Venerdì a Reggio Calabria è arrivato il Circo Rinaldo Orfei, il circo con gli animali veri, mentre le associazioni reggine, capitanate dall’organizzazione “Reggio Veg”, avevano già predisposto un presidio contro la manifestazione circense, che si svolgerà per circa un ora nel pomeriggio di domenica 1 novembre, con lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza sullo sfruttamento e maltrattamento di animali. “L’Ora Siamo Noi” è andata in esclusiva per voi a verificare le condizioni in cui queste creature vivono, con un sopralluogo proprio il pomeriggio di quel venerdì, a poche ore dallo spettacolo di apertura.
La nostra visita può definirsi a sorpresa, in quanto concordata solo una ventina di minuti prima dell’ingresso della nostra delegazione stampa al circo. Ad aprirci le porte del tendone è stato Franco Ferrari, responsabile amministrativo del circo “Rinaldo Orfei”, il quale ci ha condotto personalmente dietro le quinte, tra gli addetti della manutenzione impegnati a sistemare le ultime attrezzature in pista, gli acrobati impegnati negli esercizi di riscaldamento e gli animali, circondati da un buon numero di inservienti intenti a spazzolarli, nutrirli ed approntarli.
Durante il sopralluogo il Ferrari è stato incalzato da alcune domande riguardanti il maltrattamento degli animali, accennando anche all’annunciato presidio degli attivisti. Ecco le sue risposte. “Il circo è la casa della fantasia, dove ci si può confrontare con situazioni realizzabili solo nei sogni, come i pagliacci e le esibizioni di animali che difficilmente si potrebbero incontrare in una qualsiasi città del mondo, come l’ippopotamo. Alcuni pregiudizi legati al mondo circense sono però da sfatare – spiega Ferrari – Devo iniziare chiarendo alcuni punti sul maltrattamento degli animali, una cosa ripugnata da ogni circo così come da qualsiasi ammaestratore.
Circolano molte false dichiarazioni in materia, alcune attribuite anche alla famiglia Orfei, che indicano come modalità di addestramento degli animali le percosse o la riduzione in uno stato menomazione, fisica o psichica, delle bestie. Nessuno tortura gli animali, anzi, da oltre un secolo proprio nella scuola di pensiero circense italiano si è ben affermato e sviluppato l’approccio positivo, quello che vuole l’impiego di cibo come incentivo all’obbedienza ai comandi impartiti dall’addestratore. Questo non significa che lasciamo morire di fame gli animali pur di fare loro apprendere gli esercizi in cui si esibiscono. Ciascuno di loro ha una propria dieta, dei veterinari che li seguono ad ogni tournee, tutte cose che oltre a garantire agli animali una sano e robusta costituzione, allunga loro la vita – argomenta il responsabile amministrativo – Il cittadino deve comprendere che per noi l’animale oltre che un compagno è anche un capitale, dal valore quasi inestimabile. Pensiamo ad un elefante.
Questo poderoso animale se ben governato può superare gli ottant’anni di vita, l’operatore circense ha tutto l’interesse di farlo vivere bene ed a lungo, perché significa mantenerlo in salute per lavorare ed anche ammortizzare i costi. Per comprare un elefante si possono spendere anche duecentomila euro, senza contare il tempo necessario al suo addestramento. Altro mito da sfatare è legato alla provenienza degli animali circensi – commenta Ferrari – Tutte le bestie provengono da allevamenti certificati e sottoposti a monitoraggio ministeriale e comunitario, inoltre i cuccioli devono provenire da coppie nate e cresciute in cattività da almeno cinque generazioni documentate, in modo da abbattere qualsiasi mercato nero atto a fomentare il bracconaggio.
Anche gli animali vanno in pensione e quando sono troppo vecchi per lavorare mica vengono abbattuti, sono dati in adozione a giardini zoologici e riserve naturali, come quella pugliese di Fasano, una tra le più rinomate in Europa al pari dello zoo di Berlino”. Il circo moderno risponde ad una serie di standard di qualità molto alti per garantire il benessere dalla vita degli animali. Questi devono essere lasciati liberi di potersi rilassare e gironzolare all’aperto per almeno dodici ore al giorno, disponendo di spazi adeguati, alla loro mole e numero, stabiliti accuratamente da convenzioni internazionali. Queste regole nascono anche dal contributo degli operatori circensi, specie italiani, i quali hanno trasformato alcune consuetudini in normative riconosciute in tutto il mondo.
Il “Circo Rinaldo Orfei” è inoltre impegnato in un difficile dialogo istituzionale per ottenere alcune modifiche alle leggi nazionali, in modo da offrire ulteriori garanzie al benessere degli animali. Lasciando il tendone è lo stesso Franco Ferrari a lanciare un appello alle associazioni reggine che interverranno al presidio del 1 novembre, invitandole a scegliere una qualsiasi giornata della tappa reggina per svolgere un sopralluogo alla struttura ed agli animali, dando prova di massima trasparenza, affinché la cittadinanza possa sapere come qui gli animali non siano schiavi ma semplicemente addomesticati.
Francesco Ventura