Cani chow-chow truccati da panda: blitz della Forestale al circo Orfei

Avatar Simone Cimino

Sequestrati due cani, denunciato il proprietario. L’ipotesi di reato è maltrattamento animali e truffa ai danni degli spettatori

Hanno smascherato i chow chow. Venerdì 18 dicembre alcuni animalisti in incognito hanno pagato il biglietto per l’Orfei Circus, zona San Polo. Casse a palla, pop corn, gli elefanti che facevano gli inchini, a un certo punto sono saltati fuori i «panda» per i selfie. Cheese con i bambini e tanti saluti: peccato non fossero Ailuropoda melanoleuca, ma chow chow con il pelo tinto, truccati di bianco e nero. A chi ha obiettato che sul pelo c’era traccia di cipria, i circensi avrebbero detto che i cuccioli erano incroci tra chow chow e panda. La sera di domenica 21 dicembre, al tendone dell’Orfei Circus (altra compagnia rispetto al Moira o al Nando Orfei) c’è stato il blitz degli agenti del Corpo forestale dello Stato.

Divieto di altri spettacoli, denunciato il proprietario

Gli agenti del Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda) affiancati dai colleghi della Forestale di Brescia, hanno sequestrato due esemplari (un maschio e una femmina) che venivano «truccati» da panda (non esiste in natura un incrocio tra le due specie animali) prima e dopo lo spettacolo circense e sottoposti a decine di fotografie in compagnia dei bambini. Il proprietario è stato denunciato. Per il momento gli animali sono stati lasciati nel circo «con il divieto assoluto di protrarre le loro esibizioni». Dagli accertamenti effettuati è emerso che la carta d’identità canina era falsa: i cani risultano importati dall’Ungheria ma avevano un età sicuramente inferiore a quella dichiarata, di circa sei mesi. Dai controlli veterinari effettuati i chow-chow sono in buone condizioni di salute «anche se mostrano un’accentuata lacrimazione oculare probabilmente aggravata dai continui lampi dei flash a cui erano esposti». Le indagini della Forestale proseguono: l’ipotesi di reato è quello di maltrattamento di animali ma anche truffa ai danni degli spettatori.

di Alessandra Troncana