ODI ET AMO(R), acrobazie dall’America Latina

Avatar Martina Pollini

Tutto ha inizio con un fazzoletto lasciato cadere a terra; è rosso come sangue e soprattutto come Amore, degno titolo dell’emozionante spettacolo portato in piazza da artisti dell’Havana Acrobatic Ensemble all’interno del festival Strabilio – nuovo circo, magia e musica in Valle Sabbia in onda in queste settimane.

Gli incredibili artisti cubani rispondono perfettamente allo stereotipo dell’acrobata centroamericano: minute e leggiadre le donne, muscolosi ed agili gli uomini; entrambi i generi affascinanti al punto da non permettere distrazioni nel pubblico (non pagante, peraltro).

La poetica di Gabriel Garcia Marquez spinge ed ispira tutto lo spettacolo: abbiamo un triangolo amoroso, un personaggio cieco dalla forza sovrumana, fiesta e morte violenta. Il tema di fondo è Amor, l’amore in tutte le sue fasi e sfaccettature, amore sfrontato, disinibito, addirittura violento.

Ogni numero dei portentosi acrobati descrive un diverso aspetto di questo nobile sentimento: dolcezza, incontro, turbamento, passione, sfrenata passione, gelosia, disperazione, abbandono, vendetta, violenza della peggior specie; perdono.

Subito attraversiamo momenti di gioia, festa e condivisione tra i personaggi del nostro dramma: salti, corda, acrobatica aerea.

Accompagniamo il protagonista maschile nel suo (primo) abbandono da parte dell’amata, mentre in preda alla disperazione si appende, solo e per strada, ad un lampione dando prova di incredibile forza e resistenza, mentre i più fortunati amoreggiano, indefessi ed imperturbati.

Pensiamo di assistere ad una notevole prova teatrale di grande espressione da parte della protagonista femminile, poi ci rendiamo conto che la vera magia deve ancora arrivare: è il suo salto mortale sulla barra russa, che ci fa sognare e patire l’atavica paura di vedere qualcuno sfracellarsi al suolo davanti i nostri occhi.

Gelosia: ecco il leitmotiv delle successive scene. Assistiamo infatti ad un riavvicinamento dei due protagonisti, momento che possiamo certamente definire amore acrobatico con una sorta di altalena con la quale, in maniera spettacolare, col suo corpo ed un ingegnoso sistema di leve lui sostiene la sua bella ritrovata mentre lei volteggia con grazia a due metri d’altezza.

Il ritorno al gruppo non è certamente piacevole: ormai lei è considerata una reietta, una traditrice, e viene trattata di conseguenza dalla neo-ex fiamma e compari. Neanche l’amico cieco riesce a salvarla dalla follia del branco. Al ritmo di un’interessante cover di “Roxanne” lei viene letteralmente lanciata nelle braccia del geloso secondo amante: è a questo punto che i giochi si fanno pesanti ed entrano in scena i coltellacci.

Messa simbolicamente alla pubblica gogna, maltrattata e fatta girare da tutti come una trottola, non ha altra scelta che lasciarsi cadere, anzi lanciare, dall’uno all’altro. La piramide umana la sostiene ma al contempo la isola, in alto, in pericolo.

E’ interessante vivere l’alternarsi delle scene, come fossero bolle narrative o piccole cornici acrobatiche legate tra loro da un’unica Storia.

Stacco: dopo i maltrattamenti subiti dal gruppo, lei si rifugia tra le braccia del primo amore in un gioco armonico di fuga e ritrovo, come timidi bambini innamorati; finalmente, sulle note di un quantomai appropriato “Besame Mucho”, il tanto agognato bacio.

Ma la dura chitarra elettrica di Santana non lascia presagire nulla di buono: la brigata è infatti pronta a tornare all’attacco, più aggressiva che mai. Assistiamo ad un’esibizione di forza bruta puramente maschile; muscoli, spalle ed addominali paiono guizzare da ogni poro. Mille scintille illuminano la scena: arrivano dalla molatura dei coltelli, presagio di imminente bagno di sangre.

Per i due amanti, che ormai riconosciamo in anticipo come sfortunati, il ballo dell’amore è sfrenato: con il loro numero di pattini acrobatici, accompagnati dalle musiche di Buena Vista Social Club, ci appaiono proprio come due aggraziate gardenie e ci fanno sognare dell’amore vero e puro.

Una clessidra scandisce il passaggio del tempo mentre il geloso (secondo) amante dà prova di grande equilibrio ingabbiato nella curiosa roue Cyr.

Sembra arrivare il momento del duello – invece no: è un agguato!

Il povero protagonista non ha certo scampo di fronte agli affilatissimi coltellacci dei due hombres malos. Sarà l’amico cieco, subito disperato, a trovare il suo corpo.

Assistiamo all’inseguimento dell’assassino da parte della povera ragazza; lasciandosi guidare dalla fantasia, si sarebbe potuto immaginare la ricerca di una inutile ma inarrestabile vendetta: invece, ancora una volta, veniamo stupiti dalla trama ed osserviamo – non senza un certo costante senso di imminente pericolo – al ricongiungimento della protagonista col muscolo assassino.

E’ proprio amore violento!

Dopo vari tira e molla, anche letterali, lui infine se la riprende, e se la porta via come fosse una bambolina.

E’ di nuovo fiesta e tutti ridono e ballano ancora una volta.

Lei vola sull’altalena, e leggiamo sul suo volto la stessa fredda, precisa mancanza di espressività di un gatto che si lancia verso una preda. Viene presa al volo: tanti meritati applausi invadono la piazza mentre noi ancora sogniamo di acrobazie ed amori incredibili ed incontenibili.

Ma senza prendersi troppo sul serio: d’altronde, si sa, “i sintomi dell’amore sono gli stessi del colera” (GGM).