L’uovo d’oro di Circo Zoé

Avatar Armando Talas

Tutti gli artisti di circo aspirano al successo, cercano una formula segreta che incanti il pubblico, ambiscono a creare uno spettacolo che resti indelebilmente scolpito nella memoria. “Naufragata” di Circo Zoé, che ormai da qualche anno naviga nel mare tumultuoso del circo contemporaneo italiano, quarto e ultimo appuntamento di Lonato in Festival 2020, ha raggiunto questo straordinario obiettivo.

Questa nave di artisti, con il suo rumore di tiranti e le sue sirene, il suo caos tumultuoso e musicale, ha saputo seguire il vento giusto, quello del tempo presente, e ha trovato il suo uovo d’oro.

Gli ingredienti principali di questo successo sono i ritmi incalzanti e serrati della musica dal vivo, trascinante, la fantasia delle suggestioni marinaresche che creano una viva e burrascosa cornice immaginifica, e un livello tecnico tra i migliori nel panorama del circo italiano.

Non c’è una narrazione in senso proprio, ma lo spettatore, appena si apre la porta della nave, che cala sul palco come un ponte levatoio, viene catturato dall’atmosfera marinaresca, si trova immerso nel mondo di “Naufragata”.

Da subito gli artisti si passano l’uovo d’oro. Forse è l’uovo cosmico, da cui tutte le nostre esistenze hanno inizio, oppure un tesoro trovato nel loro viaggio.

Poi il vento soffia e li porta lontano, tra numeri di equilibrismo, roue cyr, cerchio aereo e palo cinese. Un viaggio nella tecnica circense, i cui ritmi sono scanditi dalla musica del capitano polistrumentista e dal violino della timoniera.

Non mancano scene suggestive della vita di bordo, vivide, con i suoi amori imprevisti e gli imbarazzanti intoppi della convivenza.

Quella di naufragata non è una nave militare, con rigida disciplina, né una nave di crudeli pirati. È più propriamente una nave che segue una nuova rotta commerciale, il cui prodotto trasportato non è lo spermaceti del capodoglio, ma la nuova arte circense.

Non c’è la sfida all’assoluto come in “Moby Dick”, né il dramma de “La ballata del vecchio marinaio” di Coleridge, ma non si escludono nuovi sviluppi.

Esiste un unico pericolo che insidia la navigazione di circo Zoé: ammainare la vela, ovvero fermarsi e replicare all’infinito uno spettacolo così ben riuscito e gradito al pubblico. Tuttavia, viste le indubbie capacità creative e di rinnovamento di questi artisti, si tratta di un pericolo solo teorico.

Infatti – e lo dico con rammarico – pare che il naufragio sia destinato a colpire altri: chi non sa seguire il vento del proprio tempo; chi si ostina, per pigrizia culturale o mancanza di coraggio, a restare ancorato a formule anacronistiche, inadatte al gusto del pubblico di oggi e alle sue nuove esigenze culturali.

Non è questo il caso di circo Zoé, che ha trovato il suo uovo d’oro, fragile come tutte le cose rare e preziose. Il mio augurio è che non lo lascino mai cadere, perché nel panorama circense italiano rappresenta una conquista, ma anche che continuino l’ostinata e faticosa ricerca di nuovi tesori.

Armando Talas