Berna, agosto 2023. La città è silenziosa nel caldo torrido, e ombrosa, con il cielo basso uniformemente coperto dalle nubi. Avvicinandosi al maestoso chapiteau di Knie si incontra un’altra città, geometrica, fatta di camion e container. Poco oltre, le scuderie, con i cavalli placidi nei box e alcuni pony a brucare l’erba verde, quasi rasa, del prato.
Knie da sempre è per il circo un mondo quasi a sé. Lo si incontra subito, entrando, immergendosi nella fumosa luce blu e viola. Al centro della pista una costruzione di tela, investita dalla luce, che ricorda un fittizio maniero di rocca.
Alle 20:00 in punto, ora d’inizio, con puntualità svizzera, la musica invade lo chapiteau, la struttura al centro si alza, e lo spettacolo ha inizio.
Dopo il balletto iniziale, con inserti acrobatici su spirali dorate, inizia il memorabile numero di Jeka Dehtiarov, che comincia in alto, nell’aria, come uno statico cerchio aereo. Poi Jeka scende a terra, come un angelo d’argento caduto sulla terra, e inizia delle evoluzioni alla roue cyr, che ricordano per eleganza e perfezione un balletto classico.
Molti passaggi della prima parte dello show hanno avuto la loro cifra stilistica proprio nella ricerca di una forma elegante di bellezza, come il flessuoso numero di contorsionismo proveniente dalla Mongolia e la danza alle cinghie aeree dell’Aerial trio.
Notevole l’utilizzo coreografico dell’acqua, usato di frequente durante lo spettacolo, che grazie a una tecnologica macchina scenica permette di disegnare arabeschi e figure geometriche d’acqua attorno agli artisti.
La tecnologia è ormai una parte importante del grande circo, e Knie ha deciso di utilizzarla per creare non solo gli spettacolari effetti d’acqua, ma anche i giochi di luce portati in scena dalla compagnia Extreme light, di notevole impatto visivo.
La componente adrenalinica dello show è iniziata con la Truppe Zola, proveniente dalla Mongolia, che ha proposto un numero di bascula eseguito con precisione impeccabile, altamente spettacolare, a tratti inaspettato per ardimento.
Parlando d’adrenalina non può non tornare alla mente lo spericolato Globe of Speed, dove hanno vorticato ben dieci moto contemporaneamente, regalando al pubblico alcune perle di sudore in fronte e istanti di batticuore. Ogni volta mi viene da pensare a cosa potrei scrivere se qualcosa in quella gabbia sferica andasse storto, ma fortunatamente sono sempre pensieri che evaporano come neve al sole tra gli applausi d’ammirazione a numero finito. Questa fredda, sottile paura che si dilegua rappresenta forse il senso stesso del numero, che vive di coraggio temerario.
Meritano una menzione finale i numeri equestri portati in pista dall’ultima generazione della famiglia Knie. Davvero ammirevole, in particolare, il carosello multicolore condotto da Ivan Frédéric Knie.
In questo spettacolo a Berna va anche ricordata una novità inconsueta: l’introduzione di una cospicua parte comica fatta da un noto cabarettista svizzero, Kaya Yanar. Da un lato l’utilizzo della lingua tedesca ha reso questi frangenti poco o nulla godibili per chi come me viene dall’estero e non conosce il tedesco, dall’altro ho visto buona parte del pubblico piegato in due dal ridere. Sicuramente questi interventi comici hanno funzionato, anche se non posso non appuntare che la grande clownerie, qui assente, sortisce lo stesso effetto e funziona per tutti, senza barriere linguistiche.
Per concludere, Knie resta sempre una garanzia di grande circo, un imprescindibile punto di riferimento nel mondo del circo classico, da cui molti traggono suggestioni e idee, ma che nessuno riuscirà mai a imitare.
Foto: Lia Ciocca