Riportiamo un articolo da LeNius a firma di Ester Franzin
Nell’immaginario collettivo il circo è rappresentato dagli animali in gabbia o in pista, dai tendoni colorati, dagli acrobati che volteggiano a metri da terra. Pochi sanno che il circo, dalla seconda metà del 1900 con il fenomeno del nouveau cirque francese, ha avuto una vera e propria svolta contemporanea, avvicinandosi al mondo del teatro, combinando le sue discipline più classiche e ricche di magia a quelle più tradizionali del palco, come il mimo e la danza.
Dove nasce il circo contemporaneo?
Per trovare le origini del circo contemporaneo dobbiamo andare in Francia, dove nel 1972 venne creato il Centre de Formation des Arts et Techniques du Cirque e Mimedall’attrice Sylvia Monfort e dall’addestratore di cavalli Alexis Gruss. Qui, oltre alle tradizionali discipline circensi, venivano insegnate anche le tecniche del teatro, della danza e del mimo. Su queste basi si formarono circhi innovativi, come ad esempio il newyorkese Big Apple, che sovvertivano le regole del circo come noi oggi lo intendiamo.
Successivamente, nel 1985, la Francia costituì la sua prima scuola di circo pubblica (il Centre National des Arts du Cirque) che con Bernard Turin favorì la proliferazione di scuole circensi in Francia ma anche nel resto d’Europa.
Dall’altra parte del mondo, sempre negli anni ’80, il Circo di Mosca raggiunse una grande maturità di stile: anche qui i numeri venivano concepiti sempre più come opere compiute. I confini del circo infatti si aprivano chiaramente a un linguaggio danzato e il suo repertorio si allontanava dagli stereotipi classici.
Per avere un’idea di cosa sia il circo contemporaneo dobbiamo aggiungere un pizzico di stile retrò all’immagine del circo tradizionale e pensare a uno spettacolo che si presenta già di per sé indipendente e completo.
Non ci sono più i diversi atti che costituiscono lo spettacolo completo con l’alternanza delle varie discipline (acrobazia, giocoleria, clownerie,…). Non è più il circo dipinto ne La strada di Fellini; dobbiamo piuttosto immaginare l’uomo-artista che porta al centro della scena le sue debolezze e i suoi limiti oltre che il suo livello acrobatico, con una regia e una sceneggiatura che supportano e definiscono la traccia dello spettacolo.
Al posto dell’apprendimento di tipo famigliare ed ereditario delle discipline (che comunque non cessa mai del tutto, soprattutto in Italia), si instaura via via una maggiore disinvoltura nell’assimilazione delle pratiche circensi, a partire dalla demolizione e ricostruzione dell’estetica di riferimento e stimolando un approccio di tipo sperimentale: su quest’onda sono nate anche nuove discipline come la danza verticale, la pole dance e la hoop dance.
Il più noto circo contemporaneo è il Cirque du Soleil, nato nel 1982 dalla commistione di diversi gruppi di artisti che decisero di produrre un piccolo festival di artisti di strada a Baie Saint Paul nel Quebec.
Con un grande investimento in pubblicità e in marketing del brand, e attraverso il sostegno del governo canadese, il Cirque du Soleil riuscì in poco tempo a diventare una multinazionale affermata nel mondo dello spettacolo classificandosi come un fenomeno internazionale di tutto rispetto. Oltre ad essere la più grande impresa in questo campo, ha anche cambiato il tipo di pubblico che frequenta regolarmente il circo: non richiama più solo le famiglie o gli appassionati del genere ma si rivolge ad una platea illimitata.
Le sue condotte di stile sono principalmente la rinuncia agli animali, il ruolo fondamentale della musica, l’utilizzo di tecniche attoriali e coreografiche da parte dell’artista che si vede ora obbligato a seguire un tema di fondo.
In Italia la risposta al circo contemporaneo è stata più debole, anche per la presenza di famiglie tradizionali forti come gli Orfei e i Togni. Sentiamo parlare spesso di Nuovo Circo, Circo Contemporaneo, Circo Teatro, Circo d’Innovazione, ma cosa accomuna tutti questi termini?
Anche in Italia, a partire dagli anni ’80, c’erano stati nuovi impulsi e stimoli: oltre ai numerosi dibattiti e conferenze sul tema, per alcuni anni l’Italia fu patria di due maestri della nuova clownerie come Jango Edwards e Leo Bassi. Attualmente è arrivato in Parlamento anche il dibattito sugli incentivi agli spettacoli che non utilizzano gli animali, e dove si usa per la prima volta l’espressione circo contemporaneo. Inoltre, con il decreto “Valore Cultura”, una parte del FUS è ora destinata anche ai Circhi e allo Spettacolo Viaggiante.
Non possiamo poi dimenticare alcune realtà che in Italia lavorano assiduamente sul circo contemporaneo, portando una prova inconfutabile dell’esistenza della corrente e dando un valore inestimabile a questo nuovo circo che ha ancora molto da svelare e che porta con sé moltissime potenzialità.