Questo 2020 sarà ricordato come l’anno in cui i circhi, come tutti gli spettacoli dal vivo, sono stati messi a dura prova due volte: prima con il lockdown, che li ha costretti per mesi al fermo totale, poi con la riapertura, che li ha costretti a fare i conti con una serie di regolamenti rigidi e ad adottare soluzioni particolari, spesso non funzionali allo spettacolo.
E infatti non tutti i complessi sono ripartiti e quelli che hanno deciso di farlo sono stati senz’altro coraggiosi. Uno di questi è l’Universal Circus dei fratelli D’Amico che in questi giorni ha innalzato le proprie strutture in zona stadio a Porto Recanati, poco lontano da Ancona.
I fratelli d’Amico hanno ripensato il proprio spettacolo non sotto lo chapiteau, ma in una arena all’aperto, sotto le stelle, montando la struttura dei quattro pali portanti ai quali è fissato un supporto centrale che permette i numeri aerei. Dall’alto scendono fili di luci bianche che disegnano il profilo del tendone nella notte estiva. Il pubblico è sistemato nel parterre intorno alla pista e su una gradinata centrale di fronte all’ingresso artisti, una struttura a due piani rivestita di tendaggi rossi con una balconata superiore e due scalinate curve laterali che portano sulla pista rialzata utilizzata per alcuni numeri ad effetto teatrale.
Sicuramente all’interno di un tendone, scintillante di effetti luci, offrirebbe uno bel colpo d’occhio.
Lo spettacolo (abbiamo seguito il debutto sulla piazza di Porto Recanati il 22 agosto) si apre con la presentazione degli artisti che escono dalla balconata superiore e guadagnano la pista scendendo lungo le scale laterali a ritmo di disco music. Rimane in pista Sharon Orfei, bellissima, in costume bianco che sale sul cerchio aereo per dare vita ad un buon numero, eseguito con stile ed eleganza, ricco di figure di contorsionismo, sulla colonna sonora di “The Greatest Showman”.
Le riprese comiche sono affidate a Dylan D’Amico che porta in pista gli abituali sketch della clownerie all’italiana.
Perla D’Amico propone il suo collaudato numero agli hula hoop, molto ritmato, che, pur non discostandosi enormemente dalle figure tradizionali, presenta un finale in cui mantiene in rotazione una ventina di cerchi contemporaneamente, lanciati uno a uno dall’assistente.
La ripresa comica del torero anticipa i tessuti aerei di Carlo D’Amico. Nonostante la tradizione ci abbia abituati ad un predominio quasi esclusivamente femminile, l’artista fa una particolare rielaborazione “maschile” di questa specialità, basata su figure in volo, molto muscolare e ben presentata. Carlo D’Amico, che è una delle punte di diamante dello spettacolo, è artista poliedrico e di grande esperienza, molto noto nel panorama circense italiano: oltre ad essere stato trapezista, lo ricordiamo, giovanissimo, nel suo bellissimo numero di verticalismo.
Quattro danzatrici in costume di ispirazione afro introducono Derek D’Amico e i suoi due elefanti indiani; mentre fino ad alcuni anni fa anche il complesso più piccolo aveva almeno un elefante, oggi trovarne due in un circo è una autentica rarità. Con buona pace degli animalisti più intransigenti, i pachidermi rappresentano un motivo di richiamo e di meraviglia soprattutto per i bambini, che fino a quel momento hanno potuto vederli solo nei libri o su internet. Le loro ottime condizioni ci convincono sempre di più della inutilità delle “crociate” condotte dagli animalisti contro i circhi, semmai meritevoli di lodi per la cura e le attenzioni verso i loro “familiari” a quattro zampe.
Le danzatrici restano in pista dove Derek lascia il posto a Devis D’Amico con il suo carosello di animali esotici (due cammelli, due lama e tre pony) per la meraviglia dei bambini.
Una pausa di quindici minuti separa la prima dalla seconda parte dello spettacolo che inizia con le grandi illusioni di Carlo D’Amico e partners. Il numero viene presentato sulla pista rialzata prospiciente la barriera artisti e dà ampio spazio all’impiego di attrezzature che consentono apparizioni e sparizioni di due partners che diventano addirittura tre nel finale. Purtroppo problemi tecnici all’impianto audio hanno influito sulla resa dell’attrazione che si è svolta per buona parte senza accompagnamento musicale. E’ in momenti come questo che si capisce quanta importanza abbiano le musiche per uno spettacolo dal vivo.
Ritorna in pista il clown Dylan che con l’ausilio di volontari dal pubblico mette in scena la ormai immancabile ripresa comica dell’orchestra: anche se la gag dello spettatore, che involontariamente sfonda la grancassa, fa sempre sorridere, un rinnovamento del repertorio potrebbe sicuramente giovare.
Viene poi annunciato uno straordinario artista sudamericano che purtroppo, probabilmente per un disguido, non arriva: il clown Dylan è così costretto a prendere il suo posto sulla piattaforma al centro della pista. Ovviamente la pantomima rappresenta l’introduzione per Dylan D’Amico che, pur vestendo ancora i panni del clown, mostra le sue abilità nella giocoleria in bouncing. Purtroppo la mancanza del tendone non è cosa da poco: senza alcun riparo, l’umidità arriva ovunque, rendendo difficoltose le manipolazioni delle palline, con rischio di varie imprecisioni, seppure involontarie.
In chiusura di spettacolo, un bellissimo numero di cinghie aeree doppie presentato da Carlo D’Amico e Sharon Orfei, che da solo vale il prezzo del biglietto. La coppia, estremamente affiatata, si avvale di uno speciale attrezzo (probabilmente di propria creazione) con due coppie di cinghie, due più lunghe e due più corte, che permettono evoluzioni e figure a due di grande suggestione, oltre a prese di sostenuto aereo a grande altezza. Finale di grande impatto scenografico, entrambi sostenuti al collo, con Carlo porteur e Sharon in tourbillon.
Al termine, finale in pista per l’ultimo applauso agli artisti.
Sulla pagina Facebook dell’Universal Circus sono ancora presenti i trailers degli spettacoli pre lockdown, quindi risalenti ad alcuni mesi fa: si trattava probabilmente di uno degli spettacoli più completi ed entusiasmanti in circolazione, con numeri di alta qualità (volanti, lampadario, giocoleria, antipodismo, pattinaggio acrobatico ecc.) e una regia molto curata. Oggi l’Universal Circus riparte coraggiosamente con un comparto artisti ridotto, proponendo praticamente i soli numeri di famiglia; è già uno sforzo encomiabile, visto che tanti altri complessi hanno deciso di rimanere ancora chiusi. E’ quasi superfluo sottolineare che il tendone conferisca quell’aria magica, a cui contribuiscono anche giochi di luci e riflettori che all’aperto non danno il medesimo risultato, oltre ad evitare una serie di potenziali inconvenienti (vento, umidità, elementi esterni di disturbo). E’ auspicabile (e ce lo auguriamo davvero per tanti motivi) che si ritorni alla normalità in tempi ragionevoli, in modo da ridare agli spettacoli la loro vera location. Per quanto possa essere affascinante e in un certo senso nostalgico, lo show sotto le stelle non potrà mai restituire il fascino del tendone.
Filippo Allegri