CIRCHI E NOMI: la brutta tradizione italiana dell’affitto che ci rende poco credibili

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La brutta tradizione italiana dell’affitto, vendita e cambio nome dei circhi che ci rende poco credibili in Italia e all’estero

Probabilmente il presupposto da cui partono alcune famiglie circensi è questo: che gli spettatori siano stupidi.

Non so darmi altra spiegazione per questo fenomeno. Invece di proporre spettacoli di buon livello fanno a gara per acquistare o affittare il nome “Orfei” o il nome “Togni” pensando che sia sufficiente a portare pubblico sotto lo chapiteau. Il pubblico lo freghi la prima volta, ma non la seconda.

Sarebbe impensabile per circhi come lo Knie, il Roncalli, l’Arlette Gruss cambiare nome ogni stagione perchè per loro il nome è sinonimo di qualità, perchè hanno fidelizzato il pubblico garantendo spettacoli di alto livello.

Ma noi siamo italiani, ci piace fare i furbetti e dagli anni ’90 ecco nascere decine di circhi Orfei sperando che la gente ci abboccasse e credesse di andare a vedere il Circo di Moira (uno dei pochi complessi con uno spettacolo di buon livello). Il giochetto però è durato poco.

Caso emblematico quello accaduto poco fa del circo Picard in Svizzera che chiude e riapre poco dopo con il nome Circus Medrano. Starei molto attento a fare questi passaggi in Svizzera dove il pubblico è abituato alle grandi dinastie circensi con spettacoli sempre di livello eccellente.

Il nome non è solo uno specchietto per le allodole ma rappresenta una tradizione, è legato ad una famiglia che se ne fa garante, dovrebbe essere una questione di orgoglio.

Questa brutta tradizione tutta italiana di cambiare nome non credo giovi a nessuno: il nome si scredita e dire Orfei oggi non significa assolutamente nulla. Si deve andare a vedere la famiglia che sta alle spalle e il programma dello spettacolo.

Credo che se molti circensi avessero messo lo stesso impegno e la stessa dedizione nel costruire spettacoli belli e con artisti validi non ci sarebbe nessuno bisogno di ricorrere a questi stratagemmi.

Per fortuna questa dinamica sembra non intaccare i nuovi complessi di Circo Contemporaneo che hanno una loro identità e tendono a preservarla.

Capisco che la situazione complicata degli ultimi anni ha portato molti circensi a ricorrere a qualsiasi escamotage per riempire i tendoni ma, e i dati parlano chiaro, questa tecnica si è rivelata fallimentare. Il circo è una cosa seria. Credo che legiferare in questa direzione sia un compito di cui l’Ente Nazionale circhi dovrebbe farsi carico.

Davide Vedovelli