L’uomo che portò il circo in America

Avatar Angelo D'Ambra

Figlio di un falegname, Astley era nato l’8 gennaio 1742 nel West Midlands. Si arruolò quindicenne nei dragoni leggeri del colonnello Granville Elliot e prese parte alla Guerra dei Sette Anni. Nella battaglia di Emsdorff riuscì a strappare una bandiera alle truppe francesi ed a Warbourg, con cinque compagni, si precipitò in aiuto del duca di Brunswick, disarcionato. Tanto valore gli valsero il grado di sergente maggiore ed un cavallo, la giumenta Gibraltar donatagli da uno dei suoi superiori. Queste poche righe lasciano ben intuire i tratti della sua personalità. Doveva essere un uomo tenace e coraggioso, creativo eppure rigoroso nel lavoro. Abbandonato l’esercito, gli bastarono pochi mesi per creare il concetto di spettacolo circense. L’importanza della sua invenzione, di quel ring di corda che poi era divenuto un tendone ed ancora una struttura stabile – l’Amphitheatre of Equestrian Arts -, era sotto gli occhi di tutti con lui ancora vivente. Per questo fioccarono gli emulatori e i rivali, primi tra tutti quelli del Royal Circus. Quando morì, il 27 gennaio 1814, lasciò in tutta Europa ben diciotto impianti equestri ed un numero indefinito di imprese che da lui avevano tratto ispirazione.

Anche in America il circo arrivò grazie ad Astley. Nel 1792, infatti, uno dei suoi proseliti, uno scozzese che aveva preso lezioni di equitazione da lui, a Londra nel 1768, per poi lavorare per Charles Hughes al Royal Circus, sbarcò a Filadelfia, all’epoca capitale degli States, addestrò dei cavalli e prese a riproporre gli spettacoli equestri inglesi. Si chiamava John William Ricketts, meglio noto come Bill Ricketts, ed è oggi celebrato come il padre del circo americano.

Animato da profondo spirito imprenditoriale e fiuto degli affari, Ricketts sapeva cosa voleva il pubblico e come darglielo. Pensò che ciò che divertiva gli inglesi avrebbe divertito anche gli americani ed ebbe ragione. Aprì un circo a New York con suo fratello Francis, acrobata, il funambolo Spinacuta ed il clown McDonald ed il successo fu immediato. Tra gli spettatori più affezionati c’era anche un uomo di nome George Washington che volle ricevere lezioni di equitazioni da lui.

Washington divenne in breve tempo il più grande sostenitori di Ricketts, ottenendo per il suo amico la revoca del divieto per gli spettacoli itineranti, sancita dal Congresso nel 1780.

Le acclamazioni dei giornali e l’incredibile riscontro di pubblico portarono Bill ad organizzare una tournée in North Carolina, Virginia, Maryland, New England per poi tornare a Filadelfia e far erigere un circo stabile, in Chestnut Street. L’edificio ricalcò le forme dei circhi europei, con trenta metri di diametro, tetto conico ed un’arena tracciata secondo le proporzioni collaudate da Alistey. Le porte di quello che prese il nome di Ricketts’ Circus and Art Pantheon si aprirono il 19 ottobre 1795, facendo il tutto esaurito con milletrecento spettatori.

Il pubblico si stupiva nel vederlo tenersi al galoppo su una staffa o saltare dalla sella al suolo e poi tornare in sella con un nuovo salto su un cavallo al galoppo. Andava in visibilio quando Ricketts si ergeva in piedi su due cavalli o eseguiva esercizi di giocoliera in sella. La popolarità del circo aumentò vertiginosamente, mentre cresceva anche la sua schiera di artisti.

Ricketts si rivolse anche ad un pubblico più istruito, presentando dei drammi a cavallo come stava facendo Ducrow, raffigurando eventi come la Whiskey Rebellion e le avventure di Don Giovanni e facendo del circo anche un divertimento culturale ed educativo.

Ancora a caccia di business, bissò il successo nel 1797, quando tenne il primo spettacolo circense del Canada, a Montreal.

Nel 1797, Ricketts salutò il ritiro di Washington con uno spettacolo speciale. Al presidente fu sempre legato, anche nel declino. Nel 1799, appena tre giorni dopo la sua morte, infatti, si spense anche il circo di Ricketts, ridotto in cenere da un violento incendio. Bill pensò di ritornare in Inghilterra, ma la sua nave affondò.