Provengono dal teatro, dalla danza, dalla musica e dalle pratiche funamboliche, quelli che compongono la troupe multidisciplinare, transnazionale e pluriculturale del Cirque Éloize (denominazione da associarsi alla parola “elwaz”, termine originariamente in uso in una provincia del Québec, l’IlesdelaMadeline, traducibile in italiano “lampi di luce incandescenti all’orizzonte”), che il canadese fondatore e direttore Jeannot Painchaud, acrobata, giocoliere e performer specializzato in ciclismo artistico, ha nel 1993 battezzato così proprio nella convinzione che la luce e i lampi di energia saturi di calore non fanno che nutrire e ricaricare lo spirito degli artisti.
La carovana cosmopolita del Cirque Éloize mette piede a Roma da stasera, al teatro Brancaccio, con uno spettacolo intitolato ID, forte di 16 componenti, di 12 specialità circensi, con una sorta di drammaturgia che mette in campo bande che si sfidano, relazioni che nascono e si dissolvono, graffiti, fumetti e simboli di fantascienza ormai contemporanei, con melodie al limite del romanticismo poetico in chiave elettronica, nebbia musicale rock, atmosfere da Urban Dance spaziante nella breakdance e nell’hip hop, all’insegna di un mix di movimenti e recitazioni che amplificano esponenzialmente le identità (da cui il marchio di fabbrica del lavoro, con le iniziali ID).
L’ambientazione che fa da scenario-contenitore e da epoca di riferimento è quella di una città futuristica dove le immagini hanno il compito di confondere, disorientare, sublimare. Però è poi anche molto fisico, il criterio dinamico e anatomico che plasma le interazioni tra Hand Balancing, Chinese Pole, Trial Bike, Straps, contorsionisti, acrobati, trampolieri, giocolieri, pattinatori, Urban Dancing e trapezisti. E il motore trainante è quello della forza aerea, della dissolvenza muscolare, della specularità dei mestieri, della massa contrapposta ai singoli, delle radici rituali a confronto con le evoluzioni virtuali.
Questo Cirque nega quasi tutte le regole tradizionali del Circo, ha fisionomie sfuggenti e al tempo stesso potenti per tecniche, slanci, rischi e sonorità. È quasi superfluo dire, ribadire che una macchina del genere – con tale e tanta commistione di numeri, linguaggi e contributi di atletismo & filosofia riproducenti una Babele di idee e di coreografie – non poteva che discendere da una prospettiva, da un progetto avente a che fare col meticciato moderno dell’arte dello spettacolo del Québec. Come insegna un altro illustre marchio circolante nel mondo. E in merito l’Éloize si difende comunque bene: 4000 spettacoli in 440 città di 40 nazioni diverse.