Vi proponiamo uno scritto ripreso dal volume di Vincenzo Varone "Studio 45"
È il sei aprile del 1962. Mileto è un città gioviale di ottomila abitanti aperta al mondo e alla storia che nonostante la piaga dell'emigrazione guarda al futuro con grande ottimismo. Nei locali della Curia vescovile trascorre le sue giornate studiando San Paolo e governando l'allora immensa diocesi che si estende fino alla Piana di Gioia Tauro monsignor Vincenzo De Chiara, lucano di nascita e lucano nel cuore. Cinquanta metri più avanti a Palazzo dei Normanni tengono saldamente le redini della città i notabili della democrazia cristiana, il partito che si rifà agli insegnamenti di Aldo Moro ed Amintore Fanfani. La stampa locale nel raccontare le cronache della vita dell'ex regno di Ruggero, detto "Il Bosso", è solita citare nei resoconti delle inaugurazioni uno per uno gli ospiti che "contano" e alle signore e signorine tutte incipriate viene anteposto l'appellativo di "leggiadra". Fogli ingialliti di un tempo remoto e antico che suscita oggi ilarità e tenerezza.
Ed è proprio in questa Mileto dei primi anni Sessanta, dove in certi ambienti sopravvivevano ancora le ipocrisie e i riti di una certa società perbenista e di facciata e dove nelle giornate di sole era facile notare folti gruppi di seminaristi che studiavano e sognavano di diventare presbiteri o professori di liceo, che si consuma una brutta vicenda di sangue e di morte. Una storia, si direbbe oggi, da "amore criminale" che annebbia e distrugge la ragione, che va oltre la bellezza della vita fino a spingersi verso l'orrore della violenza brutale e dell'annientamento.
Teatro della vicenda è il circo delle "Sorelle dell'Acqua" da quindici giorni accampato in Piazza Pio XII a Mileto. I protagonisti sono Filomena Biscetti, 42 anni, nata a Rieti, graziosa e soave presentatrice della rivista con il nome d'arte di Lina Francis e il direttore del circo Gregorio C., 46 anni, originario della provincia di Catania. Tra i due pare ci fosse una storia d'amore clandestina ormai alle strette finali. Fatto sta che in una notte di pioggia e vento nella mente di Gregorio, innamorato alla follia della presentatrice, si scatena il demone della gelosia e del possesso ad ogni costo. Si presenta davanti alla carrozza dell'amata e chiede ripetutamente di entrare. Filomena lo prega di andarsene, di lasciarla perdere,di scordarsi di lei, ma l'uomo in preda al delirio del matto improvviso, bussa e insiste senza ritegno. Poi si mette anche a gridare come un ossesso. La bellissima Lina Francis lo respinge. La donna, che probabilmente sogna una nuova vita e un nuovo amore, non vuole più avere a che fare con Gregorio. A questo punto l'uomo sfonda la porta e all'ennesimo rifiuto con un coltello che è quasi un pugnale colpisce ripetutamente alla gola Filomena Biscetti che cade a terra in un pozza di sangue ormai priva di vita. L'assassino compiuto il misfatto viene preso subito dal rimorso e per la disperazione rivolge, quindi, lo stesso coltello contro di sé e si ferisce alla gola, ma non trova la forza di farla finita.
Nelle ore successive, quasi come un automa, ricompone il corpo della sua vittima e lo sistema sul lettino. Gregorio veglierà, poi, per tutta la notte il grande amore della sua vita da cui non accettava la separazione. La mattina seguente l'assassino a bordo della sua fiammante 1100, accompagnato lungo i tornanti della statale 18 dai fantasmi della sua mente contorta, raggiungerà il pronto soccorso dell'ospedale "G. Jazzolino" di Vibo Valentia per farsi medicare. Poco dopo davanti alla guardia di pubblica sicurezza Angelo Mammoliti dirà: "Mi chiamo Gregorio C., sono il direttore e il comproprietario del circo delle Sorelle dell'Acqua. Ho ucciso la mia amante Filomena Biscetti. Potete trovare il suo corpo nel carrozzone del circo a Mileto". Una confessione liberatoria prima di chiudersi in un silenzio ostinato e gocciolante di infinito dolore.
Due sere prima chi scrive era stato proprio in quel circo, accompagnato da zia Rosa e zia Concettina. Ad accoglierci fu proprio l'uomo che di lì a qualche ora sarebbe diventato un assassino: "Entrate, entrate signore e signori – ripeteva Gregorio come un mantra – grande spettacolo stasera nel circo più bello del mondo" e poi come un padre si era anche premurato di dare una carezza a tutti noi bambini. Aveva l'aria di uno zio affettuoso e pacifico. Qualche minuto dopo dentro il tendone comparve Lina Francis in tutta la sua graziosa bellezza. Aveva la gioia nel cuore e lo sguardo intenso. Non poteva certo immaginare che due giorni dopo sarebbe caduta a terra in un lago di sangue trafitta alla gola dall'uomo che sosteneva di amarla più di qualsiasi altra persona al mondo.
Mileto all'epoca rimase sconvolta da quel delitto, tant'è che ancora oggi sono in tanti a ricordare quel circo, gli inviati dei giornali giunti sul posto, i flash delle macchine fotografiche che lampeggiavano impertinenti sul luogo dello scempio, Gregorio l'assassino, un uomo alto, grosso e dall'aspetto gentile sposato con una donna ricoverata in quel periodo in un ospedale di Reggio Calabria per una grave malattia alle ossa, ma soprattutto lei, Filomena Biscetti, in arte Lina Francis, presentatrice di spettacoli, radiosa come il sole, morta in una notte di primavera sinistra e tempestosa, per colpa di un amore sbagliato.
di Vincenzo Varone