Accademia d’Arte Circense di Verona. Il presagio dello spettacolo più grande del mondo

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VERONA – Gonnellina di piume blu come una soubrette del varietà di altri tempi, Zarah danza sul filo, sorridente e felliniana, al ritmo di una musichetta d’antan. Salta il cerchio e la corda, non disdegna la spaccata. Nel suo numero c’è garbo, grazia ed ironia. Poi torna in pista addobbata all’orientale. I piedi sono il suo segreto. Stavolta, stesa sulla schiena, fa volare rulli, tappeti e palloni. Filferrista e antipodista, Zahra Sebbar è una dei cinque diplomati di quest’anno all’Accademia d’Arte Circense di Verona, che lo scorso otto giugno, in una deliziosa giornata di festa, ha tenuto il suo saggio annuale.

       

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalle mani di Egidio Palmiri, che sta veleggiando con leggerezza verso il suo primo secolo di vita, e che trent’anni fa ebbe la geniale intuizione di fondare l’Accademia, un gioiello che tutto il mondo invidia all’Italia, hanno ricevuto i diplomi, insieme a Zahra, Isabel Casartelli, Marco Ghezzi, Sean Lima ed Erik Triulzi. Sinuosa ed elegante, la Casartelli – un cognome che dice già tutto – si è fatta apprezzare per uno splendido numero solista alle cinghie, un cocktail di forza e agilità, condito da una lunga sequenza di strappate superbe, e per un quadro di acrobatica e icariani insieme ad altri quattro allievi. Marco Ghezzi invece, che pure ha partecipato a un numero collettivo (scala, antipodismo, giocoleria), è un profeta, modernissimo e spericolato, del diablo, al quale tenta di dare le traiettorie più ardite e complicate. Strade difficili che cerca anche Erik Triulzi, che innalza e si innalza, senza apparente difficoltà e non senza humour, su un castello di una dozzina di sedie pericolosamente in bilico. Sceglie la tradizione Sean Lima, che prima appare in un quadro collettivo di acrobatica, ma poi fa capire che il suo vero mestiere è il giocoliere. Veloce, simpatico, sicuro, chiude con sei clave.

              

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il livello qualitativo dei numeri è elevato, specialmente se si considera che stiamo parlando ancora di “studenti”. Ma parecchi di loro (trenta sono quelli a convitto, in età compresa fra gli 8 e i 18 anni), appaiono già quasi pronti per i grandi palcoscenici. Del resto non è un caso se l’Accademia (sette qualificati istruttori), diretta da quell’acrobata di vaglia che risponde al nome di Andrea Togni, è da tempo un punto di riferimento importante per il mondo del circo, e figura in vetta alla lista delle scuole circensi di tutto il mondo per i riconoscimenti ottenuti. 

Senza contare che il cento per cento dei ragazzi diplomati (sono passati mille e duecento allievi in trent’anni), ha trovato subito lavoro in importanti circhi, teatri e varieta di ogni Paese.

Andrea Togni ha trasformato il saggio in uno spettacolo vero e proprio aperto da un balletto ispirato al film su Phineas Taylor Barnum, con ventuno numeri che si susseguono piacevoli e veloci, in un’alternanza sapiente tra esibizioni soliste e quadri collettivi. Sorprendono, per piacevolezza, le contorsioni di Talya Micheletti, chiusa in una gabbia di funi elastiche, numero d’effetto, intenso e affascinante, e di Lorenzo Bernardi, sorridente e raffinato, un po’ clown e un po’ arlecchino, che finisce raggomitolandosi dentro una scatola.

I quadri collettivi vedono in pista Denise Castellucci, Sara Curci, Siria Luongo, Lilù Girardi e Benedetta Munno al trapezio e ai cerchi; Marco Ghezzi, Michelle Casartelli, Guido Curattola e Ryan Martini alla scala, antipodismo e giocoleria; Alessia Ngjelo, Denise Vinco e Siria Luongo alle contorsioni; Sara Lima, Sean Lima, Lilien Casartelli, Isabel Casartelli e Leonardo Togni all’acrobatica e ai giochi icariani; Lilù Girardi, Benedetta Munno, Denis Vinco e Denise Castellucci ai tessuti; Cindy Martini, Asia Curci, Luna Valkiv, Denise Castellucci, Alice Casaglia e Dakota Filhol alle verticali; Melanie Vinco, Sara Curci, Shannon Micheletti e Maddalena La Fortezza al filo; Cindy Martini, Luna Valkiv, Devis Zoppis, Sara Lima e Asia Curci alle cinghie. Tutti numeri godibilissimi che mettono in mostra le qualità dei ragazzi e il livello di preparazione raggiunto. Il pubblico è caloroso ed entusiasta, è anche una festa di fine anno, applausi ed ovazioni.

La serata, presentata dallo stesso Andrea Togni, è impreziosita dalla presenza di ospiti illustri, come Flavio Togni con il figlio Bruno, i “vecchi” artisti Luciano Bello, Giancarlo “Cirillino” Cavedo, Albertino Sforzi, Gilberto Zavatta, il presidente dell’Ente Nazionale Circhi Antonio Buccioni, il presidente dell’European Circus Association Urs Pilz, direttore artistico del Festival di Montecarlo, il presidente del Cadec Francesco Mocellin, il presidente del Cedac Antonio Giarola, lo storico del circo Alessandro Serena che ha illustrato la nuova veste della rivista Circo che da cinquant’anni racconta storie e avventure di artisti e chapiteaux.

C’è stato anche il tempo per salutare alcuni docenti dell’Accademia che concludono il loro mandato, come l’istruttore di giocoleria Nicolai Babacaev e quelli di acrobatica Hristo Matev Slavo e di contorsionismo, filo e discipline aeree Liliana Slavova, come di applaudire l’esibizione di alcuni ex allievi, come Sara Togni, diplomata l’anno scorso, ipnotica e danzante alla ruota di Cyr, e delle tre deliziose sorelline Bello, Celine, Loren e Joline, in un’intrigante numero di verticali, che non ha fatto neanche in tempo ad uscire dall’Accademia che è stato “rubato” dall’occhio lungo di un mago della pista come Bernhard Paul che le ha volute subito in scena in Germania, al suo meraviglioso Roncalli, dove si stanno esibendo attualmente con crescente successo. 

Nell’insieme, una serata da incorniciare. Alla faccia di chi sostiene che il circo è morto e sepolto. Qui sotto lo chapiteau dell’Accademia è vivissimo e giovanissimo. Un ottimo presagio.

 

Articolo di Roberto Bianchin
Foto di Flavio Michi