Circo, teatro e numeri da brivido tutto con Alegrìa

Avatar David Colletta
TORINO – Sotto una cupola ornata di colonne e balaustre stilizzate la grande festa barocca sta per avere inizio. Il Palaolimpico di Torino è pronto ad accogliere il Cirque du Soleil con Alegrìa (da domani al 16 dicembre; orari: domani e venerdì alle 20, sabato alle 16 e alle 20, domenica alle 13 e alle 17). Nato nel 1994, decima produzione del Cirque, Alegrìa nel 2009 è stato riconvertito per poter girare palazzetti e arene coperte. Cinquantacinque artisti provenienti da 17 paesi metteranno in scena un universo popolato di menestrelli, buffoni, bambini, vecchi aristocratici e clown. Vecchiaia e giovinezza, potere ed energia vitale si affrontano. Ne scaturisce un grido di gioia, Alegrìa appunto, che celebra la vittoria dello spirito umano sulle difficoltà. Nello show si fondono circo e teatro, mentre numeri da brivido scandiscono i ritmi della storia. 

 

Alegrìa, uno degli spettacoli più riusciti del Cirque du Soleil, porta sul palco molti degli ingredienti che hanno reso celebre la compagnia fondata nel 1984 a Montréal. Niente animali, ma il meglio delle arti circensi da tutto il mondo. Un circo globale, creato con pochi mezzi e un po’ di fortuna da un artista di strada, Guy Lalibertè, e diventato negli anni il più grande circo del pianeta, con 22 spettacoli attivi contemporaneamente e più di 5000 dipendenti, di cui 1300 artisti di 50 nazionalità diverse. Il cuore di questa multinazionale del circo è tutt’ora a Montréal, nella regione francofona canadese del Québec. 

 

Nel quartier generale del Cirque du Soleil lavorano circa 2000 persone, di cui 400 artigiani. Qui tutto quello che serve agli spettacoli è fatto «in casa». Il motivo è presto detto: poter mantenere un rigido controllo sulla produzione e sulla logistica e, allo stesso tempo, non dipendere da fornitori esterni. I costumi (più di 400 solo quelli usati per Alegrìa) vengono disegnati e cuciti su misura per ogni artista. Persino la tintura o la stampa dei tessuti è realizzata internamente, per poter garantire la riproducibilità nel tempo. Non meno importanti scarpe, parrucche e cappelli, costruiti partendo da un calco della testa o dei piedi dell’artista. «Le scarpe – spiega l’artigiano durante la nostra visita – si dividono in due categorie. Le scarpe da ginnastica modificate, adatte ai numeri dove è richiesta grande presa, e quelle costruite da zero come quelle over size dei clown, dove però la differenza tra misure della calzatura e lunghezza effettiva del piede deve essere mantenuta a livelli accettabili per camminare». Le parrucche sono quasi opere d’arte (per alcune servono anche 150 ore di lavoro), dove ogni capello è cucito a mano. 

 

Diverse make up artist concepiscono i trucchi e insegnano ai circensi come riprodurli in autonomia a partire da una fotografia. Nella sede del Cirque du soleil approdano performer da tutto il mondo per periodi variabili di formazione: 3 mesi appena arrivati, 1 mese per imparare un singolo numero, 6-9 mesi per preparare uno spettacolo (processo che in totale richiede dai 2 ai 4 anni). Il Cirque mette a loro disposizione uno dei 100 alloggi disponibili all’interno della struttura e un team che provvede ad ogni esigenza, dalle traduzioni alle visite mediche, agli spostamenti. A disposizione una palestra aperta anche agli altri dipendenti, nutrizionisti, fisioterapisti, massaggiatori e psicologi. Anche registi, sceneggiatori e creativi hanno uno spazio: una grande biblioteca-cinemateca dove fare ricerche mirate.