di Laura Di Cintio
Arriva una risposta alla presa di posizione della FNOVI contro il circo con gli animali: per alcuni veterinari non è causa di sofferenza.
La nota ufficiale della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) dice che non esiste nessun modo per garantire il benessere etologico degli animali nei circhi, ma non tutti i professionisti del settore sono d’accordo. Un gruppo di veterinari che da anni si occupano delle specie presenti nei circhi, infatti, ha sottoscritto e firmato un documento di risposta alla presa di posizione del FNOVI, supportato dall’Ente Nazionale Circhi. Ecco il loro punto di vista.
Circo senza animali? Solo una presa di posizione animalista.
A introdurre il punto di vista dei veterinari, una nota di Antonio Buccioni, presidente dell’Ente Nazionale Circhi, che si dichiara stupito e amareggiato dal punto di vista dei veterinari FNOVI. Si tratterebbe, a suo dire, di una mera battaglia animalista: questa presa di posizione, che considera l’attività circense “anacronistica e veicolante una visione distorta del rapporto uomo-animale” non ha infatti per Buccioni alcun valore scientifico, tanto più che non riguarda altre attività che coinvolgono gli animali come sport, cinema, palii, acquari o zoo. Per il presidente dell’ENC la posizione della FNOVI “va a incidere su un intero settore (che ha maturato secoli di esperienza e radicamento), su migliaia di posti di lavoro e sul futuro di animali che, nati in cattività, verrebbero violentemente sottratti a quello che è diventato il loro habitat naturale”. Per finire, Buccioni sottolinea che “FNOVI e FVE (Federazione Veterinari d’Europa) non sono la Bibbia, e che non si dovrebbe offendere la conoscenza facendo finta che la vita degli animali nei circhi non sia stata studiata e che tali studi non abbiano concluso in maniera opposta a quanto sostengono le due sigle ricordate”.
Veterinari: niente stress o malessere per gli animali nei circhi
“Il benessere degli animali presenti nei circhi può e deve essere misurato attraverso la valutazione di parametri metabolici e l’osservazione degli animali, che deve avvenire in maniera oggettiva e con i giusti tempi, per lunghi periodi e nei diversi momenti della giornata. La valutazione non può essere falsata da credo o ideologie personali: chi effettua tali valutazioni deve avere le giuste competenze.”. Così esordiscono i veterinari contrari alla posizione FNOVI, evidentemente sottintendendo una valutazione poco accurata e rigorosa da parte dei medici della federazione. Anche qui, l’attenzione è puntata sullo stato di cattività degli animali nei circhi e sulla loro dipendenza dall’uomo: sottrarre questi animali all’ambiente in cui sono nati e cresciuti sarebbe per loro motivo di stress e grave sofferenza, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Mentre per l’etologo Roberto Marchesini, che ai microfoni di Vegolosi.it spiegò chiaramente che “L’esposizione dell’animale è già di per sé una forma di morte”, evidentemente questi veterinari sono di altro avviso. Per avvalorare la tesi di un presunto benessere degli animali nei circhi, essi fanno riferimento ad alcuni studi scientifici secondo i quali, se gli animali fossero in una condizione di stress cronico “avrebbero come conseguenza una ridotta durata della vita, legata ad un insieme di variazioni metaboliche, una ridotta difesa dalle malattie, un ridotto accrescimento negli animali giovani, un ridotto numero delle nascite”. Secondo quanto si legge in questo documento, tutto ciò non è riscontrabile nei circhi dove, al contrario, il numero degli animali anziani è elevato, così come quello delle nascite.
“Da più di dieci anni – si afferma in questa nota – i veterinari ufficiali del Servizio Sanitario nazionale effettuano regolarmente controlli sulle condizioni di detenzione, e quindi di benessere, degli animali nei circhi. La stragrande maggioranza di tali controlli non evidenzia irregolarità. Per cui è abbastanza paradossale che proprio la FNOVI oggi, con queste dichiarazioni, in pratica sconfessi l’operato dei suoi stessi iscritti”. Per questi medici, appartenenti a vari Ordini professionali, non si deve confondere il benessere animale con la reazione psicologica che alcune persone possono avere di fronte allo spettacolo che impiega animali. “Una volta che sia garantito il benessere animale, che è comunque misurabile attenendosi a precisi criteri – dichiarano – la valutazione sullo spettacolo spetta al pubblico. Uno spettacolo è anacronistico quando nessuno va più a vederlo, non perché qualcuno decide che sia tale”.