Il Circo Sterza è il più piccolo del mondo.
In pista solo Liliano Sterza, elegante, i lunghi capelli d’argento raccolti in una coda, il sorriso irresistibile, e il figlio Neil, con gli occhi scuri ed espressivi. Il terzo componente della compagnia, Patrizia Caroli, cognome celebre per chi si diletta di storia del circo, moglie di Liliano e madre di Neil, sta dietro le quinte, ed è la custode segreta del piccolo circo.
Gli Sterza girano la provincia di Brescia da generazioni, fin dagli anni venti del Novecento, e hanno un rapporto unico con il loro pubblico: stretto, quasi personale, impensabile per i grandi circhi.
Entrando nel loro chapiteau, gremito di bambini vocianti, si respira un’atmosfera d’altri tempi; non è quella pesante del circo appassito e in declino, bensì quella antica dell’arte popolare, che ha qualcosa di sublime e intramontabile.
Lo spettacolo si è aperto con un teatro dei burattini. Ho assistito alle traversie di Gioppino, personaggio della tradizione bergamasca, la cui lingua inventata è un misto d’italiano e dialetto, di per sé divertente, astrusa ma comprensibile a tutti. Si tratta di vera arte popolare, fatta da chi è permeato di cultura arcaica locale, non di una trovata pseudo-intellettuale concepita da chi il popolo non lo conoscerà mai. È un’arte rara e sincera, fatta di vicinanza al pubblico, che affonda le sue radici in un passato lontanissimo.
Dopo un breve intervallo è iniziata la parte più propriamente circense. Non c’è ovviamente la grande tecnica dei circhi internazionali, ma c’è da divertirsi, e molto.
I tempi sono perfetti, e anche numeri semplici diventano magicamente di grande effetto. Ho sentito il famoso “effetto wow” quando Neil ha preso a far roteare le clave infuocate; io stesso mi sono entusiasmato, contagiato del resto del pubblico emozionato e trepidante.
Liliano e Neil fanno numeri facili, ma ben fatti.
La loro clownerie mi ha fatto ridere. Cosa serve di più? Non è mai imbarazzante, come a volte capita in altri circhi italiani, e ha una sua poesia, che trascina la mente in luoghi confortevoli. È una poesia che sa far rieccheggiare il passato, con quel suono struggente di tromba, ma che ha lo sguardo aperto al futuro.
Il circo Sterza è il più piccolo al mondo, ma ha in sé qualcosa di profondo: il fascino ancestrale del vero circo popolare.
Non è una città viaggiante, come i grandi circhi; è un cuore viaggiante, vivo e appassionato, che può essere apprezzato totalmente solo dai bambini, la cui mente è libera come un aliante, e dai veri appassionati, che sanno distinguere le gemme luminose dalle patacche.