Riportiamo un articolo tratto dalla pagina Primo Piano del Giornale d'Italia, a firma di Federico Colosimo.
Roma, via di Villa Patrizi. Nel "teatro" dell’Associazione Generale italiana dello Spettacolo (Agis) – in una giornata fredda e invernale – va in scena una delle tante riunioni annuali del mondo del circo. Sala affollata e toni accesi. Facce tese da parte dei protagonisti, sul piede di guerra per quel meccanismo messo in atto contro lo spettacolo viaggiante. E con la voglia di raccontare tutte quelle ingiustizie che sono costretti a subire ormai quotidianamente.
Neanche il tempo di arrivare e accendere il computer. Sono circondato. I consiglieri dell’Enc sono un fiume in piena. Tanta la voglia di sfogarsi e di esternare il proprio sentimento di frustrazione. Ad iniziare da Alberto Vassallo, che non lesina attacchi alle istituzioni e sentenzia: “La cosa più umiliante è che oggi sono considerati più i rom che i circensi”. E spiega come ormai sia diventato impossibile svolgere il proprio lavoro. “Perché non vengono concesse aree pubbliche a circhi con animali. Con l’inchiesta della procura di Palermo che ha avuto certamente un peso”. E a rimetterci sono quelle eccellenze alle prese con commissioni, istruttorie, pratiche di ufficio, marche da bollo che portano via solo tempo e denaro. E che alle volte risultano perfino inutili.
Sulla stessa lunghezza d’onda pure i colleghi consiglieri Martino Eusanio e Derek Coda Prin, che spiegano come ormai i parametri – in sede di assegnazione di aree – non contino un bel nulla. Perché il dato è tratto: “C’è una forte alleanza tra animalisti, poteri forti e la sinistra italiana”. Accusata di favorire sempre e solo circhi senza animali per sottrarsi da ogni qualsivoglia polemica. Costringendo i circensi a rivolgersi al Tar per provare a ottenere giustizia. A suon di ricorsi, che necessitano di tempo e molto denaro.
Quasi sconfortata, per i torti subiti, Tamara Bizzarro, già responsabile degli animali presso il circo Martini Darix. Che racconta di come questa disciplina in Italia non sia tutelata come nelle altre nazioni. E sia anzi vittima di attacchi e offese continue che non corrispondono alla realtà dei fatti. Che narra di una “condanna emessa nei confronti di questa categoria: umiliata. Eppure noi – lo sfogo a voce alta – non ammazziamo ne derubiamo qualcuno. Portiamo divertimento nelle piazze eppure ci criticano. Non ne possiamo più”.
Il mondo del circo si ribella e chiede maggiore rispetto. E lancia un avviso ai naviganti del governo: “Così non possiamo andare avanti”. Alle istituzioni, che sul tema latitano, il compito di tornare a dare dignità a quest’arte meravigliosa.