Il teatro Gerolamo, nel cuore di Milano, è un elegante scrigno di legno antico, che riecheggia le meraviglie del passato e permette di creare quelle del presente, adesso e qui, varcando la soglia.
Mi accoglie entrando, in un luccicante completo rosa, eccentrico eppure elegantissimo, il Direttore Artistico in persona, Roberto Bianchin, celeberrimo giornalista e critico circense. “Questo signore vuole provare l’hula-hoop”, dice a una ragazza carica di cerchi. Così entro nella pista ritagliata al centro del teatro e provo a cimentarmi in questo esercizio, ovviamente con scarsi risultati, mentre l’Editore di Circus News, Dott. Davide Vedovelli, intento nel tentativo disperato di stare in equilibrio su un globo, trova il tempo per prendermi in giro dicendo che sono meglio di Priscilla Errani.
Quando salgo al mio posto, la pista è piena di bambini e adulti temerari che provano semplici esercizi circensi. Poco dopo esce dalle quinte Paride Orfei, il Regista, e annuncia l’imminente inizio dello show.
È seguito uno degli spettacoli più belli che abbia mai visto. Il teatro Gerolamo non ha molti posti, ma gli spettatori hanno la possibilità di vedere benissimo gli artisti, a distanza ravvicinata: si possono osservare i dettagli, i muscoli tesi nello sforzo, le più minute espressioni facciali. Questa vicinanza fisica è diventata per me una vicinanza emotiva.
Ogni numero è stato vincente, nessuna incrinatura. Paride Orfei ha unito con maestria registica un insieme di eccellenti ingredienti artistici, dosati con sapienza, creando un cocktail inedito e inebriante.
Britney Bricherasio è entrata con un abito fatto di lunghe e lucenti frange argentate cantando “I put a spell on you”, come la diva di un tempo remoto; poi si è sfilata l’abito e si è esibita in un verticalismo tutto curve ed eleganza.
Simone D’Agostino e Matilda Pasotti hanno proposto un numero acrobatico estremamente piacevole perché giocoso: un insieme d’affiatamento e gusto per lo scherzo e i dispetti, perfettamente riuscito perché adatto alla loro giovane età, dove si può scherzare a cuor leggero.
Romy Maggiolaro ha dato un saggio della sua grande abilità nell’antipodismo, che nella parte finale del numero diventa incredibilmente “aereo”, con l’artista sollevata da un’imbracatura al centro del teatro.
Mi dilungherei troppo soffermandomi su ogni singolo numero, ma tutti gli artisti meriterebbero una menzione particolare: le acrobate aeree Matilde Rosti e Snejinka Nedeva, il giocoliere Sonny Caveagna, le contorsioniste Angelica Caforio e Matilde Grossi, la trapezista Federica Solinas, il giovane acrobata Christian Orfei.
Un discorso a parte deve essere dedicato ai due clown, che nel contesto dello spettacolo sono stati perfettamente complementari.
Benjamin Delmas, francese, dal Cabaret Bizarre di Zurigo, mi ha colpito per le stupefacenti doti comiche, sostenute da un’inventiva sfrenata e follemente ardita. Benjamin brilla, anche in senso letterale, non temendo nemmeno le esplosioni, e tiene il pubblico avvinghiato, preso nella morsa del suo carisma divertente e implacabile. Straordinario il suo modo di giocare con il corpo, di trasformarlo in modo grottesco, di utilizzarlo come elemento imprescindibile della sua arte. Se provassi a descrivere alcuni suoi numeri non ci credereste: occorre vederlo. Sappiate che val la pena prendere un aereo per assistere a un suo spettacolo.
La stessa cosa può dirsi per Paolo Casanova, Clown Carillon, del circo Roncalli, Germania, che si è esibito con la cantante Nox. Paolo è uno dei più grandi esponenti di quella che io definisco Clownerie del Cuore, ovvero una clownerie non ridanciana, ma profondamente emotiva, che colpisce le corde più profonde dell’animo umano, e meriterebbe per la ricchezza e profondità dei messaggi simbolici un articolo a parte.
Complessivamente lo spettacolo “CircoTeatro Ambrosiano, il Circo prima del Circo” configura un’opera d’arte che riflette la grande passione di chi l’ha ideato, organizzato e realizzato, un regalo al pubblico per cui mi sento di ringraziare. Nella fotografia finale degli artisti, scattata a sipario calato, è stato immortalato qualcosa di significativo per il mondo del circo. Aggiungo che se esistesse una macchina fotografica dell’anima, che purtroppo nessuno ha ancora inventato, accanto al Regista, Paride Orfei, sono quasi sicuro che spiccherebbe una figura alta e sorridente, quella di suo padre Nandino.