Circo Busnelli: la qualità di un cast di giovani artisti

Avatar Filippo Allegri

Il Circo Busnelli è sempre sinonimo di qualità, uno di quei piccoli complessi a conduzione familiare dove si ha la certezza di uscire soddisfatti.

In controtendenza con la diffusa usanza di utilizzare denominazioni blasonate appartenenti a celebri dinastie (forse con l’intento di attirare un pubblico più numeroso, ma in ogni caso un espediente che spesso si rivela un boomerang), si è scelto di agire con il proprio nome di famiglia: è il circo “Busnelli” e presenta in pista membri della famiglia Busnelli.

Una scelta davvero encomiabile, che rappresenta una valorizzazione del proprio marchio, oltre ad avere l’indubbio vantaggio di rimanere bene impressi nella mente. Anche questo è marketing.

Il direttore artistico del complesso è il giovane David Busnelli, oggi poco più che trentenne, figlio di Arcangelo e di Guendalina Niemen. Lo ricordiamo quando anni fa, poco più che ragazzo, volteggiava già a testa in giù sul trapezio washington, quando i Niemen lavoravano ancora tutti riuniti sotto lo stesso chapiteau, quello di famiglia.

Poi, qualche anno fa, l’idea di aprire un circo distinto, con il proprio nome, scelta azzeccata e premiata da pubblico e critica. Infatti, durante l’edizione 2020 dell’International Circus Festival of Italy di Latina, il circo Busnelli è stato insignito del premio “Leonida Casartelli” come miglior spettacolo della stagione 2019-2020.

David Busnelli è personaggio poliedrico, potremmo dire “multitasking”: è direttore del circo, direttore di pista, cura personalmente gli allestimenti degli attrezzi (anche materialmente), regista dello spettacolo e, soprattutto, artista di livello.

Lo spettacolo che abbiamo seguito qualche settimana fa nei pressi di Ravenna si apriva con un buon numero di filo teso (il cosiddetto filo basso) di Angel Busnelli, accompagnato in pista da quattro danzatrici in una coreografia di ispirazione spagnola. Grande padronanza dell’attrezzo, Angel alterna le “passeggiate” sul filo con passaggi nei cerchi, salto della corda e termina con il salto del doppio ostacolo.

Le riprese comiche sono come sempre affidate al grande mestiere di Arcangelo “Banana” Busnelli, uno degli ultimi clown storici del circo italiano, che si fa volentieri da parte per lasciare spazio al suo giovanissimo nipotino, il clown Fragola, in un ideale passaggio di consegne di generazione in generazione. Il ragazzino è spigliato e volenteroso; se la cava sia con la giocoleria che con il monociclo. Magari tra qualche anno la frequentazione di qualche masterclass di clown/mimi di spicco potrebbe aiutare a consolidare un percorso che sembra già ben delineato.

Sulle note di “Smile”, Elizabeth Busnelli, in costume da ballerina classica, presenta il suo collaudato ed elegante numero al trapezino, prima con passaggi molto raffinati ad attrezzo fermo e poi con il trapezio oscillante, con volteggi, prese alle gambe e gran finale sostenuta solo con i talloni. Il cavetto di sicurezza, indispensabile per l’incolumità dell’artista, non toglie assolutamente nulla alla spettacolarità della performance.

E’ poi la volta di Teresa Stojcic che presenta un numero molto dinamico di hula hoop, che tuttavia, pur essendo apprezzabile, non si discosta molto dalle esibizioni classiche. Gli hula hoop sono sempre un po’ rischiosi: o si trova il guizzo, qualcosa di davvero speciale che renda il numero “unico” o si rischia di cadere nella routine e di presentare un numero simile a tanti altri. Piuttosto, sarebbe interessante rivedere Teresa con il trapezio a due, in coppia con la sorella Stefany, giacchè era loro materia di studio all’Accademia d’Arte Circense di Verona.

In chiusura della prima parte, ritorna in pista Elizabeth Busnelli con un bellissimo numero di verticali: costume elegante, sale con disinvoltura le scale con le mani per arrivare sulla piattaforma a due canne dove crea figure che coniugano verticalismo e contorsionismo, spesso su un solo braccio. Il finale è di grande effetto: Elizabeth resta in verticale mentre l’attrezzo, dotato di braccio telescopico, la sospinge verso la sommità dello chapiteau, fino a rimanere sospesa a diversi metri d’altezza. Alla difficoltà dell’equilibrio in verticale si aggiunge l’equilibrio sull’attrezzo non più fisso, oltre alla grande altezza. Davvero spettacolare.

Un quarto d’ora di intervallo serve per attrezzare la pista per il numero successivo, mentre il pubblico può andare ad ammirare da vicino gli esemplari dello zoo.

Seguiamo il circo Busnelli da diversi anni e dobbiamo dire che accanto ai numeri di famiglia, già di ottimo livello, la direzione artistica ad ogni stagione ha sempre accostato attrazioni di grande rilevanza . Alcuni anni fa, ad esempio, facevano parte del cast Redy e Soara Cristiani con le loro tigri, in un’altra stagione Yuri e Veronica Caveagna con lo spericolato rola-rola e il numero mozzafiato con le balestre. Lo scorso anno era stata la volta di due autentiche star: Erik Niemen, già vincitore di importanti riconoscimenti internazionali con il suo numero di filo basso e Sharin Monni con il suo splendido contorsionismo nella sfera aerea.

Fedele al suo appuntamento con le guest stars, quest’anno il circo Busnelli presenta Eros Vinciguerra, probabilmente il più giovane domatore di tigri italiano dei giorni nostri. Figlio d’arte (suo padre è l’addestratore di felini Umberto Vinciguerra), dall’alto dei suoi ventidue anni, Eros entra in gabbia con cinque stupendi esemplari di tigre, di cui ben quattro bianche: qualcosa di più unico che raro. Concentratissimo, piglio sicuro, impartisce gli ordini ai felini chiamandoli per nome e con l’ausilio di due sole bacchette, quasi un direttore d’orchestra: il frac rosso dà quel tocco di eleganza in più che manda definitivamente in soffitta l’ormai antica immagine del domatore gladiatore. Un giovane dal sicuro roseo avvenire.

Se le leonesse avessero la criniera, avrebbero le sembianze di Stefany Stojcic: bellissima, lunga chioma bionda, incanta con la sua attrazione alle cinghie aeree. Fino a pochi anni fa questa specialità veniva presentata in maggioranza da uomini, proprio perché richiede soprattutto forza. Ultimamente sempre più donne si cimentano in questa disciplina: Stefany è una di queste e dosa sapientemente forza, femminilità e sensualità. Basta solo pensare che esegue l’intero numero in tacchi a spillo.

Il direttore David Busnelli riserva il finale per se. Trapezista di lunga esperienza, presenta il suo celeberrimo trapezio washington ed è oggi uno dei pochissimi in Italia a cimentarsi in questa specialità che coniuga la precisione del verticalismo con la spettacolarità dei numeri aerei. Costume molto scenografico, con lunghe frange che accentuano il movimento in volo, inizia la performance con verticali ad attrezzo fermo, mentre viene sollevato fin sotto lo chapiteau, per poi passare alle figure con il trapezio oscillante fino all’entusiasmante finale in tourbillon. Una gran chiusura che lascia il segno.

Uno show ben confezionato, senza tempi morti, una buona miscela di attrazioni, grande cura per i costumi, azzeccata la scelta delle musiche, efficaci gli effetti luce che valorizzano le esibizioni. Lo spettacolo conta su una compagine di ottime individualità, offrendo, come è ormai abitudine consolidata tra i circhi contemporanei, una successione di numeri in “singolo”. Sembrano definitivamente tramontati i tempi delle troupe, ma è già molto difficile trovare un duo o un trio.
A fine spettacolo tutti gli artisti ritornano in pista per il meritato ultimo applauso.

Avremmo voluto arricchire la recensione con le foto dello spettacolo che avevamo realizzato durante la serata, ma il direttore David Busnelli ci ha posto l’espresso divieto di pubblicare immagini degli artisti; pur non condividendo questa presa di posizione, ci sentiamo, come è nostra abitudine, di rispettare comunque l’opinione altrui e pertanto aderiamo alle direttive, pubblicando solo foto degli esterni.

Come si diceva all’inizio, il circo Busnelli è sempre una garanzia di qualità. Un peccato la scelta di non presentare più la sfilata dell’esotico, pur avendo a disposizione gli animali, che restano comunque visibili allo zoo.

Probabilmente con l’aggiunta di un paio di numeri di troupe e dei volanti, il Busnelli potrebbe fare il salto di qualità e ambire alle piazze più importanti.

Filippo Allegri