ROMA – Si spacciavano per volontari di onlus e raccoglievano fondi per bimbi malati di tumore. Li si poteva incontrare nei centri commerciali, nelle fiere e nei mercati: con educazione e professionalità chiedevano denaro per organizzare sedute di «clown terapy» per alleviare le sofferenze dei piccoli pazienti, sostenendo di agire in collaborazione con ospedali blasonati come il Bambino Gesù di Roma. Il raggiro ha permesso all banda di incassare in soli sei mesi almeno 100 mila euro in 35 Province e 93 Comuni. Dieci le denunce per associazione a delinquere e truffa.
SCATOLE CINESI – L’imbroglio – un’impresa di successo avviata nel 2011 – è venuto a galla grazie alla denuncia di un cittadino di Ariccia, ai Castelli Romani, che dopo aver dato dei soldi a un volontario ha cercato il nome della onlus su internet e si è imbattuto in un sito in costruzione. È partita così l’operazione «Clown», con cui i carabinieri hanno individuato un’organizzazione formata da «una serie di associazioni a struttura piramidale, con un meccanismo tipo ‘scatole cinesi’ in cui gli stessi soggetti erano di volta in volta presidenti, amministratori, soci, tesorieri». Individui spesso legati da rapporti di parentela, quasi tutti con precedenti per truffa o fogli di via rilasciati dai Comuni nei quali raccoglievano i fondi.
BASE A NAPOLI – Il quartiere generale delle false onlus era a Napoli. Dove, racconta il maggiore Marco Piras, comandante della compagnia di Velletri, «abbiamo trovato i blocchetti delle ricevute, con annotati nomi dei benefattori e relativi importi». I carabinieri sono convinti che di blocchetti in giro ce ne siano anche altri e che i truffatori abbiano incassato cifre molto più consistenti dei 10o mila euro trovati, denaro spillato a migliaia di cittadini convinti di lenire le sofferenze dei piccoli malati di cancro.
108 VOLONTARI – Proprio da Napoli i volontari (almeno 108 quelli individuati) partivano per raccogliere fondi in tutta Italia, armati di t-shirt e pettorine con il logo dell’associazione di turno, depliant pubblicitari, tesserini di riconoscimento e false autorizzazioni. «Sulle ricevute – precisa Piras – erano stampati anche i recapiti telefonici: chi, dopo aver versato il suo obolo, chiamava per avere chiarimenti, si sentiva rispondere da solerti segretarie pronte a confermare che i fondi raccolti sarebbero andati a finanziare eventi di ‘clown terapy’ e a dare il calendario delle successive tappe della raccolta».