La forza sovversiva dell’arte circense nel romanzo “Mascarò”

Avatar Simone Cimino

Il 26 novembre scorso è uscito nelle librerie "Mascaró" di Haroldo Conti, nella traduzione di Marino Magliani e la prefazione di Gabriel García Márquez, edito da Exòrma Edizioni.

Pubblicata nel 1975, quest’opera è diventata un romanzo di culto per il suo alto contenuto simbolico e ribelle e vinse il Premio Casa de las Americas (Cuba), il più ambito premio letterario ibero-latinoamericano. L'anno seguente Haroldo Conti fu sequestrato dalle milizie del dittatore Videla e di lui non si seppe più nulla. Gabriel García Márquez, nella prefazione al libro, racconta le circostanze tragiche che hanno fatto di Haroldo Conti un desaparecido: «Contava allora cinquantun anni: aveva pubblicato sette bellissimi libri (…) Un commando di sei uomini armati arrivò in piena notte e lo portò via bendato coi piedi e le mani legati. Sarebbe scomparso per sempre»

Tutto ruota attorno ad un viaggio che un gruppo di personaggi fuori dal comune decide di intraprendere in un'Argentina concreta e allo stesso tempo sospesa nella meraviglia, costellata da luoghi poveri, marginali e semiabbandonati, distese rarefatte e villaggi senza tempo. Un viaggio che è in realtà senza meta, un felice vagabondare che nasce da un intenso desiderio di libertà.

Una profonda aspirazione all’emancipazione che viene appagata solo nel momento in cui i personaggi decidono di fondare un circo: è la forza sovversiva dell'arte, in particolare quella circense, che permette ai personaggi di sciogliersi da ogni vincolo, abbandonare consapevolmente ogni legame con l'esistenza precedente e cercare la propria vera strada.

Il circo, attraverso le esibizioni, lo sviluppo delle capacità espressive e del linguaggio del corpo, permette ai protagonisti di capire chi sono veramente e di assumere una consapevolezza che investe anche coloro che ammirano i loro spettacoli: nelle persone nasce un desiderio di riscatto che le Autorità non possono tollerare.

La potenza del circo, e più in generale dell'arte, si manifesta al suo massimo grado: solo attraverso il completo abbandono e la totale immersione in esso, gli uomini diventano veramente padroni di se stessi.

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