Caro presidente Buccioni.
Dalla fine di quest’anno il Circo ha avuto un periodo di esposizione mediatica superiore alla media a cui siamo abituati e questo è certamente dovuto per la maggior parte all’eccellente lavoro di comunicazione dell’Ente Circhi, che tanto bene ha fatto sia con le manifestazioni romane che con la visita papale. In più, la stampa si è preoccupata in maggiore misura della nostra condizione, dando un certo risalto alla categoria e facendo filtrare un sottile raggio di luce nel buio comunicativo in cui, con le nostre stesse mani, ci eravamo destinati senza soluzione di continuità. Quindi l’Ente Circhi aveva meritoriamente organizzato un vero e proprio assalto, quasi un’azione campale per riconquistare non solo il cuore dei bambini, ma anche il rispetto degli adulti nel campo dell’informazione. Tale campagna però, nonostante le ottime premesse, non si è rivelata una grande vittoria in stile Austerlitz ma, per rimanere in canoni napoleonici, una autentica Waterloo. Molti anni dopo la pessima figura del Maurizio Costanzo Show e per via dei soliti piccoli capricci personalistici, il nostro ambiente ha subito un grave danno di immagine, derivante anche da grave imperizia e colpevole improvvisazione di stampo autoreferenziale. La debacle avveniva il giorno 3 di gennaio durante la rubrica del Tg2 “Insieme”, salotto televisivo prestigioso ed autorevole della Televisione di Stato che ha ospitato suo malgrado alcuni importanti esponenti del nostro ambiente (per la precisione Stefano Nones, Brigitta Boccoli, Flavio Togni e Braian Casertelli) sperando di poter imbastire un dibattito interessante in merito al nostro ambiente di lavoro e di coabitazione. Il risultato ottenuto è stato tristemente diverso e ha reso vano qualsiasi serio tentativo di mettere su una strategia comunicativa decente ed unitaria per la nostra categoria da parte dell’Ente Circhi. Oltre ad una serie di castronerie etologiche (per esempio il definire le tigri bianche come una specie in via di estinzione quando ciò è reso impossibile dal fatto che la tigre bianca non è una “specie” a sé stante di tigre presente in natura) e una valanga di retorica per giunta contraddittoria (si è sostenuto contemporaneamente che lo spettacolo va mantenuto sempre uguale ma anche rinnovato ogni anno) si è anche visto come si possa cercare di usare la Televisione di Stato a proprio uso e consumo gettando letteralmente fango su una intera categoria di circhi (senza possibilità di replica alcuna) dando una immagine desolante del nostro mestiere che, nonostante la crisi mondiale, non è né appropriata, né benefica ma sopratutto non è vera. Ci domandiamo infatti che razza di risultato volesse ottenere il signor Brian Casertelli nel definire “tutti” gli altri circhi al di fuori dei tre marchi presenti nella trasmissione (Medrano, Americano e Moira Orfei) “circhi piccoli o medio piccoli che cercano- presumibilmente con stenti immani n.d.a- ad arrivare alla fine del mese con scelte azzardate, tanto prive di risultato che alla fine dispiace anche”. Ci domandiamo verso chi sia rivolto il “dispiacere” del direttore del circo Medrano anche se a dire il vero non si può parlare nemmeno di un discorso dal senso compiuto, visto che nella stessa bizzarra intemerata c’era un vago accenno alla famiglia Orfei, un invito al pubblico “scettico” a visitarli visto che lavorano con gli animali per vederli da vicino e il fatto che “noi” (a questo punto non si capisce bene chi) “abbiamo moltissimi amici” non si è ben capito di che genere di amici parlasse. Insomma, come diceva Flaiano “poche idee ma confuse”. Si spera che presto molti circhi, tra quelli definiti “piccoli o medio-piccoli” mandino un messaggio che conforti l’evidente preoccupazione del signor Braian Casertelli nei confronti delle loro esangui economie. Noi purtroppo non possiamo rassicurarlo in questo senso, se non altro perché avendo documentazioni, materiale personale ma anche storia da circo di prima categoria non possiamo rientrare in questa schiera evidentemente considerati stranieri in questo contesto non possiamo che dispiacerci, guardando dall’esterno ci dichiariamo sorpresi. In pochi, salvo delle lodevoli eccezioni, hanno considerato questa affermazione offensiva, forse perché veramente la maggior parte dei circhi è in difficoltà economiche? O magari per non alimentare un dibattito su chi ha il portafoglio più grande che in effetti riporta alla mente certe e poco commendevoli disquisizioni da cortile scolastico. Rimane il dispiacere per il grande lavoro che l’Ente Circhi aveva provato a mettere in piedi, anche nel vedere la parziale ricostruzione dei fatti presso il sito Circo.it, che cerca di minimizzare queste affermazioni decisamente gravi. Dispiace anche per i colleghi, così inelegantemente malmenati e declassati senza rispetto per il loro grande lavoro e per la loro spesso lunga e gloriosa storia. Emerge poi un dato: la volontà di emarginazione dei più piccoli da parte di alcuni dei più grandi circhi italiani deve aver significato una spaventosa trasformazione in realtà dei peggiori incubi di molti, ovvero la coalizione in lobby dei grandissimi circhi italiani a discapito dei più piccoli. Noi, da osservatori esterni invitiamo tutti a non temere, perché le lobby e le cospirazioni sono composte da persone serie che non dicono tutti i loro piani in televisione lasciandosi un po’ troppo andare dai pruriti personali. Non è stato solo il circo in generale a perdere una occasione ma anche i tre circhi presenti in particolare hanno lasciato sfumare una opportunità di promuoversi, non avendo detto in nessuno dei momenti dedicati agli ampi e vagamente scoordinati ragionamenti dove si trovavano e quali date avrebbero effettuato, dimostrando se non che l’intenzione di alcuni nel presentarsi alla trasmissione in questione era tutt’altro che promozionale. Di certo la fine della trasmissione ha significato una plastica dello spirito di improvvisazione messa in scena in questa trasmissione. Le tre produzioni presenti erano decisamente tra le più prestigiose e- come più volte rimarcato- anche delle più ricche sia a livelli di incassi, di pubblico e di finanziamenti e possono contare su diverse attrazioni di livello internazionale. Ad “allietare” il finale della trasmissione però, c’era uno spaesato clown che sembrava passare di lì per caso e, non sapendo che fare visto che nessuno aveva preparato nulla, non ha trovato di meglio che occupare il tempo rimasto prima della fine del programma con un improvvisato quanto deprimente ballo tip tap, per giunta reiterato in seconda battuta, probabilmente perché ritenuto efficace ai fini dell’intrattenimento dell’attonito studio, seguiva sfumatura in nero che sembrava un piú che appropriato velo pietoso. Il rsultato del prgroamma? Nessuna attività promozionale per i circhi presenti, pessima stampa per quelli non presenti e spettacolino finale ai limiti dello stucchevole e viene davvero da domandarsi a cosa sia servito. Noi, come famiglia Zoppis, nonostante non possiamo proprio metterci nella cerchia delle aziende che faticano ad arrivare alla fine del mese, ci consideriamo i primi tra i chiamati in causa in questa triste e disdicevole vicenda ed invitiamo chi si occupa di comunicazione per quanto riguarda l’Ente Circhi a vigilare sulle esternazioni giornalistiche dei suoi associati, anche se illustri, visto che possono andare a grave discapito di tutti noi. Esprimiamo quindi la nostra solidarietà per tutt (perché il termine tutti vuol dire proprio tutti) le aziende chiamate in causa dalle gravi affermazioni di Braian Casertelli e ci sentiamo a nostra volta chiamati in causa allorché appartenenti a pieno titolo nella storia dei circhi. Non sappiamo se possiamo definirci “grandi”, questo è il pubblico che lo decide. Ma di certo non ci piace che gli altri vengano arbitrariamente definiti “piccoli” e da compatire solo per appagare dei fastidi personali e speriamo che anche gli altri, almeno questa volta, decidano che tacere è come acconsentire. Insomma, caro Presidente, il suo lavoro va ad un passo differente da quello dei suoi associati, visto che, mentre Lei cerca di creare coesione, specialmente tra i giovani, altri cercano di dare al nostro mestiere un aspetto quasi settario che sa di antico, di ingiusto e, francamente, anche un po’ di ridicolo.
La salutiamo con stima
Fratelli Zoppis.