«Il circo non si tocca»

Avatar Simone Cimino

Tanti anni fa, anni Sessanta del secolo scorso per intenderci, abitavamo a Scandicci, comune confinante con Firenze, tanta campagna, un centro dove girava, in sostanza, la vita dell'intera comunità alle prese con i problemi, concreti e seri, dell'esistenza, senza telefoni cellulari, tablets, personal computers e, financo, Tv a colori. Solo due canali, inoltre, e programmi che cominciavano nel pomeriggio e finivano, rigorosamente, alla mezzanotte dopodiché, ed era già tanto aver retto fino a quel punto, tutti a letto che l'indomani, senza stress o, comunque, con molto meno stress di adesso, tutti a lavorare e a scuola. 

Capitava, a quell'epoca, che durante le serate autunnali e invernali, nella piazza del mercato, piombassero la classica fiera di turno con tanto di giostre annesse o, soprattutto, il circo che attirava noi bambini come una calamita, curiosi di esplorare un mondo che non solo non avevamo mai visto, ma che nemmeno avevamo mai ipotizzato potesse esistere se non, se ne avevamo voglia, sulle pagine delle enciclopedie di allora, i Quindici e, in particolare, Conoscere, epoche in cui quando volevi trovare il significato o la storia di qualcuno o di qualcosa, eri inevitabilmente costretto a fare uno sforzo mentale e fisico perché di tasti da premere e Internet da consultare non ce n'era nemmeno l'ombra.

Ripensandoci e ricordando, in quegli evi c'erano, effettivamente, storture che, oggi, farebbero inorridire gli animalisti dell'ultim'ora e non solo loro. Rammentiamo spettacoli come 'la donna ragno', dove, dopo aver pagato, avevi accesso, varcata la soglia delimitata da una tenda, in una sorta di stanza dove, appesa a una parete, c'era una vedova nera gigantesca dal cui corpo, in plastica, sporgeva la testa di un essere umano, probabilmente un nano utilizzato, questo sì, nel modo più spregevole per catturare attenzione e soldi. Ma non era tutto. Si potevano acquistare pulcini colorati di rosso, viola, azzurro, blu senza che nessun esponente di qualche associazione di protezione degli animali protestasse o qualche vigile urbano intervenisse. Quegli animali, poverini, erano destinati, inevitabilmente, alla morte e pensare che li avevano dipinti con lo spray solo per il gusto di poterli esporre e vendere a quelle famiglie o a quei ragazzi che non si rendevano nemmeno conto di che cosa si trattasse. 

Eravamo ignoranti? Molto, ma non era colpa nostra. Non avevamo gli accessi alla conoscenza che ci sono oggi e tutto appariva come una grande scoperta. Nessuno, inoltre, ci veniva a spiegare che anche i pescetti rossi dentro le ampolle di vetro erano delle vittime del consumismo esasperato allora pressoché sconosciuto e nemmeno, particolarmente, ambito. 

A Lucca, in questi giorni e tanti, tanti anni più tardi, è sbarcato il Royal Imperial Circus di Elder Dell'Acqua e del suo gruppo di circensi scortati da, è bene dirlo, un… esercito di animali: tre struzzi, due lama, tre cammelli, due zebre, due bufali o roba simile, una giraffa, tre leoni, due tigri, quattro cavalli e non dovremmo dimenticarci altro. 

Subito i lucchesi o, almeno, una risicata parte di essi, molto simili, a nostro avviso, alle sardine, forse vegetariani o anche vegani, hanno cominciato a fare un po' di casino sia pure solo attraverso comunicati, annunciando per il 5 gennaio 2020, giorno prima della Befana, una manifestazione contro il circo stesso e l'utilizzo degli animali negli spettacoli, ma, immaginiamo, non sulla tavola specie durante queste festività imminenti.

Abbiamo voluto, dopo tanto tempo, assistere a uno spettacolo e ci siamo messi a sedere, chi scrive e Cip, in prima fila. Fuori una pioggia assassina, dentro un bel calduccio. Vediamo, ci siamo detti, quanto staranno male queste povere bestie, come saranno costrette a chissà quali comportamenti politicamente scorretti, individuiamo l'assenza di libertà e lo sfruttamento delle masse animali anche a questi livelli.

Ebbene, non ci siamo persi un numero e se dobbiamo essere brutali, quelli che ci hanno fatto tenerezza e anche qualche cosa di più non sono stati gli animali i quali, bontà loro, hanno trotterellato un po', saltato un po' qui e un po' là, fatto qualche giro di campo tanto per farsi notare e, poi, se ne sono tornati senza nemmeno tanto sforzo nelle rispettive 'prigioni'.

Ci hanno fatto tenerezza, dicevamo e anche suscitato ammirazione, ma non soltanto, i circensi, tutti una famiglia intesa nel senso più allargato e ordinario possibile, con genitori, figli, fratelli, sorelle che, chi in un modo chi in un altro, si sono dati da fare per allestire uno spettacolo in grado di far ridere i bambini, non sbadigliare gli adulti, sorridere gli anziani. Bravo Elder, anima del circo Royal Imperial, con quel suo saper essere clown e non solo, perfetto organizzatore e attento a tutto. Bravi gli acrobati, bravo il domatore di leoni e di tigri il quale, a voler essere sinceri, ci mancava che, con uno dei leoni, facesse lingua in bocca perché a noi tutto è sembrato fuorché fosse una sorta di aguzzino.

Gli animali ci sono parsi ben curati, addirittura i cammelli, notoriamente maleodoranti per natura, non emanavano alcuna puzza. Bene tutti, ben nutriti, ben puliti, ben curati. Già, ma senza libertà. Vero, anche se verrebbe da chiedersi qual è la vera libertà per animali che, specie a causa dell'uomo, anche nei loro habitat naturali durano, spesso, da Natale a Santo Stefano tanto per restare in tema.

E' evidente che un circo senza animali salvo, forse, quello del principato di Monaco, non reggerebbe. Impossibile inventarsi numeri su numeri, ma, soprattutto, non sarebbero interessati al circo i bambini che sono il vero e proprio serbatoio di spettatori. Gli adulti, infatti, magari si accontenterebbero, ma i bambini non li seguirebbero più.

Quindi, per qualche animale in cattività – che poi così cattiva, oggi, almeno, non ci pare visti anche i controlli regolari e impietosi – dovrebbero rimetterci tutti coloro che, al circo, sono affezionati. A noi il circo piace così com'è anche se, lo ammettiamo, non siamo abituali frequentatori e lo siamo stati solo quando abbiamo avuto figli che abbiamo accompagnato né più né meno di come i nostri genitori hanno fatto con noi.

Oggi il mondo va alla rovescia, si spendono, al supermercato, decine di euro per acquistare il top del cibo per gatti per non parlare di quello per cani. Con il risultato che, se si prova a far mangiare le cose che hanno sempre mangiato, comprese le ossa da spolpare o le lische da pulire, eccoli che vanno in crisi gastrica e intestinale con tutte le conseguenze del caso. Una volta cosa c'era di più bello che vedere il proprio cane godersi l'osso di una bella bistecca alla fiorentina? Ora no, è vietato. Mangiano il secco, che, dicono, contiene tutti gli alimenti e gli elementi adatti alla crescita perfetta.

Prima o poi toccherà anche a noi, in questo mondo senza senso, di dover mangiare il secco. Peccato che non  saremo noi a prepararcelo.

Tornando al circo alle Tagliate, il comune non ha commesso alcun errore anzi. Ricevuto l'invito degli organizzatori rivolto alle associazioni del sociale per l'iniziativa 'Un sorriso per tutti, lo hanno trasmesso garantendo la regolarità della manifestazione. E' vero, il sindaco aveva più volte strombazzato la volontà di avere circhi senza animali, ma poiché, a quanto pare, non ce ne sono o non ce ne sono per Lucca, ha fatto di necessità virtù.

Noi crediamo che se i circensi strapazzassero gli animali che hanno, sarebbero degli imbecilli che si prendono a martellate i testicoli. Sono la loro fonte di sostentamento oltre alla propria bravura, che senso avrebbe farli strippare? Poi, credete, guardate questi uomini e queste donne, questi ragazzi e queste ragazze. Faticano, si allenano, girano il mondo senza avere un posto fisso dove stare, per carità, lo fanno per passione, ma nessuno regala loro qualcosa e quel poco che hanno – e, davvero, rispetto a quello che hanno certi borghesi piccoli piccoli – se lo conquistano da sé.

Quindi, fateci un favore: se non vi piace il circo con gli animali, siete padroni di starvene a casa. Ma se a qualcuno, al contrario, piace, lasciate che lo possa vedere e non rompete le scatole. Ci sono già migliaia di sardine, di sinistroidi imbecilli che volano a cercare di vietare quello che, a loro, non è gradito. E noi siamo stanchi, molto, troppo stanchi di sopportare divieti nati soltanto per offendere e stressare una parte sola. La nostra. Quella che il mondo lo guarda dalla parte giusta. O almeno da quella stessa parte dalla quale lo si è osservato per millenni.

Noi al circo ci andiamo, ci andremo e ora che rompete i coglioni faremo il possibile per andarci sempre di più. Del resto, quanta gente resterebbe in mezzo alla strada se chiudessero i circhi d'Italia e del mondo? E di gente senza lavoro e, in particolare, senza un senso da dare alla propria esistenza, ci sembra ce ne sia già abbastanza.

Andate al circo, guardatelo e osservate coloro che vi lavorano. Loro, statene certi, non se lo possono permettere il lusso di domandarsi quale sia il senso dell'esistenza perché sono loro stessi ad esserselo dato sin dalla nascita. E senza possibilità, spesso, di alternativa.

di Aldo Grandi