Non è un buon periodo per il mondo del circo, si sa, e complice anche la crisi sono sempre di più i direttori – anche di grandi complessi – che lamentano pochi spettatori e scarsi introiti.
Nando Orfei: “Ieri Fellini, oggi il circo è vuoto che umiliazione quei cinquanta spettatori”
Lo sfogo del fondatore della carovana del “Magico Circo” che porta il suo nome, a quasi 80 anni ha lavorato anche nel teatro e nel cinema: “Ma credo sia stato giusto dire stop all’utilizzo degli animali nei nostri spettacoli, in passato ho avuto fino a 16 elefanti e decine fra tigri e leoni”
CATTOLICA – Quasi chiede scusa, il vecchio domatore. “Non ce l’ho fatta, a restare zitto. Solo cinquanta persone nel mio circo da 2000 posti. E questo in Romagna, patria mia e del mio grande amico Federico Fellini, l’uomo che mi ha insegnato a fare il Circo dei Sogni”.
Nando Orfei ha 79 anni, compiuti a luglio. Le ginocchia malmesse – colpa dei salti e delle giravolte da acrobata e giocoliere – e il corpo segnato dalle ferite, ricordi di leoni e tigri che comunque non ha mai smesso di amare. Ha dovuto appoggiarsi al bastone, domenica sera, per salire sul palco nel momento del “Gran Finale”, con l’ultima musica, le ballerine e tutti gli artisti in parata. Ma stavolta l’uomo in giacca rossa e pantaloni bianchi non ha soltanto ringraziato lo spettabile pubblico. “Non si umilia così – ha detto – un artista. Non si butta via in questo modo lo spettacolo più antico del mondo”.
I pochi spettatori si sono commossi e l’hanno applaudita. Fa male al cuore vedere un domatore di leoni che quasi piange davanti a una platea vuota.
“È stato un momento di sconforto. Ma come? Metti assieme gli artisti circensi più bravi del mondo, fai uno spettacolo che davvero fa sognare e vedi le poltrone e i palchi vuoti. Pensi ai cantanti che chiedono 100 euro più 5 di prevendita per i loro concerti, e fanno il pieno, poi vedi che la tua cassa è vuota, con biglietti che vanno dai 10 ai 30 euro. Forse non dovevo farlo ma mi sono sfogato. Ho detto: signore e signori, io sono un artista e artisti sono tutti quelli che sono entrati in pista. Le sedie vuote sono un’umiliazione che ci fa troppo male”.
Il tendone è già smontato, in anticipo. I camion stanno per partire per Lido di Classe. C’è ancora un futuro, per il circo?
“Ci deve essere. Noi Orfei, che siamo nelle piazze da quasi due secoli, sappiamo da sempre che quello del circo è il pane più duro. Il nostro “teatro” noi ce lo portiamo sulle spalle. Due giorni per montare, due per smontare, trenta, quaranta uomini che lavorano e vanno pagati. Anch’io ho fatto teatro, con Macario. Bastava salire sul palcoscenico, tutto era già pronto. Ma il pane duro è comunque il nostro pane. Ognuno nasce con il suo sogno e il mio è il circo. E l’ho scelto anche quando avrei potuto fare un mestiere più facile epiù redditizio”.
Lei ha lavorato come attore con Federico Fellini e Luigi Comencini. Ha avuto colleghi come Marcello Mastroianni e Kirk Douglas…
“Con Fellini ho fatto Amarcord, che ha vinto l’Oscar. Ero il patacca romagnolo, lo zio di Titta che pensa solo alle donne e non lavora nemmeno un giorno. Fellini pensava ad Alberto Sordi poi ha scelto me non perché più bravo, ci mancherebbe, ma perché vero romagnolo. Federico mi aveva proposto altri due o tre film, ma io volevoil circo. Avessi continuato come attore sarei ricco e invece a quasi 80 anni sono ancora girovago. Se vado a Cinecittà tutti mi ricordano come attore e artista. Poi arrivo qui in Romagna e mi sento trattato come una ciabatta”.
Ha avuto più timore di Fellini o dei leoni?
“I leoni non mi hanno mai fatto paura. Mio zio Orlando mi ha insegnato la cosa più importante: “Non picchiarli mai”. Sono come i cani, se li tratti bene si affezionano. Certo, bisogna conoscerli e io da bambino giocavo con i cuccioli di tre mesi. Una volta un maschio mi è saltato addosso perché avevo fatto una carezza alla sua femmina in calore. Era geloso. Un’altra volta, purtroppo, è successa una cosa grave. A Napoli, nel 1976, un leone è scappato dallo zoo del circo ed è entrato sotto il tendone. C’era lo spettacolo per le scuole, con duemila bambini. La gabbia non era montata e ho dovuto buttarmi addosso all’animale. Io con un pugnale, lui con i morsi. L’ho ucciso per salvare i bambini. Ma dopo hopianto”.
Lei da almeno due anni non ha più animali nel suo circo.
“È stata una scelta mia perché come i registi non fanno sempre lo stesso film anch’io non posso fare lo stesso spettacolo. Ma rispetto chi utilizza gli animali nelle piste. Ho avuto fino a 16 elefanti e decine fra tigri e leoni. Se li tratti bene con gli animali ci parli e loro parlano a te. L’elefante ti tocca il braccio con la proboscide se ha il blocco intestinale e allora prepari un intruglio con due o tre bottiglie di cognac per liberarlo. Ma da anni le proteste degli animalisti stanno ammazzando il circo. Nelle scuole le maestre raccomandano ai bambini di non andare in quelli con animali e i Comuni fanno ordinanze per vietare la sosta e lo spettacolo a chi ancora non ha rinunciato a tigri o cavalli. E questo anche se la legge 337 del 1968 ha definito il circo attività sociale e culturale”.
La carovana del “Magico Circo di Nando Orfei” è già partita. Lei la seguirà subito?
“No, devo fare una visita. Due anni fa ho venduto a un amico le mie due ultime elefantesse, Gully di 82 anni e Lanka di 64. Vado da loro. Gully, 40 quintali di tenerezza, mi faceva dondolare quando ero bambino, sulla proboscide. Quando mi vede, barrisce, agita le orecchie, mi tocca. Fa una grande festa. E io torno bambino. Solo così posso pensare che il sogno del circo non possa finire mai”.
Intervista di Jenner Meletti – repubblica.it