Attendato nella zona fiere alla periferia della città, poco distante dal casello autostradale di Piacenza sud, il tendone bianco a punte rosse del circo Rolando Orfei fa bella mostra di sé con la sua veste scintillante di luci e colori, nella fredda notte invernale.
Anche all’interno lo chapiteau è molto accogliente con i suoi interni rossi, poltroncine in ogni ordine di posti e ricchezza di luci: davvero un bel colpo d’occhio.
Il punto di forza dell’intero spettacolo e motivo, a ragione, di vanto e orgoglio è la presenza di Lara Orfei Nones (figlia dell’indimenticata Moira) e della sua intera famiglia: finalmente un circo “Orfei” con veri Orfei in pista. Nella sovrabbondanza di “circhi Orfei” senza alcun artista con tale cognome, si respira quantomeno una boccata di ossigeno.
Lo spettacolo inizia proprio con Lara Orfei ed il marito Micha Malachikine con il bellissimo numero di illusionismo che veniva presentato fino a pochi anni fa al Circo di Moira Orfei. Le attrezzature, che potremmo definire “macchinari da illusione” permettono apparizioni e sparizioni di grande effetto, il tutto presentato con grande gusto e raffinatezza. L’impressione è quella di essere catapultati in un cabaret mitteleuropeo. Nell’originalità dell’attrazione è evidente il marchio impresso da Micha Malachikine e la sua esperienza alla scuola del Circo di Mosca.
La divertente ripresa comica di Mister Universo, presentata da Johnny Bello, precede il giocoliere Ernani Sibilla. Con una carriera di tutto rispetto in buona parte dei maggiori circhi italiani, Ernani si destreggia inizialmente con le palline, in volo e in bouncing, per passare ai cappelli a cilindro e ai tre mattoni. Molto signorile.
Ad Athos Adami, che è anche il produttore dello show, spetta portare in pista un carosello di sei cavalli bianchi in libertà, il numero classico del circo equestre. L’addestratore e il debout dei suoi cavalli è forse una delle immagini più raffigurate del mondo del circo.
La ripresa comica del clown Cirillo anticipa il primo numero aereo della serata, che viene proposto da Simonetta Golini ai tessuti. L’attrazione è molto originale: la prima parte si svolge ai tessuti doppi (le estremità dei tessuti sono entrambe fissate al cerchio di sostegno, creando due grandi “maniglie”) che consentono all’artista le figure più spericolate. Nella seconda parte, a tessuti liberi, l’attrazione rientra nei canoni della tradizione, in cui non mancano discese a strappo di notevole effetto.
Dall’Ungheria, Julia presenta un coloratissimo gruppo di pappagalli sudamericani che si impadroniscono del “cielo” del circo, scatenando la meraviglia del pubblico.
Un buon numero di houla hop, che comunque non si discosta enormemente dal solco della tradizione, viene presentato da Kelly Maugeri accompagnata dalle musiche intramontabili di Michael Jackson. Molto buono il finale con venti houla hop infilati uno ad uno e contemporaneamente in movimento.
La ripresa comica dell’orchestra e del suo direttore, ormai vista e rivista in mille occasioni, prevede il coinvolgimento di alcuni membri del pubblico, alcuni dei quali paiono non essere particolarmente collaborativi, a scapito del risultato finale.
Ritorna in pista Micha Malachikine, questa volta con Alexander, il figlio più piccolo della coppia e ultimo arrivato in pista. Nel loro numero di mano a mano (che ricorda un po’ quello di esordio di Walter Jr., sempre in coppia con il celebre padre) il giovane agile mostra già inequivocabili doti artistiche. Verticali perfette, grande controllo dei movimenti, simpatia e disinvoltura: la preparazione del papà è un’ottima palestra.
Chiude la prima parte dello spettacolo l’elefantessa asiatica Andra presentata da Athos Adami, un numero che, sotto la pressante battaglia animalista, è diventato sempre più raro nelle piste dei circhi e destinato probabilmente a scomparire definitivamente. Nei decenni passati, l’elefante era uno dei simboli del circo tradizionale e difficilmente mancava anche nei complessi minori. Nella memoria collettiva rimane storica la figura di Moira Orfei, bellissima ed elegantissima, fino agli anni novanta in pista con i suoi sei elefanti asiatici.
Il numero di gabbia apre la seconda parte dello spettacolo: l’austriaco Raphael Markus presenta un gruppo di quattro stupendi esemplari di tigre reale del bengala. I felini rispondono ai comandi che vengono impartiti senza frusta e con continue gratifiche, secondo i dettami dell’addestramento in dolcezza. Fuori dalla gabbia, segue con attenzione Julia, che non è solo l’addestratrice di pappagalli, ma anche moglie di Markus.
Forza, eleganza e stile sono le cifre di Leonardo Di Blasio, protagonista di un eccellente performance di aerial straps, le cinghie aeree. Accanto ai contenuti tecnici ragguardevoli, una felice scelta delle musiche e un ottimo gioco di luci contribuiscono ad un’attrazione di notevole impatto, con avvitamenti, strappi e plance ad un solo braccio. Di grande effetto l’ultimo passaggio: una discesa con stop e plancia orizzontale perfetta ad un solo braccio. Un giovane per il quale si può facilmente presagire un sicuro avvenire..
Kelly Maugeri, già in pista con il suo numero di houla hop, ritorna con un’attrazione alquanto insolita e che di circense, nell’accezione più stretta del termine, ha ben poco: la donna laser, un balletto a tendone buio con una fantasia di luci al laser su una base di musica elettronica ad alto volume.
Nipote di Moira Orfei, Walter Orfei Jr. presenta il suo ormai celebre numero di verticalismo di altissimo livello, con il quale ha già partecipato a diverse trasmissioni televisive e a numerosi festival, tra cui la recente edizione 2019 del Festival Internazionale del Circo di Latina, aggiudicandosi diversi premi. E’ una lezione di stile: precisione, linee perfette, non una incertezza. Lo assiste a terra Moira Jr, la sorella. Per il finale, lo speciale attrezzo, munito di pompa idraulica, sospinge Walter verso l’alto, in verticale per diversi metri. Un autentico fuoriclasse, una solida realtà.
Nel finale, vengono spalancate le porte del serraglio del circo e Athos Adami, insieme a Karin Galvez, manda in pista tre dromedari, due lama, sei cavallini pony, due zebre, due watussi, uno zebu e tre caprette tibetane.
Uno spettacolo nel solco della tradizione che, pur in assenza di alcuni numeri cosiddetti “classici” e di quelli di troupe (un difetto ormai esteso alla maggior parte dei complessi italiani), offre acrobatica di ottimo livello e tanti animali. Lo show è nel complesso molto gradevole, ben confezionato e di livello più che buono, purtroppo ingiustamente poco apprezzato dal pubblico, tutt’altro che numeroso.
di Filippo Allegri