Zurigo, sabato sera, con l'aria che profuma di neve. Ancora un viaggio fuori dall'Italia alla ricerca del grande circo nelle sue forme più innovative, un'altra esplorazione oltre i confini dell'ordinario.
Lo chapiteau del Circus Monti non ha le dimissioni di quello dello Knie, oppure dell'Arlette Gruss: è più piccolo e raccolto, accogliente, ma comunque senza antenne che ostacolino la visione; permette allo spettatore di osservare lo spettacolo a distanza ravvicinata, lo accoglie gentilmente.
Al Circus Monti si fa grande circo d'arte, con un'ineccepibile regia, musica suonata esclusivamente dal vivo, numeri di valore tecnico internazionale.
Qui brilla la bellezza del nuovo circo, ma con indiscutibile qualità, tecnica cristallina, senza il peso di drammaturgie gravose o di velleità intellettuali.
È come se il susseguirsi dei numeri circensi si inserisse perfettamente nelle forme del teatro e nel tappeto musicale, come se gli artisti diventassero gli attori di una storia viva, fatta di mimica, gesti impavidi, movimenti perfetti.
Già il primo numero, il mano-a-mano di Joëlle Ziörjen e Michael Patterson, offre un interessante connubio tra grande tecnica circense e mimica, con Joëlle che interpreta una bambola inanimata, le cui movenze risultano affascinanti e imprevedibili.
Perfetto il verticalismo di Amie Patching, preciso nei movimenti e nelle posizioni, un esempio di forza e bellezza che potrebbe fare vibrare d'applausi ogni circo del mondo.
Entusiasmante per dinamismo e rapidità il numero di hula-hoop di Aerial Emery, che oltre all'abilità offre una notevole presenza scenica. Aerial fa girare come vuole non solo i suoi cerchi, ma anche lo sguardo del pubblico.
Di ottima qualità anche gli intermezzi dei clown Stefan Swoboda e Oliva Swoboda-Weinstein, caratterizzati da grande espressività ed energia. È un modo di fare clownerie molto rilassante per gli spettatori, gradevole e mai invadente.
Mi ha colpito molto per eleganza e portamento anche Antino Pansa, che offre un numero di filo molle davvero ben fatto, ardito ma aggraziato. Antino l'ho intravisto nel pomeriggio, mentre provava; un atleta in forma smagliante, che non ha bisogno di ostentare i muscoli d'acciaio.
Ma arriviamo all'adrenalina. Per quanto riguarda il numero di bascula, condivido il parere del collega Davide Vedovelli, che era con me allo spettacolo: uno dei più belli mai visti. La caratteristica saliente è il divertimento: un numero di bascula dal ritmo serrato, ma che fa soprattutto divertire, ironico e accattivante, senza le consuete pause per aumentare la suspence o tinte drammatiche a preparare i salti più pericolosi.
Per finire parliamo di innamoramento, visto il titolo dello spettacolo.
C'è una storia amorosa nella sceneggiatura, tra il personaggio interpretato da Antoine Boisserau, sensazionale nelle evoluzioni ai tessuti aerei, fatte a grande altezza, e quello interpretato da Julia Stewart. Nella sceneggiatura è la storia d'amore tra due insegnanti, che maturano il sogno di fondare un loro circo. Julia sale fino al cerchio aereo su una scala di libri, sorretta dai suoi compagni, a simboleggiare un'ascesa verso la conoscenza. Il suo numero è aggraziato e coinvolgente, in grado di catalizzare gli sguardi, emozionante. Non so precisamente cosa lo renda speciale, ma lo è. La musica, la sceneggiatura, il climax… tutto contribuisce a riempire d'emozione il semplice gesto tecnico.
Quello del circus Monti è un inno all'amore per il circo e rappresenta un esempio lampante, fulgido, di come l'arte circense possa prendere forme sempre nuove.
È diverso dai grandi circhi classici tradizionali, ma non è inferiore. Il suo approccio accogliente e poetico permette un grande coinvolgimento emotivo del pubblico, trascende la semplice qualità tecnica, permette di lanciare il cuore oltre ogni ostacolo.
Armando Talas