L’affacciarsi di un sogno

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Premessa

(Abbiamo chiesto al Direttore Artistico del CircoTeatro Ambrosiano, lo scrittore e giornalista Roberto Bianchin, firma storica di Repubblica, insignito dall’Ente Nazionale Circhi del “Premio Massimo Alberini” per la critica circense, di illustrarci genesi e caratteristiche del progetto culturale che sta alla base dell’evento in programma al Teatro Gerolamo di Milano dal 16 al 19 febbraio. Ecco il suo articolo
in esclusiva per i lettori di Circus News).


E’ l’affacciarsi di un sogno. Avevo cominciato a intravederlo una mattina di vento di una giornata d’autunno di dodici anni fa, la prima volta che misi piede nel ventre vuoto dello storico Teatro Gerolamo, una bomboniera ottocentesca nel cuore pulsante di Milano. Era chiusa, cadente e abbandonata da più di trent’anni. Nell’ovale impolverato della sua platea, spogliata dalle poltroncine mangiate dal tempo, disegnai con un dito, fra le ragnatele, il cerchio perfetto di una pista da circo. Avevo sognato il
CircoTeatro Ambrosiano.
I proprietari del Gerolamo, un’importante quanto riservata famiglia milanese di imprenditori e mecenati culturali, mi avevano chiamato per progettare la rinascita del Teatro (sul piano artistico s’intende, il restauro era guidato dalla sapienza dell’architetto Chitose Asano, che l’ha meravigliosamente riportato all’antico splendore), per ridargli quell’anima e quell’identità culturale smarrite da lunghi anni
di silenzi.
Erano stati incuriositi da alcuni spettacoli che mescolavano circo, teatro, commedia dell’arte e antiche “momarìe e demostrationi”, che avevo messo in scena al Carnevale di Venezia nel Teatro de I Antichi della Compagnia de Calza, la più antica associazione del divertimento veneziano, e poi in campo San Maurizio, al Casinò, sotto una deliziosa “Spiegeltent” montata in campo San Polo (un circo del ‘700 con Casanova), e nelle spettacolari edizioni della Cavalchina al Teatro La Fenice, dove portammo persino un cavallo a danzare sul palco, grazie alla complicità del regista Antonio Giarola, che poi mi ha voluto al suo fianco anche nell’International Salieri Circus Award di Legnago, la più clamorosa e spettacolare novità degli ultimi anni. Il Teatro Gerolamo, che abbiamo inaugurato nel 2016, e che ho avuto il privilegio di guidare come Direttore Artistico nei primi passi della sua nuova vita, ha imboccato in questi anni una rotta sicura e felice, ritagliandosi uno spazio importante come una delle voci più originali della scena milanese. Ma il sogno del CircoTeatro Ambrosiano, presi da altre e più urgenti incombenze, era rimasto nel cassetto. Fino allo scorso anno, quando il Direttore Generale del Teatro ha deciso che era venuto il tempo di mettere le ali al sogno e di affrontare anche questa nuova sfida: fare “il circo prima del circo”, vale a dire portare il circo in un teatro dell’Ottocento, e come si faceva una volta, trasformare la platea, liberata dalle poltroncine, nella pista di un circo. Per far volare, insieme agli acrobati, la fantasia.
Questo nell’intento di far diventare il CircoTeatro Ambrosiano un evento stabile del Carnevale milanese. Perché questo non è soltanto uno spettacolo che si avvale di un cast prestigioso di artisti internazionali e di un regista come Paride Orfei, artista che appartiene a una dinastia che ha segnato la storia del circo italiano, e che dirige una delle più apprezzate scuole di arti circensi come quella del “Piccolo Circo dei Sogni” di Peschiera Borromeo. Circoteatro Ambrosiano vuol essere soprattutto un evento culturale, che punta alla diffusione della storia e della cultura delle arti circensi. Per questo motivo, accanto agli spettacoli, abbiamo voluto proporre, sempre sul tema del circo, una mostra storica, un convegno, la presentazione di un libro, un premio alla carriera. E abbiamo scelto anche di uscire dagli spazi del circo-teatro per invadere quelli di Piazza Beccaria, proprio di fronte al teatro, per regalare alla città delle
lezioni di arti circensi per bambini e ragazzi, impartite dagli insegnanti qualificati della scuola della famiglia Orfei.
Nella certezza che, anche se i linguaggi tendono a confondersi, e gli spettacoli si modificano, si trasformano, e cambiano come cambia il mondo, il circo saprà mantenere intatta, anche nei mutamenti più radicali, la sua anima, la sua identità, la sua voglia di stupore e meraviglia. Finché continueremo a emozionarci per il sorriso di un clown o per il salto di un acrobata, avremo l’assoluta certezza che il circo continuerà a vivere. E ad abitare dentro i nostri cuori

Roberto Bianchin
Direttore Artistico del CircoTeatro Ambrosian
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