La (mia) risposta è che… non c’è il bicchiere! Sono anni che si parla della crisi dello spettacolo viaggiante, di cosa si potrebbe fare o non fare più per fare in modo che questa arte possa ritornare agli albori di un tempo, ma più passa il tempo, più cresce il disinteresse per questa forma di spettacolo. Gli addetti ai lavori, i circensi, individuano come cause di questa crisi, due argomentazioni: il “boicottaggio” degli animalisti e la non concessione delle piazze in diversi comuni. Sul tema animali sì animali no nel circo, nel novembre scorso, si è espresso il Parlamento (per chi crede nella rappresentativita’ parlamentare con 265 si e 13 no) con la solita, non chiara, legge detta “graduale superamento della presenza di animali nei circhi” lasciando al governo che verrà la formulazione dei decreti attuativi (per intenderci come e in quanti anni) allineandosi con le decisioni di molti Stati europei sull’argomento.
Sulla decisione si sono alzate barricate e proteste dei circensi, fiancheggiati dai circofili affezzionati al cosidetto circo tradizionale, con risultati ahimé poco efficienti, creando una spaccatura tra chi vuole ancora un circo con animali e chi invece ci andrà lo stesso anche con l’assenza di questi.
Chi scrive, è nato negli 50, quando i circhi tradizionali c’erano, Togni e Orfei presentavano in pista non un elefante ma dozzine, con 2 o tre troupe di clown e programmi con artisti di fama internazionale, vabbe allora c’era il telefono a gettoni adesso abbiamo il telefonino. Adesso però è un circo tradizionale quello con un elefante e dei “cani leone” o un mostro marino unico al mondo che poi è una brutta copia in plastica o la presenza di galuppi in pista che scorrazzano per la pista travestiti da eroi dei cartoni animati? Come può un bimbo sotto i 7 anni divertirsi con le riprese della radio o “ho pescato un cretino” o “ape dammi il miele” che venivano già presentate 50 anni fa (50!)? E scusate il circo tradizionale che si rimpiange può essere questo? Parimenti il giudizio sulla competività e interesse da parte del pubblico lo danno i dati sulle presenze di spettatori, sempre più in calo (nella mia cittadina ha piantato un circo “tradizionale” il sabato antecedente il Natale, le macchine parcheggiate nel piazzale non arrivavano a una ventina) mentre è un dato inconfutabile come il circo senza animali, meglio dire contemporaneo, aumenta sempre più di interesse.
Non è vero che il pubblico non è più attratto dallo spettacolo circense. In realtà non gli piace come viene realizzato adesso; si pensi ai dati di ascolto della trasmissione “Tu si que vales” dove molte sono le performance di arte circense presentate da circensi e non circensi, ciò conferma che i dritti vengono ben accolti in TV cosa che non è per i gagi-artisti i quali raramente possono esibirsi nei circhi tradizionali.
I circensi anziché andare all’attacco aprendo ad artisti non dritti, attingendo appunto ai protagonisti dei vari programmi, si sono schierati in difesa con spettacoli mediocri, se non inguardabili in certi casi; e più volte con la speranza che sul cartellone basti mettere il nome di un cugino oppure di uno zio di un Orfei perché si possa attrarre (cioé ingannare) il pubblico.
Ad avvallare ciò che sto sostenendo è il fatto che alcune voci davano a rischio fallimento anche uno dei più importanti circhi italiani il quale ha dovuto cedere la conduzione ad altri con ridotte dimensioni mentre altri nomi blasonati sono presenti per soli pochi mesi in Italia mentre per i restanti espatriano all’estero.
Sul tema piazze è vero che molti comuni non rispettano la legge che impone la destinazione di un’area per gli spettacoli viaggianti ma di contro ci sono piazze che vengono utilizzate magari 4-6 volte nell’anno mentre altre piazze (esistenti) autorizzate vengono disertate. Nei mesi scorsi ad esempio in Calabria c’erano più circhi che nel resto d’Italia, ma per le feste di fine anno nemmeno uno! Se vogliamo entrare nel merito della tradizione Natale/circo come sempre da anni 3-5 circhi a Roma così a Napoli, 3 a Palermo, in Puglia uno o due in ogni provincia mentre in diverse città capoluogo, come Genova, Bologna, etc. nessun circo.
Che fare, che dire? Bella domanda! A mio parere, credo che, se non si vuole che un’agonia si risolva nella morte, i nostri dritti devono rifondare una loro associazione, una loro vera rappresentanza (cosa che l’ENC dimostra di non essere da tempo), che si parlino, che accettino i consigli e la collaborazione di consulenti, scenografi, manager, amministratori, che accolgano sotto i loro chapiteau artisti in gamba, anche se “non hanno la segatura nel sangue”, che la smettano con questa barzelletta degli orfeini, si uniscano per essere più forti!
Insomma che gettino i gettoni del telefono e imparino a usare il telefonino, lo faranno? Lo vorranno fare, io lo spero, perchè amo il circo e amo i circensi (quelli veri).