Per quanto possa sembrare strano agli occhi di chi non conosce approfonditamente l’argomento, anche l’illusionismo può essere considerato un’arte circense.
La più completa classificazione delle arti circensi, il Sistema Gurevich, redatto nella scuola del circo di Mosca nel 1970, comprende anche la magia, suddivisa in illusionismo e prestidigitazione.
Tuttavia, non è sbagliato affermare che la magia abbia avuto un percorso storico nettamente separato. L’illusionista americano Harry Houdini (1874-1926), specializzato in escapologia, ovvero la capacità di liberarsi da qualsiasi costrizione e uscire vivo da ogni possibile contenitore o gabbia, è probabilmente stato uno dei primi esempi di successo planetario nel mondo dello spettacolo. A Leopoldo Fregoli (1867-1936) va invece il merito di aver reso celebre il trasformismo, che consiste nella capacità di cambiare con velocità inaudita il proprio aspetto.
Per chi volesse un esempio lampante delle interazioni tra circo e illusionismo, basta ricordare lo straordinario numero proposto dal Royal Circus di Gia Eradze al Festival Internazionale del Circo di Monte-Carlo nel 2019, dove gli artisti, all’interno di enormi uova Fabergé, eseguirono spettacolari performance di trasformismo. Questa riscoperta dell’illusionismo nel circo, presentata nella più importante vetrina del mondo, ha inevitabilmente segnato la nascita di una nuova tendenza.
Il rapporto del circo con l’illusionismo è però complicato e difficoltoso. Il motivo è semplice: l’illusione implica l’uso di un trucco. Le altre discipline circensi non utilizzano trucchi. Si tratta di abilità individuali, di virtuosismi corporei; l’inganno non è ammissibile. Addirittura molti artisti, anche di altissimo livello, non utilizzano alcuni tipi di protezione proprio perché potrebbero dare adito al sospetto che ci sia il trucco. Così, ad esempio, il funambolo non vorrà mai una corda di sicurezza che possa dare l’impressione di sostenerlo. La diffidenza di molti circensi sta in questa possibile confusione: il pubblico, disorientato, potrebbe credere che il trucco sia ovunque, anche dove non c’è. L’altro possibile fraintendimento è credere che chiunque possa utilizzare con successo i trucchi dell’illusionismo, anche senza alcuna abilità o preparazione.
Tuttavia, è innegabile il potenziale impatto che può avere la riscoperta dell’illusionismo nel mondo del circo. Mi riferisco anche alle grandi illusioni, rese possibili grazie ai progressi della scienza e della tecnica, che sono innegabilmente di estrema spettacolarità. Credo però che questa nuova tendenza non possa essere utilizzata con successo senza una regia consapevole. Si tratta di un’opportunità che non ha nulla a che vedere con il prestigiatore che tira fuori il coniglio dal cappello. Il pubblico vuole ben altro.
Il circo di oggi ha un grande bisogno di rinnovamento e di fantasia ma, come sempre, ciò che fa la differenza è la qualità della proposta artistica.
Armando Talas