea il documento, ”insegnano il rispetto verso la natura e il profondo legame fra gli esseri viventi; in maniera molto maggiore delle teorie darwiniane, i circhi testimoniano che sono più gli elementi che uniscono uomo e animale di quelli che li separano”.
Specie sempre più minacciate nei loro habitat d’origine ”trovano nei circhi ambienti di salvaguardia e, allo stesso tempo, di familiarità con l’uomo: per quanti bambini i circhi continuano ad essere l’unica possibilità di vedere da vicino gli animali esotici e non? Per la stragrande maggioranza, ed è anche per questo motivo – si legge nel Regolamento – che il circo continua ad essere lo spettacolo dal vivo per eccellenza, enormemente radicato a livello popolare”.
Il futuro degli animali nei circhi non è quindi quello di ”un ritorno impossibile, per quanto poetico possa apparire, a un mondo selvaggio che non hanno mai conosciuto e in cui non potrebbero mai sopravvivere. Per garantire il rispetto nei confronti degli animali non servono divieti, ma regole. E su questa strada anche il circo vuole camminare facendo tesoro di un bagaglio di conoscenza ed esperienza accumulato di generazione in generazione”.
Dalla Lega Antivivisezione arrivano però critiche al nuovo Regolamento definito un “goffo e illusorio tentativo di sviare i controlli sulle normative e di nobilitare la figura del domatore del circo, che cambia nome ma non sostanza a mansioni: un’operazione di ‘maquillage lessicale’ che non può illudere né ingannare il pubblico definendo ‘educazione’ l’addestramento coercitivo degli animali usati per gli spettacoli”.
“Ci sembra davvero una missione impossibile convincere le famiglie italiane a considerare ‘educazione’ le piroette e la prigionia che elefanti, tigri o cavalli sono ancora costretti a fare e a subire sul palcoscenico dei circhi”, commenta Nadia Masutti, responsabile Lav settore Circhi, zoo e esotici, sul sito della Lav.
Di tutt’altro avviso Flavio Togni, tra gli artisti circensi più conosciuti e premiati al mondo, per il quale ”il nuovo Regolamento è un documento rivoluzionario”. ”Si tratta di un documento importantissimo – ha spiegato -: così come chi vuole guidare un’auto deve possedere una patente, allo stesso modo la proposta punta ad istituire anche in Italia una certificazione, come del resto già avviene attualmente in Francia”.