Cinque anni fa, proprio a Brescia, ci ha lasciato Moira Orfei. Personaggio trasversale che è passato con disinvoltura dal grande schermo al circo segnando mezzo secolo di storia e cultura italiana; tanto è già stato scritto e detto su questa donna che è diventata il simbolo del circo nel mondo.
Difficile da catalogare e da imbrigliare in definizioni preconfezionate, con il suo carisma, i suoi eccessi, la sua disarmante genuinità e spontaneità, ha saputo farsi amare da tantissimi italiani. In un periodo tra gli anni '70 e gli anni '90 dove il circo italiano ha conosciuto il suo massimo splendore, quando l'arrivo in città del circo era una festa, quando ministri, politici e personaggi pubblici affollavano le prime file, ha vissuto in prima persona le luci della ribalta con i riflettori sempre puntati su di lei. Per quasi mezzo secolo le sue gigantografie hanno riempito i muri di tutte le città italiane e un cognome, Orfei, che allora era sinonimo di garanzia e spettacolo di grande qualità artistica.
Nelle numerose interviste rilasciate traspare la sua voglia di non passare mai di moda e la sua paura di non essere più sulle prime pagine. Questo non per soldi ma per amore del suo circo, che come diceva spesso “doveva lavorare e aveva bisogno di pubblicità ed essere nominato”.
Un look inconfondibile ed abiti sfarzosi che solo lei poteva permettersi di portare senza correre il rischio di risultare eccessiva perché lei eccessiva lo è sempre stata e quindi tutto le era concesso.
Quando si parla di Moira si tende, quasi naturalmente, ad analizzare la sua figura estetica, il suo “essere personaggio pubblico e televisivo” e ci si scorda che il suo circo era uno tra gli spettacoli più belli in circolazione. Lo stesso gusto e la stessa dedizione che metteva nella cura della sua immagine la metteva nel suo spettacolo. Incredibile il gemellaggio con il grande Circo di Mosca, con il circo Nazionale Cinese o lo spettacolo di Circo sul Ghiaccio. Al circo Orfei -mi raccontava tempo fa un amico giocoliere -gli artisti facevano solo gli artisti (ormai capita che ad un artista si chieda di guidare il tir, aiutare nel montaggio e smontaggio, assistere gli animali, ecc), un circo con l'orchestra che suonava rigorosamente dal vivo. Quello che Moira presentava era uno show ben costruito e con artisti internazionali: questo era il grande circo di Moira Orfei e lei ne andava fiera. Fino alla fine faceva un giro di pista a bordo del suo Maggiolone per salutare il suo pubblico che era venuto ad applaudirla. Un senso del dovere e del lavoro che i grandi del passato avevano e forse sono diventati tali pure per questo.
La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incredibile tanto che, dopo la morte di suo marito Walter avvenuta meno di un anno dopo, il figlio Stefano decise di chiudere il circo. Qualche tempo dopo un gemellaggio con un'altra famiglia circense diede vita ad una società chiamata Circo Moira Orfei, ma non poteva più essere la stessa cosa per svariati motivi. Sia perché i tempi erano cambiati, gli anni duemila erano molto diversi dagli anni '90 sia perché Moira era davvero motore trainante e musa ispiratrice capace di attrarre sotto il suo chapiteau migliaia di persone, anche solo per vederla.
Ho avuto la fortuna di vedere tre volte il Circo Moira Orfei e il suo sorriso coperto da giganteschi occhiali scuri mi ricorda un mondo fantastico e sognante che ormai non esiste più.
Davide Vedovelli