L’Ente Nazionale Circhi, con riferimento alla definitiva approvazione da parte della Camera dei Deputati, del cosiddetto Codice dello Spettacolo, riafferma per quanto in esso previsto nell’ambito della propria sfera di attività, un giudizio complessivamente negativo, considerandolo una colossale occasione mancata da parte di Governo e Parlamento per adeguare una percezione sul circo miope, per non dire cieca, antiquata ed afflitta da evidente provincialismo culturale, ad una visione nel solco delle sicuramente più evolute culture europee per storia e tradizione maggiormente affini alla nostra.
Ciò doverosamente premesso, l’ENC rileva che da parte del Parlamento è stato definitivamente sepolto, nonostante la soverchiante e ossessiva pressione animalista, il concetto di graduale eliminazione degli animali dagli spettacoli.
Ben diversamente, infatti, si qualifica il principio di graduale superamento presente nel testo approvato, destinato a concretarsi, in forza della delega dal Governo ricevuta, sulla base di diverse valutazioni di sostanza, di scaturigini scientifiche, di risorse, di modi e di tempi. Oltre tutto valorizzato dall’accoglimento dell’ordine del giorno presentato dagli onorevoli Bruno Murgia e Fabio Rampelli, con l’adesione dell’onorevole Paolo Russo, che impegna il Governo a “promuovere un rigoroso confronto scientifico sulla attuale situazione degli animali nei circhi sotto il profilo delle condizioni di vita degli animali stessi e sui traumi conseguibili al loro possibile allontanamento dall’attività e dalle famiglie circensi”.
Analogamente conforta l’accoglimento dell’ordine del giorno presentato dall’onorevole Murgia con l’adesione dell’onorevole Russo, che impegna il Governo “a definire, d’intesa con l’ANCI, norme per l’istituzione di un’anagrafe dei luoghi destinati allo svolgimento delle attività circensi e dello spettacolo viaggiante contenente le ipotesi di allestimento di spazi a tal fine funzionalmente attrezzati, nonché per consentire il migliore e libero svolgimento dell’attività degli artisti di strada”.
Il Circo italiano è fermamente convinto che il Paese legale abbia rivelato nelle proprie determinazioni sul tema, una lontananza galattica dal Paese reale, che continua a frequentare e con ciò ad alimentare in via sostanzialmente esclusiva, le proprie produzioni. Continuerà a battersi in ogni sede politica – e qualora necessario di giustizia costituzionale – nazionale ed Europea, per il proprio diritto all’esistenza, al lavoro, e per la riaffermazione della libertà di espressione artistica.