In comune hanno entrambi le origini, la città di Teramo, ma soprattutto li unisce la sensibilità verso lo spettacolo del circo, vissuto nella dimensione del teatro povero di strada, colta nelle immagini di Di Venanzo per i film di Fellini e nelle malinconiche opere di Giovanni Melarangelo che ha dedicato la sua pittura ai clown, ai trapezisti, alle ballerine e a tutti i protagonisti dei circhi poveri di periferia. La mostra è dedicata alla produzione grafica di Giovanni Melarangelo (Teramo 1903-1978, artista che ha esordito nella sua attività grafica negli anni venti collaborando come caricaturista presso giotnali e riviste satiriche dell'epoca sino a essere invitato all'Esposizione Nazionale della Caricatura di Genova nel 1927. Inizia a interessarsi al tema del Circo e dei teatri di strada a partire dagli anni quaranta, assistendo agli spettacoli nelle arene che s'insediavano nei centri dell'Italia centrale tra Rimini e Pescara. Nel 1946 è tra i fondatori del Liceo Artistico di Pescara, di cui è ordinario di figura disegnata, partecipa a varie edizioni del Premio Michetti.
"Già quando si alzavano i pinnacoli che sorreggevano il tendone, la prima fase di allestimento di una spazio scenico povero, l'osservazione ispirata di Melarangelo era all'opera. I carrozzoni destinati all'alloggio dei circensi sono spesso il simbolo di questo teatro povero di strada fatto di illusione e malinconia. I macchinisti, gli acrobati e i giocolieri fino ai clowns e alle ballerine, sono i protagonisti di disegni veloci che diverranno poi i quadri come Arena Popolare, raccontati ed esaltati nell'attesa, nella preparazio- ne dello spettacolo e nell' azione scenica. Nani, Floretta e Patapum, sono i nomi dei personaggi incontrati in queste straordinarie arene di periferia, nelle quali il tempo era sospeso per lasciare spazio al sogno e all'immaginazione. Nei disegni e nei carboncini, quasi sempre realizzati su superfici cartacee occasionali, carte veline, cartoncini usati se non addirittura fogliettini pubblicitari o inviti di mostre, viene impressa l'istantanea di un'azione, di una posa, con una vivacità segnica che ritroveremo nelle pennellate dei quadri e nelle macchie degli acquerelli e delle gouaches. Sono l'anima dell'arte di Melarangelo, che attribuisce al disegno una funzione fondamentale, quanto quella del colore, utili entrambe a fermare l'impressione e l'emozione di una scena artistica come quella del circo.