Il tema della sperimentazione sugli animali torna in voga e con lui le orde di animalisti, pronti a dire la loro sul web e non solo.
Effettivamente qualcuno sta passando il segno, anzi molti. Nella mia vita ho avuto continuamente almeno un gatto e, per un periodo di tempo, contemporaneamente due pappagalli, un cane, un gatto più qualche randagio che passava, una tartaruga e, per qualche giorno, un riccio nel giardino. Ora ho due gatti, Agata e Filippo. Eppure non vado in giro a rompere le scatole a tutti come fanno molti animalisti, non impesto le mail, le bacheche, i commenti con la propaganda animalista.
Sono moderatamente carnivoro ma non vado in giro a magnificare quanto è buono l’abbacchio al forno con le patate o le salsicce di cinghiale ma nemmeno voglio che qualcuno tenti di farmi sentire in colpa se ho fatto uno splendido ragù con carne mista o una brodino acqua e sale con una gallinella dentro.
In linea di principio sono anche contrario alla sperimentazione sugli animali ma, non essendo uno scienziato, non sono un sostenitore aprioristico dell’abolizione. Certo sperimentare sugli animali per i cosmetici la trovo una “bestialità” (per rimanere in tema) ma chi sono io per dare dell’assassino a chicchessia?
Certo, ai tempi nostri non è più ammissibile l’uso della pelliccia per scaldarsi e poi, diciamocelo, non è che sono tutta questa gran finezza ed eleganza. Ma de gustibus non est disputandum.
Stracciarsi le vesti per gli animali va bene ma ricordatevi anche degli esseri umani perché se continuate così perderete di vista la realtà e cosa minore, molti amici. Un po’ come alcuni adepti di una certa chiesa e i venditori della Folletto!
Lettera di Marco Fiorletta