Guerra di fax e liti giudiziarie tra gli eredi della grande famiglia circense. Altro che spettacolo più bello del mondo…
No, non era questo il giorno adatto per tirar fuori vecchie polemiche. «Nandino», da lassù, sicuramente non avrà apprezzato. Almeno ai suoi funerali la famiglia Orfei avrebbe potuto – e dovuto – fingere di essere unita.
Lo meritava la storia e l’umanità di Nando Orfei: un uomo grande, ma soprattutto un grande uomo. Tre giorni fa a ghermirlo con una zampata micidiale è stata la malattia, ben più indomabile delle sue amate tigri. Sul sito della sua amata cugina – la mitica Moira – è subito apparsa una sua foto e un affettuoso saluto di commiato. Avrebbero dovuto comportarsi così anche gli altri membri della dinastia circense più famosa (e litigiosa) d’Italia. E invece è andata diversamente. Altro che spettacolo più bello del mondo… Lo spettacolo è stato invece triste, tra assenze polemiche e ancor più polemici comunicati stampa. Con imbarazzo abbiamo letto un’ Ansa in cui si precisa che «il capostipite della famiglia Orfei non è il compianto Nando Orfei, ma il commendator Paolo Orfei deceduto a Modena il 13 dicembre del 1970 marito della signora Rosa Baldo e padre di Ersilia, Paola Giovanna, Marina Orfei». Così recita una nota inviata via fax a diversi quotidiani e testate televisive dagli stessi Rosa Baldo e Ersilia, Paola Giovanna e Marina Orfei.
Col feretro di Nando Orfei ancora nella chiesa milanese di viale Argonne, gli eredi di Paolo Orfei hanno inoltre ritenuto opportuno puntualizzare che la «promotrice dell’iniziativa di avere un circo senza animali è stata la signora Miledy Orfei, che operò con l’ausilio del Wwf, sorella di Ersilia, Paola Giovanna, Marina. E non quindi il signor Nando Orfei».
E poi, come se non bastasse: «È tuttora pendente in Tribunale una causa tra la nostra famiglia e l’altro ramo della famiglia Orfei. La nostra famiglia – chiosano Rosa Baldo, Ersilia, Paola Giovanna e Marina Orfei – si è rivolta all’avvocato Paolo Andreoli del Foro di Modena per tutelare i propri diritti e la propria immagine». Echi di una lotta intestina che nasce da lontano e di cui si riscontrano tracce anche nel blog del figlio di Nando, Paride Orfei, responsabile del Piccolo Circo dei Sogni, unica scuola internazionale per giovani circensi: «Se il marchio Orfei crolla sarà la fine del circo italiano. Ormai il nome “Orfei“ è su quasi tutte le insegne dei circhi italiani, una cosa deplorevole, angosciante, al limite del ridicolo. Possibile che in Italia non si possa fare niente per fermare questo scempio? I circensi miei colleghi non hanno capito che comunque, anche in assenza di una tutela del marchio, questa strada porterà al declino del marchio “Orfei“ ma sicuramente al tramonto del settore circense italiano». E non finisce qui: «Il mio è un appello a tutti coloro che credono che mettendo a cartello il nostro marchio possono avere un beneficio dico: serve credibilità e professionalità. Così è stato creato e diffuso il marchio “Orfei“ nel mondo a cominciare da zio Orlando, zia Miranda, zia Moira, zia Liana e papà Nando. Sono solo questi i “veri“ fondatori del marchio “Orfei“. Meditate gente, meditate…». Ed è facile capire come, dietro quest’ultima frase, si celi una stilettata ai presunti «usurpatori» del nome «Orfei».
In un giorno così triste come avant’ieri, a pronunciare una frase che sarebbe piaciuta a «Nandino», sono stati invece gli artisti del suo magico «tendone»: «Il nostro circo non morirà mai. Nando avrebbe voluto così, che lo spettacolo più bello del mondo non si fermasse mai. E così sarà». Il tour nella sua amata Emilia Romagna (Nando era nato a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, il 29 luglio 1934) è infatti già ripreso. In passato era stato anche un protagonista del cinema (sorte che ha condiviso con la cugina Moira): si ricordano le sue apparizioni nei film di Fellini Amarcord e I Clowns , ma i suoi successi più riusciti e duraturi (oltre a quelli circensi) sono stati legati all’amore per sua moglie Anita e per i figli Ambra, Gioia e Paride. Ora Nando si godrà gli spettacoli del suo circo da una prospettiva tutta particolare: lui, ex clown e domatore di fiere con i piedi ben piantati a terra, è volato in alto per fare il trapezista da una nuvola all’altra.
Anche lassù gli applausi lo inebrieranno di gioia.