L’odore di segatura, così caratteristico e indelebile nella memoria degli appassionati di circo, accoglie per primo gli spettatori che entrano nello chapiteau del circo Rolando Orfei, proprietà della storica famiglia Coda Prin.
Lo spettacolo che offre è di livello discreto in prospettiva europea, sicuramente di livello molto buono per la media italiana, onesto, con uno stile tradizionale.
Quest’ultimo non è né un pregio né un difetto, bensì una caratteristica. Si tratta del classico circo con numerosi animali esotici, un vero e proprio zoo viaggiante, che propone uno spettacolo fedele alla tradizione, inserendo al più qualche innovazione tecnologica come la donna laser, certamente spettacolare e d’impatto sul grande pubblico.
Come sempre nelle mie recensioni, non starò a fare un elenco dettagliato di ogni singolo numero. Parlerò solo di quello che mi ha colpito davvero, che mi ha emozionato, quei numeri per i quali è valsa la pena vedere lo spettacolo.
Il numero d’apertura, la cavalleria in libertà di Athos Adami, è stato un buon inizio per rompere il ghiaccio: godibile e tecnicamente ben fatto. Subito dopo mi ha piacevolmente colpito la performance di Dylan e Rassel Coda Prin, di 14 e 12 anni, soprattutto per la finezza della presentazione, poetica e inaspettata per artisti così giovani. Ho trovato più espressività, tecnica e poesia in questi due ragazzi che in alcuni professionisti affermati.
Un’altra menzione va riservata alla gabbia di Sonny Caroli, che ha proposto un numero molto ben fatto con tre leoni maschi, rilassante e a tratti inaspettato. Mi ha trasmesso delle ottime sensazioni, un’idea di grande sicurezza, sottolineata dall’aver voltato ripetutamente le spalle alle belve con grande disinvoltura. Pochi animali, ma un’esibizione piacevole, ed è la cosa che davvero conta.
Prima di parlare dei numeri che più mi sono piaciuti una nota critica, ma bonaria e rispettosa. Sappiamo quanto sia difficile la parte de “l’augusto di serata”, ovvero del clown che riempie i tempi morti mentre si montano e smontano gli attrezzi in pedana; come spesso capita in Italia, è uno dei punti deboli dello show.
Ma arriviamo ai pezzi forti. Per prima cosa vorrei ricordare le scale libere di Derek Coda Prin, numero assolutamente spettacolare, estremo per difficoltà, che ha regalato al pubblico attimi davvero trepidanti.
Ottimo, di livello internazionale, anche il numero ai rulli oscillanti di Terence Giannuzzi, di quelli che tengono lo spettatore con gli occhi inchiodati, che lo fanno sospirare di sollievo a numero riuscito.
Altrettanto straordinaria l’esibizione della contorsionista Sandy Giannuzzi, il cui numero, a mio avviso, vale da solo il prezzo del biglietto. Nel numero di Sandy colpisce soprattutto l’armonia tra bellezza sensuale e grande abilità: un corpo che si muove con impavida intelligenza, osando arrivare ai limiti estremi delle sue possibilità.
Con dei numeri così, nella grande staffetta del circo, se immaginassimo una gara, almeno in Italia si rischia di vincere.
Armando Talas