Riportiamo dal portale corriere.it a firma di Elvira Serra.
Maria Pia Zanetti in Lizzi sorride in costume di scena, cappello nero e giacca rossa. Era «la signora dalla voce incantevole», come dice la targa sotto il nome: faceva la presentatrice. Anche Lucina Casartelli ha un bel sorriso, raddolcito dall’età. Di lei la scritta insegna: «Il più bel seraffo del mondo». Volle metterla il figlio, David Larible, il «clown dei clown» amatissimo da Steven Soderbergh, Tom Cruise, Woody Allen e Jerry Lewis, perché la mamma in più di uno spettacolo era stata il suo «seraffo», quel complice che si finge del pubblico per fare da spalla senza che nessuno se ne accorga.
Il «grande capo» che acquistò il Medrano
Leonida Casartelli, invece, è «il grande capo». Fu lui a trasformare l’Arena Rosa di sua madre Rosina — appena qualche cassetta di legno per saltimbanchi; lei sulla tomba saluta così i quattro figli: «Venite più tardi possibile, ma saremo ancora uniti e per sempre» — nel Circo di famiglia che poi diventò Medrano. Di lui c’è una foto vestito da Tarzan, perché aveva fatto il domatore dei leoni e delle tigri, dopo essere stato il pagliaccio Fagiolino, e prima di diventare impresario. In questa veste fu fotografato con papa Paolo VI a Roma, nel 1978, lo stesso anno in cui morirono entrambi, Leonida d’incidente d’auto. «Era un precursore e un grande», spiega Andrea Giachi, quinta generazione di circensi, un mix tra le tre grandi famiglie che riposano a Bussolengo: Caroli, per parte di madre, Casartelli un nonno e poi Giachi, il papà, già acrobata e saltatore a terra, clown a fine carriera e, soprattutto, «mani d’oro» nel quartier generale del Medrano, qui nel Veronese, dove Andrea adesso si occupa di logistica e amministrazione.
La «roulottinga» e «Los Francescos»
Il cimitero dei circensi non è un posto allegro, ma si respira pace. E, grazie alla nostra guida, anche un po’ di storia. Le foto incorniciate si animano con i suoi racconti, e così Wally Togni non è più soltanto la signora con gli occhiali che saluta garbata dietro al vaso di fiori freschi. «Era la vedova di Leonida, figlia di Ugo. Una “roulottinga”, la casalinga in carovana: zia Vallì per tutti, perché era una vera chioccia. Fece da trait d’union tra due famiglie importanti. Al suo funerale, due anni fa, arrivarono da tutto il mondo». Nella stessa cripta, sotto la cappella dove si svolgono le cerimonie di commiato ad artisti, direttori, acrobati e attrezzisti, ridono sornioni Enrico, Ernesto e Francesco Caroli, «Los Francescos», i tre cavallerizzi di cui resta celebre quel numero spettacolare con Enrico che faceva un salto mortale in piroetta dal primo al terzo cavallo, al galoppo naturalmente. E infatti sulla loro tomba ci sono due ferri di cavallo. Mentre è di sopra che riposa «il signor Silver»: «Una vita da trapezista». «Fu il maestro di tutti».
La città della fiera di San Valentino
Colpisce Rosanna Bello, giocoliera con il fratello. Scelse di morire a 28 anni, nel 1972, e davanti alla fiammella della lapide sbuca il biglietto di Joline, che di anni ne ha dieci. Dietro al pulcino buffo disegnato da lei c’è scritto: «Cara zia e nonni vi voglio bene». Eppure non l’ha mai conosciuta.
Anche se non c’è un cartello, questo è un luogo di suggestioni. Max Maestrello gli ha dedicato un racconto: Aldilà del tendone. Una giornata nel cimitero dei circensi (Zandegù). «Sepolti qui, che hanno lavorato sotto un tendone, saranno una settantina, ma forse di più, perché bisogna contare anche i giostrai», prosegue Andrea Giachi. Perché proprio Bussolengo? «Perché nella zona si svolgevano le più importanti fiere agricole, in particolare quella di San Valentino, che qui è il patrono: quest’anno è alla 305esima edizione. Dal ‘59 i Casartelli scelsero questo luogo per il quartiere invernale, era un crocevia importante. Sarebbe bello fare un censimento: di sicuro troveremmo il numero più alto di circensi in Europa».