La favola del circo

Avatar Armando Talas

Un mondo affascinante quanto opaco. Una creatura a tante facce capace di evocare un universo di magia o un cosmo di confusione. Non importa come lo chiami, non importa se il tempo lo trasforma, il circo deve farti sognare sempre e comunque. A voi "La favola del circo" di Armando Talas.

C’era una volta, tanto tempo fa, un bellissimo circo itinerante dai mille colori.

Una notte buia e tempestosa, con il cielo nero rigato di lampi, improvvisamente si sentì un potente barrito e tutti i leoni ruggirono all’unisono: era nata una bambina, una figlia del circo. Venne alla luce sulla groppa d’una vecchia elefantessa di nome Dharma, perché la sua mamma era comoda lassù, e davvero tutti i leoni ruggirono quando nacque. Posso garantirvelo perché io c’ero.

La chiamarono Gelsomina e crebbe come una figlia del circo. Ancora in fasce si divertiva guardando la madre volteggiare al trapezio; il nonno dai bianchi capelli la mise su un pony quando sapeva solo gattonare. Una volta si spaventò davvero e pianse, quando il padre ebbe un leggero diverbio con un leone, ma subito si calmò. Anche in quella circostanza, io c’ero.

Gelsomina crebbe, divenne una leggiadra cavallerizza, e il circo ebbe grande successo. I bambini ridevano e piangevano, gli adulti ammiccavano e applaudivano forte.

Poi successe qualcosa. Crono, il dio del tempo, custode di tutte le clessidre, decise di muovere le sabbie del tempo. Soffiò sul mondo. Non aveva nulla contro Gelsomina e il suo circo, ma tutto cambiò.

I bambini cominciarono ad annoiarsi e a fare i capricci: non erano mai contenti. Il pubblico calò, il tendone si svuotò. Alcuni adulti cominciarono a farsi ostili, persino a odiare il circo, che del resto non volevano affatto conoscere. Per di più, un grave flagello colpì il paese e successero cose terribili.

Al padre di Gelsomina vennero i capelli bianchi dalla disperazione, al nonno tornarono neri. Anche in questo caso, ma è inutile dirlo, c’ero. La madre di Gelsomina arrivò persino a pensare che forse la figlia, ancora giovane, avrebbe fatto meglio a fermarsi. Forse se avesse lasciato la strada, ormai ostile e sempre più impervia, avrebbe potuto avere una vita felice altrove, ferma in qualche luogo.

A quel punto Gelsomina cominciò a preoccuparsi davvero. Non capiva quale maledizione li avesse colpiti. Vedeva i capelli bianchi del padre, quelli neri del nonno, e tremava dentro di sé.

Poi una notte fece un sogno. Vide Dharma, la vecchia elefantessa, e sopra, seduta sul suo capo, le apparve la Musa del Circo. Era bellissima, splendente, e aveva delle buffe alucce dorate. Gelsomina, piangendo, confessò tutto il suo sconforto: “I bambini si annoiano, sono capricciosi e stupidi, non hanno più paura nemmeno dei leoni, che potrebbero mangiarseli! E molti adulti ci ignorano, o perfino ci odiano! Fanno dei picchetti fuori dal nostro circo. Dicono che trattiamo male i nostri animali anche se non è vero!”

La Musa del circo, con la voce trillante come una musica di campanellini, rispose: “No, Gelsomina, ti sbagli. I bambini sono intelligentissimi, più degli adulti. Nessun adulto può imparare quanto un bambino. Solo che Crono ha soffiato la sabbia del tempo e i bambini sono cambiati. Non sono gli stessi di quando tuo nonno era giovane. E anche gli adulti sono solo figli del loro tempo. Crono gli ha soffiato in mente nuove idee su cosa sia giusto e sbagliato. Ogni tanto lo fa quel disgraziato!”

“Ma io non voglio fermarmi! Io voglio che tutto torni come era prima!”

“No, Gelsomina, nessuno può fermare il tempo. Ma sappi che io, la Musa del Circo, sono più forte di Crono! Il tempo non può vincermi. Il circo rinascerà sempre, nuovo e diverso. Non può più essere quello di tuo nonno, e nemmeno di tuo padre, ora deve essere tuo! E devi fare in modo, se ci riesci, che tutti tornino ad amarlo.”

La musa mosse le ali dorate, Dharma si alzò sulle zampe e levò la proboscide, poi sparirono. Gelsomina si svegliò di colpo.

Quella stessa notte Dharma, la vecchia elefantessa su cui Gelsomina era nata, morì. Era l’ultimo elefante del circo.

Gelsomina pianse quel mattino, ma pensò che certamente Dharma era con la Musa del Circo, e che lei era più forte del tempo.

Armando Talas