Vittorio Boni, l’acrobata nel «globo della morte»

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Oggi fa sognare i bimbi sul trenino del Parco Ducale, ma da giovane si scatenava in moto!

Adesso è un tranquillo signore con l’aspetto, anche se giovanile, di un affettuoso nonno tutti i giorni intento a fare sognare tantissimi bambini sul trenino elettrico del Parco Ducale che gestisce ormai da parecchi anni.

Ma da ragazzo, Vittorio Boni, «pramzàn dal sas», classe 1940, era nientemeno che un acrobata in sella alla sua «moto pazza». Quando i luna park, meglio i «baracón» primaverili e estivi, sbocciavano nel cuore di Parma con le loro luci, il loro frastuono, la loro allegria e il loro profumi di vaniglia, croccanti e zucchero filato, ogni tanto portavano qualche novità per stupire sempre più la gente.

Fra le varie attrazioni dei «baracconi parmigiani» una, in modo particolare, affascinò i giovanotti dell’epoca quando, in occasione della Fiera di San Giuseppe del 1964, in via Costituente, si esibì un gruppo di acrobati che effettuavano il «giro della morte» su apposite motociclette all’interno di una sfera infernale. Un numero mozzafiato che faceva stare tutti, uomini e donne, giovani e anziani, con un palmo di naso nell’osservare quei «matti» che, a cavallo di roboanti motociclette, roteavano intorno come palline.

Imbattibile in questa specialità circense fu una famiglia parmigiana, i Boni. Il capostipite fu Giuseppe, nato di borgo Bartàn nella stessa casa del grande poeta dialettale Gigèn Vicini, il quale con il figlio Vittorio, fu uno dei più noti virtuosi del «Globo della Morte». Giuseppe Boni, «Pippo» per gli amici, dopo la guerra che lo vide marinaio sull’incrociatore «Cadorna», nel 1946, conobbe Giovanni Musso, piemontese, titolare del «Globo della Morte» con il quale divenne socio.

Nacque, così, la troupe «Boni’s» composta dallo stesso Musso e da Ginetto Viarotto, esperto nei vari trucchi del globo che insegnò a Boni. Nell’estate del 1958 Vittorio Boni, giovanotto atletico di belle speranze, tifosissimo della Fiorentina, si aggrega alla compagnia, si appassiona a questa spericolata arte del brivido, abbandona gli studi e diventa acrobata delle moto a tutti gli effetti.

I «Boni’s» si esibiscono in tutta Italia effettuando tournée anche all’estero. La troupe, a bordo di camion «musoni», in assenza di autostrade e superstrade, è costretta a percorrere strade statali e passi alpini e appenninici che fanno sbuffare quei vecchi bisonti di metallo che tossiscono come anziani asmatici. Le soste notturne non prevedono pernottamenti in alberghi o motel, ma solo nella cabina del camion per riposare qualche ora.

Negli anni Settanta, Boni padre e figlio, decidono di lasciare. Il rischio non paga più. Giuseppe e Vittorio optano per l’installazione di giostre per bambini. Ora Vittorio, all’ombra dei secolari tigli del Parco Ducale, è il premuroso gestore del trenino che ogni giorno trasporta i bambini sulle rotaie dei sogni e della spensieratezza.

Il «globo della morte», ormai, non è che un lontano, lontanissimo sogno di quando il mondo gli ruotava attorno a velocità impressionante come gli anni della vita. Di questi «eroi dei baracconi», però, è rimasto il ricordo che profuma ancora di frittelle, croccanti e zucchero filato.