Recensione di “ILLUSIONISMI. Settemila anni di teatro, scienza e religione”

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Raffaele De Ritis, Stampa Alternativa

L’autore di questo libro non ha bisogno di presentazioni. Per i profani, si tratta del più importante storico del circo italiano, riconosciuto a livello internazionale, un uomo che con il suo incessante lavoro di ricerca ha portato enormi contributi alla conoscenza delle arti circensi. Ma Raffaele De Ritis è anche tra i massimi esperti mondiali d’illusionismo, e in questo libro affronta con grande profondità l’evoluzione storica di quest’arte misteriosa, dalle società primitive fino ai giorni nostri.

Si tratta di un lavoro costruito in oltre dieci anni, basato non solo su fonti scritte, ma anche sulle testimonianze di numerosi artisti, raccolte in ogni parte del mondo e rigorosamente verificate.

Leggendo, si intraprende un viaggio meraviglioso, fatto di sentieri inaspettati e svolte repentine; la meta è la conoscenza storica di alcuni aspetti fondamentali delle società umane, dove l’atto magico ha avuto le funzioni più diverse, non ultima l’affermazione del potere politico o religioso.

Nel mondo moderno la magia non è più legata al sacro, e l’illusionismo è codificato come un’innocua forma teatrale, ma non è sempre stato così. Oggi vediamo in teatro i frutti di un’arte che ha radici profondissime, millenarie e intricate, e che ha vissuto tutti gli stravolgimenti della storia umana.

Uno degli aspetti più interessanti del testo è che non tratta solo del mondo occidentale, ma allarga lo sguardo all’Oriente, alle sue antichissime civiltà, regalando una visione straordinariamente ampia.

Tuttavia, il lettore non deve farsi l’idea che sia una passeggiata, bensì un percorso ardito che porta lontano, a tratti faticoso, che arricchisce lentamente la mente, passo dopo passo, aprendola a concetti inediti. Non è intrattenimento frivolo, ma saggistica articolata e rigorosa, basata su documenti.

Troviamo scritto nell’introduzione: “La magia crea sia ordine che confusione. Con donne tagliate in due o conigli vivi generati dal cappello, oscilla tra l’orrore della morte e la gioia della nascita; tra il dramma e la commedia; tra il caos primordiale che prelude alla nostra esistenza e l’ordine ricostituito che ci rassicura di essere vivi.

Credo che la stessa cosa possa dirsi di questo libro. Crea ordine con il suo rigore storico e confusione perché infrange alcuni stereotipi; affolla la mente con le caotiche vicende umane, ma ricostruisce un’immagine complessa e unitaria della storia dell’illusionismo.

Consigliato solo ai veri viaggiatori della cultura, disposti alle asperità del viaggio, ai suoi imprevisti, alle sue scoperte.

Armando Talas