Circensi: mons. Giudice al Miranda Orfei

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Salerno – Usare come metro di misura “gli occhi dei piccoli”, che “devono essere il punto di osservazione. Quanto stupore per un mondo che affascina!”. Quando parla del circo, mons. Giuseppe Giudice invita ad utilizzare questa prospettiva. Probabilmente l’ha fatto anche lui lo scorso 7 giugno, quando ha assistito allo spettacolo del circo Miranda Orfei della famiglia di Darix Martini a Sant’Egidio del Monte Albino, cittadina della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, in provincia di Salerno. Mons. Giudice ha voluto incontrare chi vive e anima la realtà circense, apprezzando la bellezza di un mondo dove l’arte, la fatica e i sacrifici si saldano in un mix indissolubile. Accolto dall’addestratrice e responsabile degli animali Tamara Bizzarro, il pastore della Chiesa nocerino-sarnese ha assistito allo spettacolo e ha visitato lo zoo, dove ha avuto modo di constatare la cura e l’amore con cui vengono accuditi gli animali. Lo spettacolo è stato sfoggio di artisti di ogni età che con la loro forza e inventiva hanno dato vita ad uno spettacolo multietnico, coinvolgente e innovativo. Una bella atmosfera che ha indotto il presule a incoraggiare una pastorale verso i circensi, ricordando che “siamo tutti nomadi verso il Regno”. “Il mondo del circo – ha detto – può essere un’icona ecclesiologica dove le tante etnie fanno un lavoro di squadra per mostrare la bellezza di un’umanità che sa vivere in armonia anche con il creato, a cominciare dagli animali”. Come Chiesa, “popolo pellegrino – ha rilevato –, possiamo imparare molto dal popolo dei circensi: piantare le tende, fermarsi, integrarsi, aiutare a sorridere, nel rispetto di tutti, a cominciare dagli animali”.  Un incontro voluto perché “dovunque c’è un uomo il Vescovo va e ascolta, guarda, incoraggia, annuncia il Vangelo”. Il vescovo va “per una pastorale nuova e integrata – ha chiosato mons. Giudice –, mentre l’uomo contemporaneo gioca nel circo, compie eleganti esercizi acrobatici sul trapezio sospeso nel vuoto, ma senza avere più le reti di protezione di una volta: famiglia, chiesa, scuola”. (Salvatore D’Angelo)