Il Cirque du Soleil con Cameron sbarca al cinema: il 7 febbraio nelle sale

Avatar David Colletta

ROMA – Dopo tanta attesa, la magia e le acrobazie del Cirque du Soleil stanno finalmente per sbarcare sugli schermi cinematografici italiani. Il conto alla rovescia è iniziato: il 7 febbraio arriva il film “Cirque du Soleil 3D: Mondi Lontani”, opera nata dalla genialità del produttore esecutivo James Cameron (regista di “Titanic” ed eccezionale innovatore del cinema 3D con il suo “Avatar”), e dalla poesia fiabesca e visionaria di Andrew Adamson (regista di “Shrek” e delle “Cronache di Narnia”). 

E in attesa dell’ora X, giovedì prossimo, qualche scampolo di magia e illusione comincia a prendere forma, attraverso le immagini di scena e le parole di Cameron, che ha definito il film «un sogno che si avvera». «Non abbiamo voluto mostrare gli effetti speciali, ma esaltare la pura fisicità, il talento umano e la straordinaria abilità degli artisti – ha spiegato il produttore -. Il film inizia in questa sorta di circo malridotto per continuare con la scoperta di un altro circo in un’altra dimensione, una sorta di limbo, nella quale sono caduti i due giovani protagonisti. Si vedono cavi e imbracature, nessun effetto speciale che li nasconda. Ed è proprio per questo che lo spettatore sperimenta l’ingegnosità della scenografia, le coreografie, la forza e la grazia degli artisti che sembrano così fluide e naturali. Quello che si vede è puro Cirque – dice ancora -. E con il 3D lo spettatore è catapultato all’interno dello show. Ha la stessa prospettiva degli artisti in pedana, con l’impressione di vagare in un circo fantastico». 

Era da tempo che Cameron cullava l’idea di realizzare un film con il circo più famoso del mondo. «Non era mai stato fatto qualcosa in 3D – spiega -. È stata una fortuna lavorare con loro, avere a disposizione quel talento per creare esibizioni emozionanti. E poichè le pericolosissime performance degli artisti richiedono incredibili abilità e coraggio, abbiamo ritenuto importante mostrare nel film i cavi e tutto quanto serva a supportare quell’abilità umana. Inoltre abbiamo piazzato le telecamere in alto per avere quel senso di vertigine quando le punti verso il basso. A volte giravamo a un’altezza compresa tra i 15 e i 30 metri e ti rendi conto di cosa significhi esibirsi così in alto». 

Il film, dunque, dà la possibilità di stare nel mezzo dello spettacolo, di viverlo e vedere davvero da vicino il lavoro minuzioso e i dettagli di ciascun personaggio, i costumi e la coreografia. Come per gli spettacoli dal vivo, anche il film non ha dialoghi e utilizza la musica e le meravigliose espressioni degli artisti per la narrazione. «Quello che ho voluto fare – spiega il regista Adamson – è mostrare al pubblico questi spettacoli in un modo che non avevano mai sperimentato prima, avvicinare la telecamera e dare una prospettiva differente di quello che questi artisti fanno e mostrare questa prospettiva in 3D».