Dentro il Centro animali selvatici di Semproniano: ecco che fine fanno gli animali sequestrati ai circhi

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Articolo tratto da Circo.it

Venticinque senatori (fra questi i soliti Cirinnà, Repetti, il sempre più rarefatto Bondi, De Petris), che evidentemente nonostante tutte le emergenze nelle quali si dibatte il Paese non trovano di meglio che spendere il loro tempo a sostegno della già ultrapotente e danarosa lobby animalista, nei giorni scorsi hanno chiesto (con un atto di sindacato ispettivo), fra le altre cose, di togliere i finanziamenti ai circhi con animali e di finanziare invece ulteriormente i Centri di ricovero e recupero degli animali. Gestiti dalle associazioni ambiental-animaliste.

Ora, vorremmo spiegare ai 25 senatori, a tutto il Parlamento, al capo del Governo e ai suoi ministri, a partire da quelli direttamente coinvolti sul tema, e agli organi preposti ai controlli, qual è la situazione di uno dei tre Centri esistenti in Italia, riconosciuti e convenzionati con il ministero dell’Ambiente, che sono quello di Semproniano (GR), il quale fa capo a Wwf Italia (che ne ha altri 6 sparsi fra Basilicata, Lombardia e Sicilia), il Centro tutela e ricerca fauna esotica e selvatica che si trova a Sasso Marconi e Zooproject/Rettilario di Perugia.

L’attenzione si ferma per ora sul Centro recupero, soccorso, riabilitazione e detenzione di animali esotici sequestrati di Semproniano. Con una premessa. Stiamo parlando dello stesso Centro che due anni fa era finito alla ribalta della cronaca (ma solo su alcuni media e non sui principali, sempre schierati “a prescindere” con la lobby animalista) perché secondo i magistrati, che ipotizzarono i reati di peculato e truffa, e che disposero verifiche approfondite su un migliaio di animali, gli esemplari che finivano al Centro a seguito di sequestri giudiziari, avrebbero preso la strada di zoo oppure, nel caso di specie esotiche (si parla di tigri, scimmie e pappagalli), fatti riprodurre per vendere i piccoli.
Un centro che riceve, scrissero i giornali, “300 mila euro l’anno dal ministero dell’Ambiente, più 90 mila dalle province di Grosseto e Siena”. Non se n’è più saputo nulla sugli organi di informazione.

Al Centro di Semproniano sono stati reclusi anche tutti gli animali sequestrati al circo Martin lo scorso ottobre, con un’eco mediatica enorme. “Ora sono finalmente liberi”, fu il commento della Lav (che creò per l’occasione l’hashtag #laveralibertà): “Per loro ora ha inizio una seconda vita senza più l’incubo di dover dare spettacolo ogni giorno, ritornando ad essere di nuovo animali”. A parte la connessa richiesta di denaro, con la quale è stato accompagnato questo messaggio, è venuto il momento di chiedersi: come vivono questi animali a Semproniano? Lo spettacolo non è dei migliori.

A metà aprile scorso una delegazione formata dal presidente dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, dal presidente S.I.A.C. Gaetano Montico, dal veterinario dott.sa Barbara Cavedo e dal Signor Aldo Martini (proprietario di una tigre e di un leone sequestrati dal suo circo e rinchiusi a Semproniano), hanno fatto visita alla struttura.
Va anzitutto chiarito che non è stato possibile accedere facilmente al Centro, tanto che la delegazione (ad eccezione del presidente Buccioni, che in serata è dovuto rientrare a Roma a causa degli impegni inderogabili fissati per il giorno seguente) il 15 aprile è stata costretta a dormire in zona e a ripresentarsi il giorno seguente, 16 aprile, ai cancelli del Centro.

Non solo. Per poter vedere lo stato in cui vengono detenuti gli animali sottratti ai circhi, è stato necessario ricorrere ai carabinieri, che infatti il secondo giorno hanno accompagnato all’interno Montico, Cavedo e Martini. Perché tanti ostacoli se non c’è nulla da nascondere? E cosa hanno potuto vedere? A mostrare al gruppo solo ed esclusivamente gli animali di proprietà di Aldo Martini, vietando di scattare fotografie, è stato il dott. Marco Aloisi, responsabile della custodia degli animali e referente “tecnico” della struttura di Semproniano.

Dovrebbe essere un Centro di eccellenza, dove gli animali ritrovano finalmente (!) un habit a loro confacente, almeno così viene presentato, ma già all’esterno somiglia più ad una baraccopoli, come documentano le fotografie scattate. Per il resto fa testo la relazione firmata dal veterinario, Barbara Cavedo, che da anni si prende cura degli animali presenti nei circhi e che fa parte della Società italiana veterinari per animali esotici (SIVAE) e della Società Italiana Medici Veterinari Animali Selvatici e da Zoo (SIVASZOO).

In essa mette nero su bianco, allegando anche alcune fotografie del leone e della struttura che parlano da sé, che il 16 aprile ha potuto visionare i due felini del Signor Aldo Martini (un esemplare maschio di Panthera leo e un esemplare maschio di Panthera tigris) presso il Centro di Recupero della fauna selvatica della Maremma di Semproniano, constatando una situazione inaspettata e soprendente, anzi incredibile: “Pensavo di trovarli in migliori condizioni di salute psico-fisica, gli animali detenuti in custodia al Centro non sono nelle giuste condizioni di salute, sono emaciati ed apatici”.

Il leone si presentava disteso a terra nei pressi della recinzione e non dava nessun segno di curiosità nei confronti delle persone che si avvicinavano, compreso il suo proprietario, cosa molto insolita visto che in passato bastava un cenno per farlo avvicinare”. Il veterinario aggiunge un altro elemento importante frutto della osservazione diretta: “Il leone è notevolmente dimagrito, tanto da vedersi chiaramente sia le ossa del bacino che quelle della colonna vertebrale, rispetto all’ultima volta che l’avevo visto, per l’esattezza il 1 giugno 2014, in occasione di una visita medica e prelievo di sangue per effettuare degli esami sullo stato della sua salute. Il leone ha mostrato un comportamento decisamente strano, sembrava apatico, riluttante e decisamente meno socievole del solito”. Da settembre 2014 il leone si trova a Semproniano.
leone-semproniano3aAltri dettagli non meno significativi: “Nell’interno della recinzione era presente una vaschetta con poca acqua di colore verde per la presenza di numerose alghe, non erano presenti feci a terra e l’entrata alla sua parte coperta era chiusa, così da non poter entrare ed uscire a suo piacimento. A detta del dottore responsabile della sua custodia, l’animale soffre di una forma di insufficienza renale e quindi è stato messo in cura dallo stesso, ma non mi ha riferito nessun farmaco, né tantomeno nessuna cartella clinica, dicendo che in passato era stato male e quindi aveva dovuto intervenire farmacologicamente.”

E veniamo alla tigre. Nella sua relazione il veterinario, Barbara Cavedo, scrive di averla vista “detenuta in una gabbia ampia con arredi come tronchi e vasca per poter fare il bagno, ma l’animale se ne stava verso il fondo della stessa, camminando nervosamente avanti e indietro, in prossimità dell’apertura che la conduceva all’interno della parte coperta della gabbia, anch’essa chiusa. Mi hanno riferito che dietro la parete erano ospitati altri tre esemplari di tigre, ma lei puntava alla sua entrata e non alle altre, come se volesse fare rientro e non volesse restare all’esterno”. La tigre presenta poi una zoppia, evidenzia il veterinario, “ad un arto anteriore, cosa non presente alla mia visita del 1 giugno 2014, e all’esame visivo notavo che il soggetto presentava un pelo opaco, sporco e leggermente arricciato, cosa alquanto strana visto che normalmente il pelo era liscio e lucido”.

I due animali che la delegazione ha potuto visionare a fatica, sostano nella zona sanitaria – così è stato spiegato dal dott. Aloisi alla delegazione – “dove permangono per un breve periodo di adattamento e poi vengono trasferiti in un’altra zona con spazi maggiori, ma questi animali si trovano nella cosiddetta zona sanitaria da settembre 2014, quindi da quasi otto mesi, che a mio parere è un tempo eccessivo per trattarsi di un normale adattamento, considerando anche il fatto che la recinzione del leone è veramente molto piccola e priva di arredi”.
Ce n’è abbastanza per rimanere inorriditi. Ovviamente non è finita qui. S.I.A.C. preciserà altri aspetti e continueremo tutti insieme a far luce su questa vicenda oltre che su tutte le altre situazioni inaccettabili, tanto più gravi perché mascherate da “paradisi terrestri” per gli animali, quando in realtà sono quello che vi abbiamo descritto. E’ ora di smontare coi fatti e pezzo per pezzo la propaganda animalista, anzitutto per il bene degli animali. E questo faremo con l’apporto di tutti e con l’unico obiettivo di lavorare per il bene e per il futuro del circo italiano e degli animali che in esso vivono. Un ringraziamento particolare vanno a Gaetano Montico, Barbara Cavedo e Aldo Martini.
E’ questo il primo capitolo che va ad arricchire il dossier “Animalisti & Dollari“, che il mondo del circo, con l’apporto di tutti i veri amanti degli animali, ha deciso di raccogliere.