«Vivo nella paura che mi separino dai miei cuccioli. Nei circhi non usiamo violenza: anche i leoni ricambiano l'amore»
di Nino Materi
Se il Genio della Metempsicosi, uscendo dalla lampada, le chiedesse in chi o in cosa vorrebbe reincarnarsi, Valeria non esiterebbe un istante: «In una tigre o in una leonessa». Valeria Valeriu, 35 anni, nata in Grecia ma cittadina italiana, figlia di due trapezisti che fin dalla culla le hanno trasmesso la passione per il circo e, soprattutto, l'amore per gli animali, con le tigri e i leoni ha un rapporto particolare. Li coccola, li bacia come se fossero bambini, o cuccioli di cani o gatti; con la differenza che i suoi «cuccioloni» con una zampata – se volessero – potrebbero spedirti direttamente all'altro mondo. Com'è accaduto qualche settimana fa allo sfortunato Ettore Weber, il domatore vittima di un incidente mortale mentre stava provando il numero con i suoi felini. Valeria era una collega di Weber, anzi era suo amico: «Un grande professionista e un grande uomo – racconta Valeria al Giornale -. Dopo la tragedia che lo ha colpito, ho parlato con la moglie ed il figlio: entrambi mi hanno detto con le lacrime agli occhi che Ettore è morto come avrebbe sempre sognato, esibendosi con le sue tigri. Le quali non lo hanno tradito, assalendolo – come erroneamente hanno riportato le cronache -. Al contrario potrebbe essersi trattato di un errore tecnico, causato forse dallo stress con cui Ettore era sceso in pista. La tigre doveva muovere la zampa, faceva parte dello show: ma Weber era troppo vicino, così è stato colpito accidentalmente e per lui non c'è stato nulla da fare».
Valeria, quando si parla di circhi e animali, ha le idee chiare: idee che confliggono diametralmente con quelle di chi sostiene che sotto i tendoni «le bestie vengono maltrattate». Se sul tema ti azzardi a provocarla, la signora Valeriu ti mostra tutta una sfilza di studi e pareri scientifici che – a suo dire – «smentiscono tutti i pregiudizi ignoranti dei tanti animalisti che parlano senza conoscere nulla della vita del circo». Valeria non fa sconti a nessuno e picchia duro sul mondo della politica: «Attorno all'associazionismo che si occupa della cosiddetta tutela degli animali circolano interessi milionari e i conflitti di interesse sono clamorosi».
Valeria Valeriu è una domatrice sui generis: «Non mi piace la parola domatrice, perché rimanda a un concetto di forza che pone l'uomo al di sopra degli animali. Nella mia relazione con loro, invece, il rapporto è paritario. Io amo e rispetto le mie tigri e i miei leoni e loro amano e rispettano me». Anche per questo nella sua decennale e prestigiosa carriera di «addestratrice» Valeria non ha mai avuto incidenti con i suoi «gattoni». Che lei, anche se pesano 300 chili, chiama «amorini». Quando si parla del suo leone bianco, Zeus, Valeriu si illumina di felicità come una bambina che ha appena ricevuto il regalo più desiderato. Un entusiasmo contagioso, che diventa quasi commozione non appena Valeria ti rende partecipe dei suoi sentimenti più intimi, inviandoti via whatsapp video che lasciano senza fiato: la nipotina di pochi mesi che gioca teneramente con tre cuccioli di leone (non di peluche ma vivi e vegeti); lei con la sorella Desirè che bacia sul naso il mitico Zeus. Domanda d'obbligo: scusi Valeria, ma la sua nipotina gioca abitualmente con i leoncini?
Risposta: «Mia nipote è stata vaccinata nello stesso giorno in cui sono stati vaccinati i cuccioli di leone che sono nati da noi e per 12 ore li abbiamo tenuti con noi per controllare che non avessero reazioni al vaccino». Domanda bis: scusi Valeria, ma quei bacini sul naso di Zeus non le sembrano un'esagerazione?
«Ho da tempo rinunciato a far fare ai miei felini quegli esercizi classici (e decisamente umilianti per animali solenni come tigri e leoni ndr) che di solito si vedono nei circhi – ci spiega Valeria -. Tipo: salti nel cerchio di fuoco o capriole. Io invece preferisco una sorta di love show a base di coccole. Inoltre sto privilegiando un approccio didattico, coinvolgendo bambini e scuole che vengono a trovarci».
Anche se ha soli 35 anni l'album dei ricordi di Valeria è zeppo storie e aneddoti: «Ho sempre fatto la vita della girovaga. Ho lavorato in giro per il mondo nei circhi più famosi. I miei genitori anche se erano due trapezisti venivano sempre chiamati ogni volta che un animale del circo aveva qualche problema. Il loro amore per gli animali era tanto grande da essere sufficiente a guarirli. Gli animali sentono il nostro amore, esattamente come sentono il nostro stress e nostri disagi psicologici. Li avvertono in maniera talmente netta da diventare felici, tristi o stressati esattamente in correlazione alla felicità, alla tristezza e allo stress degli umani che stanno loro accanto».
Se oggi chiedi a Valeria: «Ma qual è il tuo stato d'animo attuale?», lei ti risponde un po' cupa: «A volte devo combattere per non abbattermi, vivo infatti nell'angoscia che possano portarmi via i miei animali. Le attuali leggi sono assurde e sono state scritte da chi non ha alcuna competenza in materia. Io frequento master e mi tengo continuamente aggiornata. E posso dimostrare a tutti che i cosiddetti animali selvaggi non sono per nulla selvaggi, ma possono essere addomesticati attraverso il metodo del rinforzo positivo, l'esatto opposto cioè delle fruste e dei sistemi coercitivi. Roba che appartiene al passato e che oggi nessun domatore si sognerebbe di adottare».
Valeria è l'unica addestratrice che ha deciso di rimanere in Italia: «Le altre mie pochissime colleghe lavorano all'estero, in Paesi più civili del nostro. Dove anche le istituzioni hanno capito che circo e animali non sono incompatibili. A condizione che gli uomini amino gli animali come questi ultimi amano noi».
Una visione troppo romantica del rapporto tra persone e bestie? «Cavalli, scimmie, e tanti altri animali che, in forza di leggi assurde, sono stati separati forzatamente dai propri habitat circensi (parliamo di animali nati infatti nei circhi ndr) si sono lasciati morire rifiutandosi di bere e mangiare – risponde Valeria -. Se mi portassero via i miei sei leoni e le mie due tigri non potrei più vivere. Continuerò sempre a combattere. Per me e per loro. Disposta a privarmi della mia libertà per l'amore verso i miei animali».