E’ stato reso noto il manifesto della prossima edizione del Festival del Circo di Monte-Carlo, la numero 47.

Io mi chiedo a chi venga affidata la comunicazione e la grafica di uno dei Festival che era considerato uno tra gli eventi più importanti e rappresentativi a livello mondiale in ambito circense. 

Il messaggio è chiaro: se nel resto del mondo tutti i circhi (compresa l’Italia e potete trovare negli ultimi anni decine di circhi classici che scrivono in locandina “solo talento umano”, “animali olografici” ecc ecc ecc) loro, a Monte-Carlo, degli animali ne fanno una bandiera e va bene anche una gabbia imbarazzante come quella dello scorso anno pur di avere tigri e leoni.

Il mio non è un discorso etico nè moralista, non lo sono mai stato e credo siano ben altri i problemi di oggi rispetto agli animali nei circhi.

Il mio è un discorso di identità e comunicazione. E’ chiaro che il gusto del pubblico è cambiato e avere animali esotici crea più problemi che benefici sia a livello di pubblico che di immagine e di sicurezza. 

A Monte-Carlo devono dimostrare che loro vanno contro corrente, che sono “duri e puri” e che il mondo si sia evoluto o semplicemente abbia cambiato la propria sensibilità non interessa minimamente. 

E’ così che viene data alle stampe una locandina piena zeppa di animali che sembra la pubblicità di uno zoo di periferia degli anni ’90.

Può essere visto anche come un radicamento profondo alla tradizione circense, ma basta essere consci che è una battaglia contro i mulini a vento già persa in partenza. 

Perchè ostinarsi a promuovere l’immagine di un circo che ormai nel 70% del mondo non esiste più?

Lo dimostra il fatto che domatori bravi ce ne sono ormai ben pochi e molte volte la presenza degli animali si riduce ad un carosello (giro di pista) che non entusiasma nemmeno i bambini.

Le televisioni tagliano la messa in onda di questi numeri, anche se il numero vince un clown d’oro o d’argento (vedi Bruno Togni), nemmeno sulle testate nazionali se ne può più scrivere… resterà Monte-Carlo l’ultimo baluardo di un circo che non esiste più? L’impressione è che anche questo Festival negli ultimi anni stia invecchiando male. 

Meno curati gli allestimenti, le musiche, la regia, i cambi scena: tradotto meno investimenti economici e quindi tutto più difficile. Evidentemente le priorità del Principato sono altre.

La speranza è che la stessa libertà e controtendenza applicata agli animali venga estesa anche agli artisti e poter rivedere in pista i grandissimi artisti russi che da alcuni anni mancano all’appuntamento.