Da poco sono stati annunciati i vincitori dell’International Salieri Circus Award e già possiamo dire che qualcosa di molto importante è accaduto nel mondo del circo italiano. Una vibrazione inedita, sconcertante, si è propagata da Legnago, una cittadina della provincia di Verona, riecheggiando nel mondo. Non credo di esagerare: riempirei la pagina solo per elencare le personalità di caratura mondiale presenti nella Giuria Tecnica, che potete sbirciare al seguente link www.saliericircus.it/giuria.html
Ma cosa è stato il Salieri? Questo può non essere chiaro a chi non abbia avuto la fortuna di vederlo, e perciò va raccontato. In termini generali è stato un ardito esperimento, anzi di più: una sfida con elementi titanici.
Il guanto l’ha lanciato Antonio Giarola, il Direttore Artistico, pioniere del Circo d’Arte fin dagli anni Ottanta del Novecento, acclamato più all’estero che in Italia.
Proprio su questa definizione Antonio ha voluto insistere: Circo d’Arte. Ma cosa significa? Potremmo parafrasare così: il Circo inteso come grande forma d’Arte, non inferiore a nessun’altra, autonoma e peculiare. Questo implica un forte presa di responsabilità, il desiderio di creare qualcosa che non sia solo piacevole intrattenimento, bensì puntare alla bellezza universale, all’assoluto, all’eterno.
Questa poetica è stata declinata nell’International Salieri Circus Award costruendo una mirabile fusione tra musica classica e circo, in una potente sinergia tra suono e immagine, dove i corpi in movimento degli artisti sembravano, in alcuni momenti, quasi proiettati in un altro mondo, fuori dal tempo e dallo spazio.
La descrizione accurata di ogni singolo numero potrebbe riempire le pagine di un libro. Immaginate un teatro dal sapore antico, un sipario, un Principe in abito settecentesco e parrucca ad annunciare gli artisti, pronto a ritirarsi al trillo d’un campanellino, segnale che tutto è pronto. Poi il sipario si apre su una costellazione di stelle in movimento, nel buio, o su un altro sfondo immaginario, e il numero ha inizio. È circo o teatro? Mi sembra di sentire le obiezioni. È circo portato in teatro! E con tutte le difficoltà del caso, come il palco leggermente inclinato che rende problematici alcuni numeri. È circo dove l’artista cerca di fondere i suoi gesti con la complessità della musica antica, dove il gesto tecnico si arricchisce di suggestioni, dove l’artista diventa più di sé stesso. Prendiamo il numero di Sarah Togni con la ruota Cyr, solo per fare un esempio. Sullo sfondo appare proiettato un albero tridimensionale, verdeggiante, che sembra vero e vivo, scosso dal vento. Sarah esegue il suo numero sulla musica del Concerto per viola d’amore in la minore di Vivaldi e non è più solo il suo numero: diventa la danza di una ninfa terrestre, legata alla terra, roteante su di essa. E così è stato per Antony Cesar, il vincitore, e per tutti gli altri partecipanti, che con le loro esibizioni hanno contribuito a creare un mosaico inedito, i vividi tasselli di una storia antichissima e nuova, una storia che possiamo chiamare Circo d’Arte.
Armando Talas