Cirque du Soleil: il sogno visionario di un mangiafuoco che si sta per spegnere (o forse no)

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Già confermate le date di Totem a Milano e Roma nel 2021

Un grave dissesto finanziario, dato da alcune acquisizioni azzardate e non certo dalla difficoltà ad avere pubblico (spettacoli sempre sold out in tutto il mondo), ha messo in ginocchio il gigante canadese che ha accumulato un debito di 900 milioni di dollari.

La procedura di bancarotta assistita proverà a fare riaprire i bellissimi chapiteau de “Le cirque du Soleil” per regalarci ancora spettacoli onirici e poetici al limite dell’incredibile.

Sono passati quasi 40 anni da quando un eccentrico visionario canadese, saltimbanco e mangiafuoco, diede vita alla più fantastica creatura circense degli ultimi cento anni. Guy Laliberté intuì un modo nuovo di fare circo e la sua idea fu vincente. Abbandonò subito i numeri con gli animali, troppo costosi e ormai lontani dal gusto di buona parte del pubblico adulto – perchè anche il gusto del pubblico cambia con il passare degli anni ed è insensato non prenderne atto – e radunò alcuni tra i migliori artisti al mondo. Creò una storia dove la musica, la danza, la poesia, la bellezza e la tecnica circense erano ingredienti irrinunciabili. In pochi anni Le Cirque du Soleil si fece conoscere in tutto il mondo e, fino a tre mesi fa, contava 44 spettacoli contemporaneamente allestiti in ogni angolo del pianeta con 4000 dipendenti. Una multinazionale enorme che, da quando è stata ceduta da Guy Laliberté nel 2015 al fondo di private equity americano TPG Capital, ha cominciato ad accumulare debiti in seguito all’acquisizione di numerose imprese di spettacolo. Da quel momento a livello economico le cose si sono complicate e la pandemia di Covid-19, che ha bloccato tutti gli spettacoli, ha dato il fatidico colpo di grazia.
Ora una bancarotta assistita prova a ridare vita al gigante, che sta per cadere lasciando un vuoto difficilmente colmabile nel panorama circense mondiale. Sono stati trovati nuovi investitori che andranno ad iniettare quasi 300 milioni di dollari con i quali verranno coperti i debiti (i creditori dovranno accontentarsi del 45% della società in cambio della cancellazione quasi totale del debito). Se è pur vero che lo spirito originario del Cirque du Soleil si è un po’ perso negli anni, con spettacoli a volte troppo hollywoodiani, dove l’artista scompare in nome dello show (a volte sono completamente mascherati e non si conosce nemmeno il loro nome), il prodotto presentato mantiene uno standard molto elevato.

Questa notizia, oltre a portare con sé un dramma umano per le migliaia di lavoratori coinvolti (tra artisti, tecnici, promoter, musicisti), che sono stati licenziati e rischiano di non avere più un lavoro, lascia un vuoto artistico incredibile. Attenzione però a puntare il dito contro il format, dimostratosi sicuramente vincente, e che ha completamente rinnovato il concetto di circo nel mondo, proponendo spettacoli all’avanguardia da tutti i punti di vista. La colpa del tracollo, come spiegato precedentemente, ricade su investimenti azzardati che non sono legati al mondo del circo.

Spiace, e fa anche un po’ tristezza, leggere che alcuni integralisti del circo vecchio stampo sembrano quasi compiaciuti della sorte toccata al colosso canadese. Le Cirque du Soleil è riuscito a far ri-innamorare il pubblico italiano di una forma d’arte che aveva quasi abbandonato, tracciando una nuova via, che molti hanno iniziato a seguire tornando a riempire gli chapiteau. Capita di leggere qua è là su blog e social commenti che tentano di attribuire questa crisi alla mancanza di animali negli spettacoli de Le Cirque du Soleil. Se così fosse, avrebbero avuto poco pubblico, mentre da oltre dieci anni, anche in Italia, per riuscire ad assistere ad un loro spettacolo occorre acquistare il biglietto almeno qualche mese prima. Biglietti che oscillano tra i 35 e gli 80 euro (non proprio economici, ma parrebbe che il pubblico sia disposto a spendere questa cifra per uno spettacolo di quel livello). Di contro, gli chapiteau dei circhi con animali dovrebbero, secondo questa bizzarra teoria, essere sempre gremiti di pubblico, ma questo non avviene, per ammissione stessa dei circensi. Non più tardi di qualche mese fa abbiamo assistito allo spettacolo di due grandi circhi italiani a Brescia e il pubblico non superava le cinquanta persone, con un biglietto a 10 euro.

Invece di cercare facili alibi, crediamo sarebbe molto più costruttivo un ripensamento del prodotto artistico. Quanti circhi in Italia hanno attualmente numeri di troupe con più di cinque persone? Già di numeri con tre persone se ne vedono pochi. Spesso il prodotto è pensato per essere a basso costo ed è rivolto quasi esclusivamente ai bambini. Gli appassionati di circo, se adulti, cercano altro.

Il gusto del pubblico è cambiato, e non è una questione di animalismo o meno. Una volta piacevano le arene con i gladiatori, o più recentemente il cinema muto. Non c’è da stupirsi che oggi ci sia più interesse verso nuove forme di circo. Non siamo contro il circo con animali, assolutamente. Siamo contro il brutto circo, dove la pista si riduce ad una passerella di animali e non c’è spazio per numeri di valore (pensiamo agli icariani, trapezio volante, troupe acrobatica ecc.). Ben vengano le gabbie del circo Krone o la cavalleria dello Knie! Il loro straordinario successo di pubblico dimostra che esiste vivo interesse per il circo di alto livello, e non necessariamente a basso costo, dove però in pista si vedono artisti premiati nei più prestigiosi festival del mondo e, perché no, anche i loro animali.

In Italia si è creato un circolo vizioso: si sceglie di mantenere basso il costo del biglietto, per non scoraggiare il pubblico, di conseguenza vi è un minor investimento in termini di qualità artistica, il che porta ad avere un pubblico che ha sì acquistato il biglietto, ma che esce dallo spettacolo sempre più deluso. La verità è che ormai spesso si portano i bambini al circo solo per fare loro vedere dal vivo qualche animale raro, perché è più comodo di uno zoo e in più c’è uno spettacolo, mediocre o meno non importa.

Nel frattempo l’enorme fetta di pubblico a cui gli animali non interessano, oppure che ha principi morali che lo fanno diffidare dal circo con gli animali, ma che apprezza il buon circo, non vede l’ora di tornare a vedere gli spettacoli del Cirque du Soleil, già in programma in Italia la prossima primavera. Perché? Per il semplice fatto che propone degli spettacoli ben congegnati, con una narrazione, accompagnati da musica dal vivo di buona qualità appositamente composta, danza, fantasia.

Sono spettacoli rivolti a tutti, non solo ai bambini, non creano problemi morali a nessuno e sono artisticamente validi. Questa è stata la formula segreta del successo del Cirque du Soleil, e con ogni probabilità continuerà ad esserlo.

di Davide Vedovelli e Armando Talas