Una cosa divertente che farò di nuovo

Avatar Martina Pollini

Incompresi di tutto il mondo, unitevi!

Questa è una storia di riscatto e umiltà, di musica e divertimento.

Inizia con un custode, un uomo delle pulizie con tanto di grembiule e scopa in mano, vessato dal pianista che resterà sul palco per tutto lo spettacolo e dal quale cercherà una complicità non corrisposta.

Il coinvolgimento è immediato: sin dall’inizio il pubblico è chiamato in causa con il classico gioco della pallina invisibile nel sacchetto di carta (l’avete mai fatto? Non provateci se non volete restarci male: è difficilissimo).

È con l’entrata in scena dell’intollerante capo – clown che inizia la metamorfosi del nostro inserviente: sulle note del ben più tragico Leoncavallo che fa intonare al suo protagonista “Ridi pagliaccio”, inizia l’audizione per il ruolo di Clown.

Ma il nostro personaggio non ha fortuna, anzi, è un incompreso: lo sottolinea ad ogni fallimento il suo aguzzino con un italianissimo “Mamma mia”. Anche se di fronte alla sua danza dei veli non si può che ammettere la sua bravura, e mentre un ectoplasma blu volteggiando lo incorona noi del pubblico sgraniamo gli occhi di fronte alla sua maestria.

Il nostro pagliaccio in prova vorrebbe ormai ritirarsi ma qualcuno non è d’accordo: è la Scena, rappresentata dalle Luci che lui non vuole su di sé – pensando forse di non meritarle? – ma che insistono e lo scaraventano di nuovo sul palcoscenico.

Larible è un musicista di formazione: lo scopriamo nello spettacolo che ci offre, uno strumento dopo l’altro – tromba, fisarmonica, flauto trasverso, armonica a bocca; linguaggio dei segni! Tanto quanto viene disprezzato in scena, tanto noi del pubblico ci troviamo ad adorare il suo talento.

Che incredibili espressioni indossa quest’uomo! Si ha la netta impressione che possa farci leggere qualsiasi cosa voglia trasmetterci, ed è questa forse una delle magie che più apprezzo questa sera.

Il pubblico è ormai nelle sue mani. Raccoglie spettatori dalla platea, e il timore e la voglia di venire pizzacati è grande. Sceglie tuttavia una bella, giovane moretta; se ne innamora – ed è tutti noi.

(“È estasiato”, dice bene una spettatrice dietro di me.)

I ruoli si ribaltano: l’inserviente si è tramutato in tormentatore e le sue vittime siamo noi. Nondimeno la one-man-band che ci regala è esilarante e ci fa desiderare che ad ogni nota ne segua un’altra, ed un’altra ancora.

Finalmente il talco invade la scena: ed è subito Circo!

Ma subito ritornano gli sfortunati Pagliacci di Leoncavallo a sentenziare: La Commedia è finita.

In un anticlimax magistrale, Larible da elegante clown di successo torna a vestire l’abito da lavorante e ci chiediamo se non sia stato tutto un sogno. Mentre si strucca canta – per sé ma soprattutto per noi: Smile. E ci ricorda che c’è ancora un altro gioco da giocare, e che la vita è bella così.

La commedia è finita ma Larible ci regala altri momenti di grande emozione: una voce a cui non ho ancora fatto in tempo ad abituarmi mi ringrazia per essere lì, quella sera, insieme a lui; per avergli donato il mio tempo. Questa voce nuova e suadente mi dice che il tempo non ce lo restituisce nessuno: è la risorsa più grande che abbiamo a disposizione, spesso senza neanche rendercene conto.

E anche se i nostri sorrisi non si vedono, lui ha imparato a leggere i nostri occhi: e lo sa, che stiamo ridendo. Tanto.

Il mio consiglio? Andate a vederlo, andate in massa portando figli e nonni e nipoti. Andate e quando riderete, perché lo farete di certo, fatevelo leggere negli occhi da questo Pagliaccio che se potesse vi abbraccerebbe tutti, uno per uno.

Io l’ho fatto e certamente lo rifarò.

Foto Raffaele Bellacicco