Il Circo è solo per bambini? No, Circus Atmosphere presenta Provoque

Avatar Fabrizio Procopio

Inizio rivolgendomi agli appassionati di circo come me: quante volte vi è capitato di dire “sono un appassionato di circo” oppure “faccio due ore di macchina per andare a vedere un circo”, ed essere stati guardati con immenso stupore? Ai più sarà anche successo sentirsi dire: “Ma come al circo? Il circo è per bambini”.

Io ho scoperto questa mia passione per lo spettacolo viaggiante in terza media, quando passò dal mio paesino l’allora Circo di Praga della Famiglia Monti. Cercando su internet, mi si aprì un mondo: esistevano gli appassionati di circo. Tuttavia, negli anni, ho sempre dovuto fare i conti con questo pregiudizio: il circo è per bambini.

Il Circo al di là del pregiudizio

Leggendo il titolo, sembrerà che io la stia prendendo alla larga, ma seguitemi: vi porterò al punto della questione. Nella società, da che mondo è mondo, esiste il pregiudizio. Come omosessuale l’ho spesso sperimentato e spessissimo ci devo fare i conti. Il gioco sta nel fregarsene del pregiudizio stesso. La società tende a categorizzare: questo per bambini, questo per bambine, questo per adulti, questo per uomini e questo per donne.

Prendiamo i fumetti, i manga, le carte Pokémon. Questi, per molti, sono cose da bambini, ed è così, senza appello. Peccato che esista un’enorme fetta di adulti, che rappresenta un’enorme fetta di mercato, che colleziona carte, manga e fumetti. Pensate che in Italia, a Lucca, si tiene ogni anno il Lucca Comics and Games, che per grandezza e presenze è la seconda fiera al mondo, seconda solo al Giappone. E fidatevi, ci sono stato: non è una manifestazione per bambini.

Cosa voglio dire? Su alcune cose i pregiudizi iniziano a rompersi, la differenza tra “per bambini” e “per adulti” inizia a essere sempre più labile e sottile. Peccato che temo che per il circo non sia ancora così. O quasi.

Provoque: uno spettacolo per adulti

A Lucca, per Natale, ha presentato i suoi spettacoli il Circus Atmosphere della Famiglia Vassallo. Ho visto questo circo 4-5 volte, ci sono volentieri tornato per la piazza di Natale. Poco dopo Natale, vedo su Facebook un post sponsorizzato: a Lucca c’è uno spettacolo chiamato Provoque. La grafica è ammiccante, è chiaro che si tratta di uno spettacolo per adulti, sexy e provocante. Leggo meglio: è uno spettacolo di circo. Leggo meglio: è organizzato dalla Famiglia Vassallo.

Faccio lo screenshot e lo mando al mio amico che era venuto con me a vedere Atmosphere. Mi risponde: “Mi hai portato a vedere il circo per bambini, ora mi porti a vedere questo per adulti”. Atmosphere, rispetto a tanti altri, non strizza eccessivamente l’occhio ai bambini. Però, tornando al discorso dei pregiudizi, un esterno non appassionato può percepire quello spettacolo come per bambini.

Alla fine, a vedere Provoque ci andiamo in 4 persone. Non voglio fare una recensione dello spettacolo: a mio avviso è ben presentato, originale, in alcuni punti si poteva osare di più, altre cose le trovo migliorabili. Resta però una questione: eliminati i bambini dal pubblico, è come se avessi sentito gli artisti più liberi di esprimersi, il clown molto più simpatico e dissacrante. Uno spettacolo diverso, anche se i numeri erano sostanzialmente gli stessi, presentati con leggere variazioni ammiccanti.

Il Circo degli Orrori e Gravity

Qualche anno fa, in Italia come all’estero, abbiamo assistito alla moda dei Circhi degli Orrori. Ne ho visti 4-5: onestamente, a me piacevano. Restano un po’ un unicum che puntava a presentare uno spettacolo che non fosse per bambini. Nel 2024 abbiamo avuto un qualche ritorno in auge, ma mi pare che il fenomeno sia sopito.

Tra i circhi che ho visto, e che non è confezionato ad hoc sui bambini, c’è il Gravity Circus della Famiglia Rossante, con la magistrale regia di David Demasi. Ecco, Gravity, come giustamente ricordava un articolo su questo sito, è l’unico circo italiano che ambisce a essere di livello europeo.

Cosa voglio dire con questo? Sembra quasi che il circo italiano sia un po’ schiavo di questa logica per cui il circo è per bambini e quello è l’unico target a cui puntare. Ma è davvero così? Abbiamo solo questa alternativa?

Il circo e il mercato dell’intrattenimento

In ogni settore economico, esistono diversi livelli del mercato che rappresentano fette di consumatori più o meno grandi e più o meno redditizie. Esistono le scarpe da 50€, quelle da 100€ e quelle da oltre 1.000€. Ogni scarpa è pensata per un consumatore diverso, con esigenze diverse. Esiste il dentifricio per bambini, dal sapore di fragola, ed esiste il dentifricio per adulti al gusto menta.

La scelta di rivolgersi a un consumatore (spettatore) piuttosto che a un altro dipende da quanto è grande questo mercato e dal suo valore economico. Non ho i dati alla mano, e forse questi dati non esistono nemmeno. Ma, forse grazie all’aver fatto per lavoro ricerche di mercato, penso che ci sia uno spazio per il circo che si rivolge agli adulti, o almeno un circo che non strizza l’occhio solo ai bambini.

Badate bene, non sto dicendo che il circo non deve più guardare ai bambini. Perché se si punta ai bambini si punta alle famiglie, e di colpo hai fatto almeno 3 spettatori, il che è una logica economica inattaccabile. Il mercato, però, è fatto da vari livelli: può esistere il circo che punta ai bambini, quello che è più neutro rispetto al target (come Gravity) e quello che punta solo agli adulti.

Peccato che in Italia, a mio sentire, pare ci sia spazio solo per chi punta ai bambini.

Conclusioni

Mi sento di applaudire al coraggio e all’innovazione portata da Melani Vassallo, che ha ideato Provoque. Migliorabile, certo, ma un’ottima idea: moderna, nuova e che soprattutto punta a una fetta di spettatori che in Italia pare nessuno voglia.

Io, da appassionato, mi auguro che il circo italiano provi ad evolversi, che gli spettacoli presentati dai complessi nostrani provino a sperimentare di più, uscire dalla comfort zone e che soprattutto qualcuno in più provi ad affrancarsi da questa equazione per cui “circo = bambini”. Ancora complimenti alla Famiglia Vassallo per Provoque. Ad Maiora.

P.S.

Anche questa volta la redazione mi permetterà alcune precisazioni. A costo di apparire altezzoso, ma tant’è, prevengo alcuni possibili commenti.

Alcune cose le commento con cognizione di causa: ho fatto teatro per 16 anni e conosco il mondo dello spettacolo dal vivo, ho studiato Marketing e Ricerche di Mercato, per cui conosco bene come funziona il mercato; per mestiere comunico, creo contenuti e aiuto le aziende a rivolgersi al cliente giusto. Sì, ho una vita. Sì, sono molto soddisfatto.