Genova – A Genova fino al 2 aprile fa tappa il Circo Orfei dal piazzale John Fitzgerald Kennedy e il pubblico è diviso tra appassionati e non. Il tema è quello della regolamentazione e del superamento(come si legge nell'ultima normativa) degli animali nei circhi affrontato nel pomeriggio del 21 marzo presso l'Ordine degli avvocati di Genova nella tavola rotonda con la moderatrice Gabriella de Filippis, il presidente Alessandro Vaccaro, il presidente dell'Ente Nazionale Circhi Antonio Buccioni, il veterinario Ettore Paladino e il presidente dell'Associazione Sarabanda Boris Vecchio, noto anche per Circumnavigando Festival e per Circus zone che sarà all'Archivolto a Genova tra un mese.
La genesi della legge parte da lontano, si ricorda la proposta di riforma del ministro Franceschini sulla scia della posizione assunta dalla Federazione dei Veterinari Europei(FEV) che recita di «proibire l''utilizzo di maffimeri esotici nei circhi perché non vi è affatto la possibilità che le loro esigenze fisiologiche, mentali e sociali possano essere adeguatamente soddisfatte».
Tra le normative di riferimento c’è però la legge 157/1992 sul recupero degli animali selvatici, ma mancano i criteri minimi uniformi per la reale applicazione di queste norme. I circhi ad ora sottostanno a linee guida CITES e alle normative ASL sul benessere animale, sono dotati di veterinario per visite periodiche e sono ispezionati periodicamente dai Nas, dalle Asl e dal corpo forestale dello Stato.
Nei circhi italiani, secondo le ultime rilevazioni, dovrebbero esserci circa 200 animali in cattività e per l'Eurispes sono contrari all'uso degli animali nei circhi quasi il 72% degli italiani.
Per capire il lungo percorso legislativo in materia, bisognerebbe fare un salto molto più indietro alla legge di 50 anni fa che regolamentava non solo i circhi (visti come forme di spettacolo ricreative, culturali e pedagogiche), ma anche i luna park e gli spettacoli itineranti come forme di arricchimento culturale.
Guardando dall'altra parte della medaglia infatti si denota «Un tradimento della Repubblica -tuona Antonio Buccioni- con agevolazioni sempre più ridotte, spazi non adeguati venendo meno al diritto alle piazze regolamentato entro il 1968, con erogazioni statali sempre più ridotte, normative diverse spesso da comune a comune. Basti pensare alla differenza di trattamento che riceviamo nelle città di confine della Liguria rispetto pochi chilometri più in là quando siamo a Mentone oppure tra Chiasso e la vicina Svizzera. E' anche una mancanza di libertà d'espressione artistica».
Alle difficoltà burocratiche e alla diffidenza da facile stereotipizzazione Ettore Paladino ricorda le normative di facciata: «L'Ungheria abolisce gli animali nel circo, ma poi di fatto li utilizza con mille deroghe e così Malta, Cipro e Grecia li vietano ma non hanno circhi di bandiera. Altra incongruenza oltre alla mancanza di una normativa europea: l'Austria vieta l'impiego di animali nei circhi, ma gli stessi possono essere usati per la televisione e la cinematografia. Si pensi poi che nei circhi vengono impiegati soprattutto cavalli, quelli che si usano anche nelle parate istituzionali oppure che, senza girarci attorno, troviamo negli allevamenti».
Per concludere Boris Vecchio -dopo diversi interventi di rappresentanti del circo che sono passati dalla sala alla cattedra per spiegare la loro forma di attenzione e di stimolo verso gli animali che hanno tutto «l'interesse di tenere in condizioni adeguate di benessere»- ha richiamato alla mente lo spicchio più poetico, quello dei tanti acrobati, trapezisti, specialisti del mimo e della parola. Uno dei segreti per cui il circo trova sempre più spazio nei teatri di tutto il mondo.