UK , Brighton Festival 2024 _ “Dream Again”

Il pubblico entra in sala e la scena è già li, ad aspettare che tutti si accomodino: un uomo supino su di un palco scarno e senza tende, sta gonfiando un enorme pallone trasparente. Ci si affretta a sedersi, cala la luce e rimane il fioco e ritmico respiro amplificato del suo fiato che gonfia il pallone – suggestivo- fino a quando un grande botto fa sussultare la platea.. Si cominicia bene!

E invece …
Il problema è che nonostante fosse sponsorizzato come “circo”, High Performance Packing Tape di circense ha solo delle intersezioni acrobatiche e delle non ben riuscite scene di clownerie, ma di fatto è una performance che mette insieme molte buone idee senza alcun senso dello spettacolo.
E se non c’è lo spettacolo, l’elemento dello stupore… non chiamatelo circo!

Il performer è solo su una scena nuda, piena di scatole di cartone di diversa misura, oggetti da magazzino, e scotch! Nastro adesivo per pacchi – tanto, tantissimo.
Buona parte dello spettacolo passa osservando il soggetto che costruisce impalcature precarie con scatole di cartone di diverse dimensioni, sulle quali ci si aspetta accada qualcosa di meraviglioso o quantomeno divertente: invece ci sono cadute (studiate) poco esilaranti, che avvengono in silenzio; gli unici rumori sono quelli amplificati degli strumenti utilizzati (pallone, nastro, elastici, e un compressore per aria molto rumoroso con cui vengono gonfiati sei palloni da ginnastica.

La seconda scena implica la costruzione di un filo da equilibrismo con il nastro adesivo: tra due impalcature a tubi giunti vengono srotolati centinaia di metri di nastro adesivo in 10 minuti buoni di andirivieni, tra sedie traballanti usate come scala e qualche scivolata “divertente”. Molti tra il pubblico iniziavano a cedere alla noia, ma finalmente l’attore sale sull’impalcatura a piedi nudi: “ Dai ! Facci vedere di cosa sei capace!!” in cuor mio speravo! L’equilibrismo incerto tra una parte e l’altra dell’appiccicoso filo, spegne gli entusiasmi, una finta caduta poco buffa, una appesa, ma insomma…accade poco per altri buoni 20 min, fino al coup de theatre: le luci cambiano, l’atmosfera si fa piu’ drammatica e il performer si spoglia nudo; utilizzando dei grossi elastici attaccati alla fune, goffamente inizia ad appendesi– stile salame umano – alla appiccicosa “slackline” con effetti comici ambigui, fin quando non si lascia cadere a terra “come un salame” appunto. Sempre completamente nudo, si aggancia a una fune sospesa – usando metri di nastro adesivo, e con quest’ultimo continua a costruirsi un bozzolo attorno, oscillando in aria sempre piu’ vigorosamente, con una musica ossessiva e disturbante. Finito il bozzolo, la fune si ferma, la musica finisce, lui prende un taglierino e inizia a tagliare il suo bozzolo di packing tape. Ovviamente, cade a terra. Fine dello spettacolo…Se mai spettacolo ci sia stato in questa esibizione.

Vorrei essere generosa e dire che probabilmente lo spettacolo ci sarebbe stato qualora il performer fosse stato davvero un bravo clown, ma dubito comunque che si potesse categorizzare come uno spettacolo circense. Si coglie il messaggio intellettuale, la teatralizzazione dell’umano solo, incastrato in routines senza senso che dovrebbero essere tragicomiche…ma non tutti sono Buster Keaton.

Questo ci porta a riflettere su quanto il mondo contemporaneo della performance, con pochi soldi e poco tempo a disposizione, tenda spesso a rubare idee dalle arti performative tradizionali spesso per impressionare, per vendere lo spettacolo in un breve trailer d’effetto, ma sia poi incapace di costruire la magia che Lo Spettacolo in sè richiede per portare gli spettatori fuori dalla mondanita’, dentro il luogo in cui poter dimenticare la frammentarietà del quotidiano, il luogo della meraviglia.

E per fare questo ci vuole talento, empatia, studio e tanto tanto olio di gomito… di sicuro meno scotch!